Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

IL PRESEPE E LE RADICI... DELL'ALBERO DI NATALE

15/12/2012 - Era il lontano 1223 quando frate Francesco, divenuto poi patrono d’Italia, disse all’amico Giovanni Velita, signore di Greccio: “Vuoi che celebriamo il Natale di Gesù? Ebbene, precedimi e prepara quanto ti dico, perché vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, in modo che si possa vedere con i propri occhi i disagi in cui si venne a trovare per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno tra un bue e un asinello ...”.

L’amico fu entusiasta dell’idea e prima che Francesco terminasse di illustrare l’idea, quell’uomo fedele e pio già si muoveva per preparare nel luogo stabilito tutto l’occorrente, secondo il progetto esposto con tanto calore dal santo.
Dopo quasi 800 anni, nonostante l’affievolirsi della tradizione con l’introduzione dell’Albero di Natale negli anni ’60 ’70, anche oggi, nelle Chiese, in molte famiglie, in tante città, sono allestiti i presepi anche per ricordare la rappresentazione plastica voluta da San Francesco e riportata da uno dei più grandi pittori di tutti i tempi, Giotto, nel suo celebre dipinto nella Basilica di Assisi.
Qualche dirigente scolastico, però, vorrebbe vietare a scuola ogni simbolo religioso e, quindi, anche il presepe per il rispetto che l’Istituzione dovrebbe avere per gli stranieri.

Tale divieto rispetta veramente gli stranieri o, invece, impedisce una reale e globale forma d’integrazione privandoli di un valore aggiunto per la loro crescita?
Nelle scuole da me dirette per più di trenta anni, il presepe, costruito con materiale povero ma con tanto entusiasmo dagli alunni aiutati dai docenti e con collaborazione dei genitori, ha avuto un posto di onore nei locali d’ingresso quasi a ricordare a chi entrava nell’Istituto che la nascita di Gesù è un avvenimento storico che sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni da quella nascita dividendo la storia dell’umanità in “prima” e “dopo Cristo”.

Nessuna famiglia di bambini stranieri che negli ultimi anni erano molte, si è mai lamentata anche perché era stato loro spiegato che rispettare le diversità non significava negare le differenze ma imparare a farle convivere.

Erano tanti quelli che si avvicinavo al presepe ed esprimevano la propria gioia condividendo così quel lavoro creativo realizzato dagli studenti, altri si fermavano a riflettere e a pregare ricordando il senso autentico del Natale, altri, ancora, forse atei o di altre religioni, ignoravano il presepe e passavano dritto. Nessuno, però, esprimeva sentimenti di rabbia o simili.
Mi chiedo: se ci sono studenti, genitori, docenti, felici di vedere un presepe, perché privarli di questa esperienza?
A prescindere, comunque, dall’adesione alla religione cattolica o dall’emozione che potrebbe suscitare un presepe, negare il Natale di Gesù significa negare l’origine della nostra civiltà.
Il presepe non è solo simbolo religioso ma storico e tradizionale del patrimonio italiano.

Che “i principi del cattolicesimo” facciano parte del “patrimonio storico del popolo italiano” si può, quasi, considerare un postulato: l’arte, la letteratura, il diritto, le comuni aspirazioni di libertà, giustizia e pace trovano una fonte privilegiata nella tradizione cattolica e, perciò, nel Vangelo.
Basterebbe, comunque, riflettere con il vecchio sano buonsenso per capire come il presepe a scuola è un simbolo che può alimentare il dialogo tra le varie religioni e il rispetto fra le persone.
Far conoscere, ad esempio, agli studenti stranieri di religione non cristiana, che, domani potrebbero diventare cittadini italiani, una parte della nostra storia e della nostra cultura, i simboli religiosi della maggioranza degli italiani, non é un valore aggiunto per la loro formazione?

Impedire agli studenti immigrati di religione cattolica o in generale cristiana, di festeggiare a scuola il Natale, non significa discriminarli e per noi italiani, ignorando come è festeggiato il Natale nei loro Paesi di origine, non sarebbe perdere un’occasione di arricchimento?

La scuola, oggi più che mai tempio dell’interculturalismo, ha il dovere di favorire la condivisione delle diverse tradizioni culturali e il reciproco arricchimento che ne deriva dal viverle insieme perché è certamente più formativo insegnare l’integrazione culturale piuttosto che l’esclusione.
In definitiva, il Natale e il presepe non offendono nessuno, possono avvicinare e accogliere tutti a un simbolo di pace e di fratellanza e costituiscono un momento educativo e culturale che rimanda a significati più profondi, anche se meno immediati rispetto a quelli di altri simboli del Natale.

Giuseppe Luca
Direttore Responsabile della “Letterina”

Commenti

  1. finalmente, un poco di buon senso, in questo clima di intolleranza miope ed autodistruttiva, di un laicismo asfittico, che in realtà cerca di distruggere le radici di ogni civiltà per proiettarci sul terreno di una anarchia minacciosa, così è, che l'umano lascia il posto al mostruoso! Niente, è più prezioso, del linguaggio del Vangelo, che apre all'amore universale, ecco perché, gli angeli a Betlemme hanno donato la gioia, a tutti gli uomini del pianeta, senza operare nessuna distinzione ideologica religiosa, o distinzione di credo agnostico, questa è la vera: "pace, in terra, a tutti gli uomini di buona volontà!" a tutti il mio augurio affettuoso: kingxkingdom@hotmail.it
    Lorenzo Scarola Unius REI

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  2. Un falso concetto, (ipocrita, miope, assurdo, autolesionistico, ignorante), cioè, il deviato: "concetto" di pluralismo, e della tolleranza, induce: ad occultare: e negare, in luogo pubblico: i simboli cristiani, della nostra identità sociale, da sempre, non più appannaggio: soltanto, di una religione, ma, facente parte: di un sistema culturale universale(la civiltà Occidentale) della più ampia e laica civiltà cristiana: dove l'ateo Benedetto Croce, disse: "perché, noi Italiani, non, possiamo dirci cristiani!" che: sono stati, e finché, la barbarie potrà essere ancora contenuta, cotinueranno ad essere: ancora, i simboli(Fondanti), della nostra civiltà! Ovvero, i valori del Vangelo di: 1. "pace in terra, a tutti gli uomini, cioè, il Presepe, e di: 2. un amore donato a tutti, dall'uomo crocifisso, che, spalanca le braccia sulla croce: come suo supremo: ed estremo: atto di amore! (e che, se, il tutto, fosse, soltanto una favola? sarebbe sempre, e comunque, la più sublime operazione sociale, di sublimazione: dell'istinto egoisco di abrutimento), pertanto, rimuovere pubblicamente, tali simboli fondativi, può portare, vantaggio, unicamente alla viosione: massimalista marxista o capitalista, che, nega ogni valore trascendente e spirituale nella società: per ridurre l'uomo ad oggetto, o ad ingranaggio insignificante della sociertà: ovvero, alla negazione della dignità umana! In realtà questa autolesionistica impostrazione, serve soltanto, ad un nichilismo anarchico, che è: la forma più disperata di ideologia atea(il nichilismo), contro, ogni forma di proposta valoriale, contro: lo stesso umanesimo, incurante di come: Crocifisso: e il Presepe rappresentano, soltanto, la proposta culturale, di pace di amore: la testimonianza, della memoria storica: di uno stato laico: ed aconfessionale, quale è è sempre stato, fin dal suo sorgere: lo Stato massonico ed anticlericale italiano!

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