Sammartino: sospeso dai pubblici uffici il vicepresidente della Regione Siciliana, voto di scambio

Sicilia, VicePresidente sospeso dai pubblici uffici per corruzione. Caso Sammartino. Di Paola (M5S): “Risultati elettorali eclatanti potrebbero essere frutto di corruttela”.  Sospensione vicepresidente Regione, M5S Ars: “Questione morale fondamentale, Schifani batta un colpo sulla vergognosa deriva della politica”.  Antoci: "Quadro agghiacciante. La classe politica siciliana deve autoriformarsi".  Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione "isole" al parlamento europeo col Movimento 5 Stelle.    Palermo, 17/04/2024 -  Sospeso dalle funzioni pubbliche per un anno il vice presidente della Regione, assessore regionale all'Agricoltura   Luca Sammartino,  indagato per corruzione.  Il provvedimento è stato emesso nell'ambito di indagini del nucleo investigativo dei Carabinieri del comando provinciale di Catania.  Sammartino ha prontamente risposto a quanto gli viene addebitato:  " Ho scritto una nota al presidente della Regione Siciliana, Renato Sch

PARTITO SOCIALISTA SICILIANO, UN ESAME DELLA SITUAZIONE POLITICA REGIONALE

Giorno 21 maggio 2015, a Palermo, presso il salone delle ex Scuderie di Palazzo Cefalà in via Alloro 99, si è tenuta l’assemblea regionale del Partito Socialista Siciliano per un esame della situazione politica regionale. Con l’occasione sono stati ricordati i 120 anni del congresso dei Fasci Siciliani, da cui è nato il Partito Socialista Siciliano. Alla fine del dibattito, è stato approvato il seguente documento
[22/05/2015] - La crisi economica e finanziaria, che ha colpito il mondo occidentale l’Europa ed il nostro Paese, si abbatte sulla nostra Regione con maggiore virulenza visti i mali atavici che caratterizzano la Sicilia, aggravando ancora più le già preoccupanti condizioni di difficoltà e di disagio della nostra popolazione. Lo scontro in atto in Europa tra quanti vogliono portare avanti una politica a vantaggio degli interessi delle banche e dei mercati finanziari, causando licenziamenti di massa ed aumentando i livelli di povertà delle fasce più deboli della società, e quanti sostengono una politica di sviluppo, di occupazione, di difesa dello stato sociale e dei più deboli ampliando la base produttiva e tagliando i privilegi delle varie caste, grazie all’acquiescenza del Presidente del Consiglio, vede perdenti questi ultimi. Le forze europee della conservazione da tempo portano un attacco alle zone deboli dell’unione che tendono a divenire sempre più deboli e marginali.

E’ necessario, di conseguenza e per quanto ci riguarda, fermare il processo di marginalizzazione della Sicilia e di impoverimento delle sue popolazioni, mettendo in campo tutte le energie capaci di sensibilizzare le forze sane e produttive dell’isola per affermare con dignità un ruolo di centralità economica e politica in ambito italiano ed europeo. Occorre rilanciare, pertanto, la nostra presenza strategica nel Mediterraneo, forte della sua Storia, delle sue tradizioni, delle sue ricchezze naturali paesaggistiche, del suo ingente patrimonio culturale essendo uno tra i più grandi bacini di beni culturali in grado di produrre una inversione di tendenza dal punto di vista economico utilizzando in pieno lo Statuto Speciale Siciliano valorizzando la Autonomia Regionale non più come palla di piombo al piede bensì come grande opportunità di sviluppo e di crescita economica e sociale della nostra terra.

Il Partito Democratico ed il presidente Rosario Crocetta hanno disatteso le speranze di rinascita della Sicilia. E’, infatti, di una lapalissiana chiarezza il disfacimento politico, culturale, programmatico del PD in Sicilia, ridottosi ad una babele di gruppi e sottogruppi, i cui esponenti pensano soltanto a rafforzare le proprie posizioni personali utilizzando i vecchi e collaudati sistemi clientelari di democristiana memoria, non curanti delle conseguenze etico morali e giudiziarie, in balia di delirio di onnipotenza. I dirigenti del PD siciliano fanno parte, ormai, della corte di un uomo solo al comando, personificato dal loro Segretario Nazionale impegnato nella costruzione del Partito della Nazione. La volontà del leader viene imposta, attraverso i suoi fedeli sodali, nella gestione politica ed amministrativa della Regione Sicilia. Appropriazione di risorse economiche spettanti alla regione, in violazione dello Statuto Autonomistico, boiardi romani inseriti nella Giunta Regionale, Commissari per la gestione di settori, tagli nei finanziamenti di opere infrastrutturali e dei collegamenti viari sono alcune delle deprecabili “attenzioni” da parte del Governo nazionale nei confronti della nostra isola.

