Stromboli (Isole Eolie): 4 indagati per gli incendi del 25 e 26 maggio 2022, disastro ambientale

Stromboli (Isole Eolie): i Carabinieri notificano l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a quattro persone per il disastro ambientale causato a seguito degli incendi avvenuti il 25 e 26 maggio 2022. 16/04/2024 - Nella mattinata odierna i Carabinieri della Compagnia di Milazzo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, guidata dal Dr. Giuseppe Verzera, hanno notificato l’avviso all’indagato della conclusione delle indagini preliminari e l’informazione di garanzia e sul diritto di difesa, emesso dalla Procura della Repubblica di Barcellona P.G. (ME), nei confronti di quattro persone fisiche ritenute responsabili del reato di disastro ambientale colposo, nonché di due persone giuridiche, una società di produzione cinematografica, di video e programmi televisivi ed una società operante nell’ideazione e realizzazione di effetti speciali per cinema, tv e teatri, per responsabilità amministrativa in ragione del reato ambientale cagionato.  Il provvedi

AZZERATA LA FAMIGLIA MAFIOSA DEI LAUDANI, CROCETTA: ”GRANDE SODDISFAZIONE PER L'OPERAZIONE"

Mafia, azzerato il clan Laudani, 109 arresti a Catania. “Tre donne dirigevano le attività criminali”. La famiglia mafiosa dei "Mussi di ficurinnia" (questo è il soprannome del clan Laudani) è stata azzerata con l’operazione “Vicerè”, il maxi blitz dei Carabinieri di catania che ha portato in carcere 109 affiliati, in Italia e all’estero. Tre donne ai vertici dell'organigramma mafioso

Catania, 10 feb. 2016 - Azzerato la storica famiglia mafiosa dei Laudani in una maxi operazione dei Carabinieri di Catania che ha portato all’arresto di 109 persone tra dirigenti e affiliati alla cosca mafiosa più radicata nel tessuto catanese. Tra i reati ipotizzati figurano l’associazione mafiosa, l’estorsione, l’intestazione fittizia di beni, lo spaccio e il traffico di stupefacenti, la detenzione e al porto illegale di armi. Per la Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato le indagini, il ruolo centrale all’interno all’organizzazione era ricoperto da tre donne, che si sarebbero dimostrate in grado di dirigere le attività criminali della cosca. Le direttive venivano impartite dai vertici della ‘famiglia’, mentre le donne si occupavano della gestione della ‘cassa comune’ e del sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti.

Da, Bruxelles, dove si trova per partecipare alla conferenza delle regioni, il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta interviene per esprimere grande soddisfazione “per la brillantissima operazione che a Catania, con l'arresto di 109 arresti di soggetti collegati alle consorterie mafiose, dà un duro colpo alla famiglia mafiosa dei Laudani”.
Il presidente della Regione, a nome di tutto il popolo siciliano, ringrazia la procura di Catania e le forze dell'ordine catanesi per il grande contributo che l'operazione antimafia di oggi dà alla liberazione della Sicilia, da quei condizionamenti criminali che ne hanno compromesso lo sviluppo e leso i diritti dei cittadini.
Le quattro associazioni territoriali aderenti alla Federazione Nazionale Antiracket Italiana (Fai) – Fai Antiracket Catania, Fai Asaee Antiracket Etnea, Fai Antiracket Acireale e Fai Antiracket Fiumefreddo – porgono il proprio plauso al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e alle Forze dell’Ordine per il lavoro svolto con l’operazione denominata Vicerè, che ha messo in manette 109 presunti esponenti del clan Laudani, arrestati per estorsione.

Le quattro associazioni si uniscono alla soddisfazione generale della città etnea ma soprattutto, volgendo lo sguardo al futuro, invitano tutti coloro che sono vittime di estorsioni a denunciare.
«Sono ancora tanti gli imprenditori che non hanno denunciato – spiegano in una nota corale tutti i soci Fai del territorio – per questo desideriamo oggi rafforzare il nostro messaggio di sostegno fattivo e legale a fianco di chi ha bisogno. Noi siamo sul territorio, pronti ad aiutare chi vuole liberarsi dalla morsa del racket e dell’usura. Le denunce servono, sono fondamentali, perché rappresentano il punto di partenza di un percorso di legalità che non ha mai avuto ritorsioni contro chi lo ha intrapreso».

500 i Carabinieri impegnati nell’Operazione. Unità specializzate hanno eseguito in Italia e all'estero i provvedimenti restrittivi emessi dal gip del Tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea nei confronti di 109 persone, tutte accusate di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e altri reati, a vario titolo.
Azzerato il clan catanese di Cosa Nostra Laudani, storicamente affiliato alla famiglia dei Santapaola-Ercolano, radicato particolarmente nella zona dell'Etna, braccio armato del clan Santapaola.
Dotati perfino di due bazooka, provenienti dall'ex Jugoslavia, serviti per omicidi come quello del pentito Antonino Corrado e dei magistrati Amedeo Bertone e Mario Amato, della Dda di Catania. I due magistrati erano colpevoli di stare indagando proprio sulla mafia etnea. Per fortuno il piano di morte non andò in porto per ‘colpa’ del pentito Alfio Giuffrida (detto Alfio 'a Pipa) che consentì ai carabinieri di scoprire l'arsenale di morte in un garage alle falde dell'Etna.

Il clan Laudani dopo avere soppiantato la famiglia Pulvirenti e il "Malpassotu" è divenuta la famiglia mafiosa di Catania e dintorni più feroce e spietata. I Laudani, sono protagonisti di gravissmi episodi di criminalità mafiosa: nel 1993 l'attentato alla caserma dei carabinieri di Gravina di Catania, nel 1994 l'omicidio dell'ispettore di Polizia penitenziaria Luigi Bodenza; nel 1995 l'assassinio dell'avvocato Serafino Famà.

Il clan Laudani, ‘mussi di ficurinnia’ aveva legami consolidati con la 'Ndrangheta reggina e rappresenta uno dei clan più spietati e sanguinari della Sicilia, al punto che gli investigatori hanno trovato notevoli difficoltà nelle indagini, per ricostruire l’organigramma della cosca mafiosa: nessun contributo alle indagini è venuto alla luce dalle dichiarazioni delle vittime.

Molti hanno negato di pagare il "pizzo", altri si sono limitati ad ammettere l'estorsione, senza però fornire importanti elementi e testimonianze utili ai fini dell'identificazione dei responsabili.
Le indagini hanno rivelato il ruolo centrale ricoperto dalle donne ai posti di comando all’interno degli organigrammi mafiosi. Tre le donne arrestate assieme agli altri 106 affiliati. