Antimafia, il bilancio di un anno: mai come oggi diffuso il possesso di armi, pure tra insospettabili e minorenni

Antimafia: presentato in aula il bilancio dell'attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Dal presidente Cracolici la proposta di un Osservatorio per monitorare gli appalti e il pericolo di infiltrazioni nei subappalti. Sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali Palermo, 26 Mar - “Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in au

CARONIA, SEQUESTRO DA 1.5 MILIONI A GIUSEPPE LO RE, IL ‘DOPO RAMPULLA’ DI COSA NOSTRA SUI NEBRODI

Messina, 24/03/2015 – Giuseppe Lo Re, imprenditore di Caronia, già in precedenza condannato per associazione mafiosa, considerato dagli inquirenti appartenente alla famiglia mafiosa di Mistretta, è il destinatario del sequestro patrimoniale eseguito oggi dalla Dia. Sequestrate 3 aziende, 7 immobili in territorio di Caronia, 6 mezzi, tra cui auto e camion, e conto correnti bancari di rilevante importo. Il provvedimento a carico di Lo Re è stato emesso dal Tribunale di Messina su richiesta del procuratore Guido Lo Forte e dei sostituti della DDA di Messina Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo.
Giuseppe Lo Re, considerato appartenente alla famiglia mafiosa di Mistretta, viene pure considerato prestanome di personaggi di spicco della malavita nebroidea, il cui capo indiscusso è stato Sebastiano Rampulla, morto nel 2010, referente provinciale di “Cosa Nostra” nel messinese, fratello di Pietro Rampulla, condannato all’ergastolo come l’artificiere, colui che ha materialmente confezionato e fatto esplodere la carica che ha provocato la strage di Capaci, in cui è morto Giovanni Falcone. Nell’ambito dell’operazione “Barbarossa” Lo Re, sorvegliato speciale e pluripregiudicato per reati contro la persona e il patrimonio, è stato condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione.

Il 23 ottobre 2013, la Polizia di Stato aveva sequestrato beni a Giuseppe Lo Re, già arrestato nell'ambito dell'operazione ‘Dolce Vita‘, con altre 13 persone, per avere messo in piedi una organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione in un night club di Caronia, in provincia di Messina. A distanza di un anno dall’esecuzione dell’operazione di polizia denominata “Dolce Vita” che lo aveva condotto in carcere (unitamente ad altre 13 persone) con l’accusa di avere organizzato un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione nel proprio night club di Caronia (ME), Giuseppe Lo Re, già arrestato nell'ambito dell'operazione ‘Dolce Vita‘, considerato il referente di Cosa Nostra palermitana sui Nebrodi, ritorna nel mirino delle indagini, che stavolta ne colpiscono l’intero patrimonio.

Nella giornata del 22 ottobre 2013, gli agenti del Commissariato di P. S. di Sant’Agata Militello hanno dato esecuzione ad un decreto giudiziario emesso dal GIP presso il Tribunale di Barcellona P. G., avente ad oggetto il sequestro preventivo di un complesso patrimoniale riconducibile al pregiudicato Giuseppe Lo Re e costituito da quote societarie, immobili (industriali e residenziali), fondi, conti correnti, beni aziendali ed una settantina di veicoli, per un valore complessivo di poco inferiore al milione di euro.

Gli investigatori della Polizia di Stato – all’esito di un certosino lavoro basato su analisi documentali, escussione di persone informate sui fatti ed intercettazioni telefoniche - hanno rintracciato e ricostruito gli estremi di un corposo e variegato complesso di beni, il cui valore risulta assolutamente sproporzionato rispetto alle formali capacità reddituali di un noto pregiudicato , eppure allo stesso riconducibile di fatto, nonostante l’artata interposizione di conniventi prestanome rispondente al solo scopo di celare le reali possidenze del pregiudicato ed eludere così l’aggressione patrimoniale dello Stato ai sensi della vigente legislazione antimafia.

La Polizia di Stato ha accertato, in particolare, Giuseppe Lo Re (che pure formalmente non riveste alcun ruolo al riguardo) sia di fatto riconducibile la società di capitali “Autoservice Srl” originariamente costituita tra il fratello ed un tale (che ne è anche il formale amministratore unico).
Allo stesso è riconducibile l’omonima concessionaria di autoveicoli intestata alla società sopra citata, sedente nella frazione Marina di Caronia, nonché gli immobili intestati o in uso alla predetta società, tra cui quello in cui il pregiudicato risiede (oggetto di un contratto di leasing per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro), gli arredi e le strutture aziendali, i titoli e lo stesso parco veicolare della concessionaria.

Sono stati sequestrati beni riconducibili allo stesso Giuseppe Lo Re, al fratello Salvatore e ad alcuni prestanome. I poliziotti hanno denunciato il noto pregiudicato, il fratello e l'amministratore unico dell'Autoservice srl" per concorso nel delitto di intestazione fittizia di beni (previsto nella legge speciale di contrasto alla criminalità mafiosa n°356 del 1992), sottraendo agli indagati la disponibilità dei seguenti beni sequestrati:

- quote societarie della Autoservice Srl

- sede e complesso aziendale della omonima concessionaria di autoveicoli usati

- immobile residenziale sito in contrada Buzza di Caronia Marina con annessa corte;

- n° 2 conti correnti;

- n° 70 veicoli di varie tipologie.

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