In Sicilia, abbiamo avuto ed abbiamo ancora, un governo regionale che non difende i diritti derivanti dallo Statuto Autonomistico, che si è lasciato carpire dal governo centrale, e si lascia rubare i fondi e le entrate che spettano di diritto alla regione siciliana. Una regione che registra oltre il 50 per cento di giovani disoccupati, che ha famiglie che non arrivano, con le loro entrate mensili, alla fine del mese, che conta un numero elevato di precari i quali non sanno quale sarà il loro futuro, che vede, impotente, la chiusura di aziende e botteghe artigiane, che non hanno gli strumenti di come affrontare il domani.
La Sicilia ha un urgente bisogno, quindi, di una classe dirigente capace, colta, professionalmente preparata in grado di intestarsi una politica riformista di reale cambiamento che coniughi efficienza, efficacia, legalità. Una classe dirigente autonoma e non succube dei diktat romani. Una classe dirigente che sappia utilizzare l’importante strumento in grado di promuovere sviluppo, crescita, occupazione qualificata, che è rappresentato dai finanziamenti europei.
Una seria politica di investimenti deve avere come asse centrale di riferimento la realizzazione di una rete viaria interna che colleghi in modo veloce non solo le città ma anche l’interno dell’isola con la costa, nonché i centri abitativi da occidente ad oriente, da nord a sud.
La Sicilia è, come purtroppo sappiamo, una regione ad alto rischio sia dal punto di vista sismico che del dissesto ambientale territoriale. Una politica di prevenzione oggi non esiste, il settore della bonifica e della forestazione è visto come strumento assistenziale – se non clientelare - per garantire lavoro periodico ai braccianti ed ai forestali: con siffatta determinazione episodica si commette un grossolano errore perché non si attenzionano i danni che questi lavoratori eviterebbero con il loro lavoro, impegnato specializzato e continuativo, al nostro territorio, alle popolazioni ed alle casse della Regione. Bisogna aggredire, quindi, le storture a monte causate dalle scelte di bilancio che non sono mai in linea con i tempi della programmazione dei lavori; nello specifico, bisogna dare vita a progetti come fattore di difesa e salvaguardia del territorio e occasione di nuova e qualificata occupazione.

Il Turismo oggi non è per niente un fattore di sviluppo economico della Regione. Primo, perché le scelte degli operatori del settore sono vecchie ed improntate più alla speculazione sui prezzi praticati ai clienti anziché a scelte di qualità: vedi itinerari turistici o proposte complete di utilizzo delle ricchezze paesaggistiche del territorio che esaltano la storia della Sicilia in tutt’uno con la conoscenza del patrimonio artistico e culturale presente in tutti i centri significativi che rappresentano il nostro vissuto, insieme a ciò che la natura ci offre: il mare, le nostre montagne con i loro magnifici borghi e le iniziative culturali ed eno-gastronomiche, nonché le presenze artigianali. Il loro insieme costituiscono le eccellenze siciliane. E’ necessario cambiare “verso” per rendere il turismo regionale competitivo e appetibile in quanto la Sicilia è diversamente più bella rispetto ad altri poli turistici del nord Italia, laddove, però, le peculiarità vengono sfruttate al meglio per attrarre il flusso turistico, fonte di economia.

Una sintetica lista delle necessità irrisolte della nostra regione vede l’emergenza lavoro, come prioritaria; infatti, addentrandosi nelle pieghe del bilancio della Regione Siciliana, non si vedono risposte allo sviluppo produttivo dell’isola perché una massa di debiti di svariati miliardi vieta qualsiasi progetto che impedisca, tra l’altro, l’emorragia di menti e braccia di lavoro. Eppure, per risolvere in parte gli annosi problemi dei siciliani, sarebbe stato sufficiente applicare letteralmente lo Statuto autonomistico, pretendendone, altresì, il rispetto, da parte del governo centrale, delle norme “privilegiate” per incrementare le entrate della Regione attraverso ciò che il territorio produce e che dovrebbe rimanere statutariamente nella cassa regionale. Ma così non è stato, e non lo é. Le colpe? Senz’altro di una classe politica dirigente che, da decenni, ha governato la nostra regione.
In atto, due emergenze stanno mettendo a terra il nostro territorio insulare.

