Ponte sullo Stretto: “LiberiAmo Messina dal Ponte di Matteo Verdini"

“LiberiAmo Messina dal Ponte di Matteo Verdini”. Con questo slogan il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca dà appuntamento giovedì 25 aprile a Messina dalle 17,30 in poi a Torre Faro nei pressi del Pilone, al locale La Pinnazza.   Messina,  23/04/2024 - Presente il sindaco di Messina Federico Basile il cui intervento insieme a quello del leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, è previsto alle 19:00. “Siamo contrari al ponte di Matteo Verdini che dovrebbe essere realizzato con una rapina del Fondo Sviluppo e Coesione che appartiene alla Sicilia -afferma De Luca-. È impensabile che due miliardi di euro che servono per gli invasi, che servono per le strade, per le scuole, per i depuratori vengano scippati alla Sicilia per il ponte sullo Stretto di Messina. Noi siamo per il corridoio Berlino-Palermo che prevede l'alta velocità da Salerno fino a Villa San Giovanni, la sostituzione della monorotaia dei Borboni in Sicilia, il potenziamento del Porto di Gioia Tauro e di Augusta e c

IL PIOPPO DI CLEMENTE REBORA NEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AI BANCHIERI DI STRASBURGO

L'EUROPA SENZA RADICI E' UNA TORMA DI SPIANTATI: IL PONTEFICE BACCHETTA IL CONSIGLIO D'EUROPA

Strasburgo, 25/11/2014 - L’Europa riscopra le sue radici per costruire un futuro di pace in dialogo con il mondo. E’ la sfida lanciata da Papa Francesco nel suo intervento all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il Papa ha detto tra l'altro: "Di cuore auguro al Consiglio d’Europa di rispondere con creatività alla sua vocazione di unità per costruire una civiltà dell’incontro".


Poi Papa Francesco ha citato i versi di una poesia di Clemente Rebora, Il Pioppo, per descrivere la sua idea di Europa, ricordando Giovanni Paolo II: “se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore”. Qui, avverte, “sta forse uno dei paradossi più incomprensibili a una mentalità scientifica isolata: per camminare verso il futuro serve il passato”, “servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”. E rammenta che per Rebora il “tronco s’inabissa ov’è più vero”:

“All'Europa possiamo domandare: dov'è il tuo vigore? Dov'è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov'è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov'è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione?”

E ha invitato a considerare le sue radici non un “semplice retaggio museale del passato”, ma un patrimonio umano “ancora capace di ispirare” gli europei. Il Papa non ha mancato di rivolgere una particolare attenzione al bene della pace che inizia riconoscendo “nell’altro non un nemico da combattere ma un fratello da accogliere”. Purtroppo, ha constatato, “la pace è ancora troppo spesso ferita” in tante parti del mondo e anche in Europa imperversano tensioni e conflitti di vario genere”:

Il pioppo

Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l'aria in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.

NOTE BIOGRAFICHE SU CLEMENTE REBORA A CURA DEL "CENTRO CULTURALE REBORA" :

Clemente Rebora - il grande poeta innamoratosi di Cristo crocifisso - nasce a Milano, nel 1885, da una laicissima famiglia di origine genovese: il padre, che era stato con Garibaldi a Mentana, tiene il ragazzo lontano dall'esperienza religiosa e lo educa agli ideali mazziniani e progressisti, tanto in voga fra la borghesia ambrosiana del tempo. Dopo il liceo, il giovane frequenta medicina per un anno a Pavia, ma non è questa la sua strada. Passa a Lettere: l'accademia scientifico letteraria di Milano - presso la quale si laurea - era un ambiente pieno di fervore creativo. Rebora incontra condiscepoli di grande ingegno, con i quali intrattiene appassionanti conversazioni.
Intraprende poi l'attività d'insegnante. La scuola è per lui luogo d'educazione integrale, per formare uomini pronti a cambiare la società; e proprio con articoli di argomento pedagogico comincia a collaborare a "La Voce", la prestigiosa rivista fiorentina.
Come quaderno de "La Voce" esce nel 1913 la sua opera prima: i Frammenti lirici. Il successo è immediato.

Alla fine di quello stesso anno conosce Lidya Natus, un'artista ebrea russa: nasce fra loro un affetto che li lega fino al 1919.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Rebora è sul fronte del Carso: sergente, poi ufficiale. Ferito alla tempia dallo scoppio di un granata, ne rimane segnato soprattutto a livello psicologico (i biografi parlano di «nevrosi da trauma»).
Nell'immediato dopoguerra torna all'insegnamento, optando per le scuole serali, frequentate da operai: da quel popolo semplice che egli, con slancio umanitario, ama.
Si autoimpone un regime di vita molto austero, devolvendo gran parte dello stipendio ai poveri e spesso ospitandoli in casa. Appare a molti come una specie di santo laico, ma in realtà, «l'ignorato Battesimo operando», egli è sempre più affascinato dalla religione. Lo si evince anche dai Canti anonimi: il suo secondo libro di poesia, del 1922.
Nella stessa direzione va la sua iniziativa editoriale: I sedici Libretti di vita attraverso cui divulga opere di mistica occidentale e orientale (e su tali argomenti è anche apprezzato conferenziere).
Sono questi, diversi segnali che preludono all'approdo: la conversione al cattolicesimo, nel 1929. Decisiva è per lui la figura dei cardinal Schuster, da cui riceve il sacramento della Cresima. Rebora adesso capisce che la via alla totalità passa attraverso la sequela di un carisma particolare: nel suo caso è quello rosminiano, con il «voto di annullamento» - perdersi per ritrovarsi -, con la mistica prospettiva di «patire e morire oscuramente scomparendo polverizzato nell'amore di Dio».
Nel Curriculum vitae il poeta, ormai anziano, ricorderà Rosmini come il maestro cui filialmente si era affidato, forma attraverso la quale la novità di Cristo aveva investito e cambiato la sua persona:

E fui dal ciel fidato a quel sapiente
che sommo genio s'annientò nel Cristo
onde Sua virtù tutto innovasse.
Dalla perfetta Regola ordinato,
l'ossa slogate trovaron lor posto:
scoprì l'intelligenza il primo dono:
come luce per l'occhio operò il Verbo,
quasi aria al respiro il Suo perdono.

La vita di Rebora può procedere ormai con passo sicuro: nel 1931 entra come novizio nell'Istituto rosminiano di Domodossola, nel '33 emette la professione religiosa, nel '36 è' ordinato sacerdote. Per un ventennio don Clemente spende le proprie energie in mezzo a poveri, malati, prostitute. Colui che camminando tra le tante parole (magari poetiche) si era imbattuto nel Verbo che si è fatto carne, ora non ha più bisogno di scrivere: la parola fa spazio all'azione di carità. Solo negli ultimi anni di vita, malato nella carne, tornerà alla parola poetica: Curriculum vitae, autobiografia in versi, del 1955; Canti dell'infermità, del 1957, l'anno della morte di Rebora.

http://www.ccrebora.it/Clemente_rebora.htm
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PAPA FRANCESCO A STRASBURGO: L'EUROPA DELLE BANCHE RISCOPRA L'ANIMA E LA DIGNITÀ


Francesco al Parlamento di Strasburgo: l'Europa riscopra la sua anima buona. Nei discorsi del Pontefice a Strasburgo una chiave di lettura della storia europea. L'Europa che riscopre la sua anima buona può essere “prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità”. Lavoro, migrazioni, persecuzioni religiose, ma anche i rischi concreti per...
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