Il crollo del tratto dell’autostrada Palermo-Catania, che ha prodotto danni incalcolabili alla popolazione costretta a usufruire di quell’arteria, ha messo a nudo le insufficienze e la responsabilità a carico di ciascun organo di governo e di controllo delle strade. Alla luce di questo vissuto, il Partito Socialista Siciliano ritiene indispensabile la nomina d un Alto Commissario per superare gli ostacoli frapposti dalla normativa vigente e dalla burocrazia, regionale e nazionale.
Contestualmente, per la realizzazione, in tempi brevi, della bretella di congiungimento all’arteria interrotta sarebbe appropriato affidare i lavori al Genio Militare. E ciò per impedire lungaggini di gare di appalto ed ingerenze… poco trasparenti.
Ed ancora, attraverso lo stato di calamità, dichiarato dal governo regionale, occorre eliminare urgentemente l’insufficienza del collegamento viario e ferroviario esistente tra nord e sud, tra est ed ovest dell’Isola.

Si può fare, però, ancora di più. È possibile, secondo le normative vigenti, dichiarare “Zona franca” tutto il territorio isolano evidenziando il collasso dell’economia, le complesse precarietà e disagi, nonché i danni socio-economici inferti alla popolazione. Molteplici sarebbero i vantaggi che ne deriverebbero. Per citarne solo due, a mò di esmpio, vi sarebbe la possibilità di rimuovere il pagamento del pedaggio autostradale sulla Palermo-Messina e sulla Messina-Catania e, contestualmente, di abbassare l’accise sui carburanti per una loro diminuzione del prezzo alla vendita presso i distributori. Va da sé che questi due indilazionabili provvedimenti bloccherebbero l’aumento dei prodotti al dettaglio affidati alla distribuzione su gomma. Di cui già s’incominciano a subire gli effetti deleteri per il consumatore.

Il Partito Socialista Siciliano, infine ma non per ultimo, pone la necessità, nella nostra regione, del rilancio della Autonomia e dello Statuto siciliano alla luce oltretutto del risvegliarsi da più parti di istanze e rivendicazioni autonomistiche. Anche in questo caso, il PSS ribadisce l’esigenza di un confronto con tutte le numerose forze autonomiste e sicilianiste esistenti nella nostra regione per ricondurre ad una sintesi unitaria le loro aspirazioni e le loro rivendicazioni nella riproposizione e nel rilancio dell’istituto autonomistico regionale e della identità del popolo siciliano.

Noi, socialisti siciliani, siamo solidali con i lavoratori che hanno perso o stanno per perdere il posto di lavoro, siamo con loro nel momento in cui scendono in piazza per rivendicare i propri diritti, un tozzo di pane quotidiano, siamo con loro nel momento in cui subiscono le cariche ingiuste delle forze di polizia. Siamo accanto ai cassaintegrati, ai cosiddetti esodati ed ai lavoratori che rischiano il licenziamento perché ritenuti in esubero rispetto alla pianta organica aziendale.
Sentiamo, altresì, il dovere di rivolgere il nostro pensiero commosso, un pensiero di umana solidarietà, un pensiero di dolore a coloro i quali hanno perso la vita, hanno messo fine alla propria esistenza di fronte all’impossibilità di affrontare la drammatica situazione economica familiare o della propria azienda oppure la disperata condizione di non potere pagare la massa di debiti, a qualunque titolo, derivanti dal vortice della crisi economica.

Noi socialisti siciliani non possiamo accettare che si perpetuino le condizioni di dolore umano vissuto dal quasi ottanta per cento della popolazione italiana mentre il restante venti per cento ingrassi il proprio patrimonio perché il programma economico del governo e dell’Europa è dettato da questa percentuale, minoritaria ma con un forte potere. E’ l’ora che il povero Pantaleone soltanto non paghi pesantemente la crisi in atto, il cui tunnel non vede ancora la luce. Non s’intravvede un barlume di speranza che la tendenza deflazionistica possa essere invertita perché sin quando la tedesca Merkel ricatterà l’Unione Europea e continuerà a dettare i diktat di austerità, l’Italia, con un capo di governo populista ma che razzola male, continuerà a subire le imposizioni dell’autorità europea.
Non rimane altro a noi socialisti che chiamare all’appello tutte le forze pure e riformistiche affinchè si facciano protagoniste di un processo rivoluzionario, nel senso democratico del cambiamento, affinchè la giustizia sociale possa tornare ad avere titolo nel nostro Paese e nella nostra terra siciliana.

Per quanto ci riguarda, come Socialisti siciliani, invitiamo le varie anime socialiste e socialdemocratiche siciliane affinchè abbia termine la diaspora che ci vede divisi in gruppi e gruppuscoli ed insieme si possano affrontare i bisogni e le aspettative della nostra gente. Ciascuno di noi dovrà rinunciare ad una parte del proprio bagaglio ideologico affinchè l’unico cemento unificante possa essere il perseguimento – ripetiamo - della giustizia sociale e della solidarietà.
Riteniamo ineludibile, quindi, l’urgente costituzione di una rete di coordinamento della sinistra, che veda insieme partiti a sinistra del PD, associazioni e gruppi politici, nonché movimenti autonomistici per una attiva presenza tra le classi sociali siciliane attraverso la elaborazione di programmi e di piattaforme tematiche che riguardino gli interessi collettivi della popolazione, che attenzioni i giovani, i disoccupati, le famiglie, le variegate presenze produttive e che porti avanti l’applicazione integrale dello Statuto Autonomistico della Sicilia.

Il costituendo organismo collegiale dovrà essere il più possibile includente, in modo tale da non essere di ostacolo all'aggregazione di chiunque voglia partecipare a questo impegno collettivo e lasci liberi i partecipanti di continuare ad esternare i propri principi politici ma impegnandosi per una elaborazione progettuale che individui i punti comuni di una azione collettiva e ne rispettino i contenuti che saranno deliberati.
La nostra proposta è quella che, nella fase costituente, l’organo di direzione potrebbe assumere la denominazione di Coordinamento regionale formato da due o tre rappresentanti di ciascun organismo associativo partecipante al patto federativo. Il quale, in breve tempo, dovrebbe indire un apposito congresso regionale o conferenza di organizzazione, per la approvazione definitiva del nuovo organismo politico, congiuntamente al programma politico ed organizzativo. Potrà essere ammessa la doppia tessera: quella del nuovo organismo unitario assieme a quella dell’organizzazione politica di appartenenza.
Non c’è chi non veda l’esigenza di una voce unitaria della sinistra nel panorama sociale e politico della regione: una voce isolana che parli alla gente attraverso proposte che guardino ai bisogni di una terra con esigenze diverse rispetto al resto dell’Italia, un organismo politico siciliano che faccia sentire la sua voce affinchè lo Statuto Autonomistico venga applicato; un socialismo che torni alle sue origini di riformismo e di impegno per le battaglie sociali; un patto sociale che difenda le classi deboli e che sia accanto alle giovani generazioni soprattutto, le quali, in Sicilia, hanno toccato, come detto, l’apice del cinquanta per cento della disoccupazione; un socialismo, la cui azione prenda le distanze dall’appiattimento ideologico dei partiti che si proclamano “progressisti”; un socialismo , diversamente autonomo, che porti avanti la “ questione siciliana”, che è peculiare di questa terra, la quale dall’unità d’Italia in poi è stata ghettizzata perchè considerata terra di conquista e , quindi, alla stessa stregua di una colonia.
Nemmeno durante la dominazione araba la Sicilia ha conosciuto un periodo così buio. Anzi, tutt’altro!
E’ imprescindibile, quindi, che noi, della sinistra siciliana ci rimbocchiamo le maniche per federarci in un organismo di lotta e di proposta per il governo della Sicilia.
E’ il momento di partire. Ora e subito, per uscire dal “feudalesimo politico” decennale della Sicilia.

Gaetano Zingales
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Assemblea regionale per il tesseramento ed il rilancio del P.S.S.

Palermo, ex Scuderie di Palazzo Cefalà, via Alloro n°99
Giovedì, 21 maggio 2015, ore 16

Nell’ occasione saranno ricordati i 120 anni del congresso dei Fasci Siciliani, da cui nacque il Partito Socialista Siciliano.

Interverranno:
• ANTONIO MATASSO
Segretario Regionale Politico del P.S.S.
• FRANCO GIOIA
Presidente del Circolo socialista “Salvatore Carnevale”
• IGNAZIO COPPOLA
Scrittore- giornalista
• PIPPO ODDO
Scrittore
• GAETANO ZINGALES
Segretario Regionale Organizzativo del P.S. S.
• PLACIDO RIZZOTTO
Fisac-Cgil Sicilia
• TURI LOMBARDO
Presidente Associazione “Socialismo Oggi”.

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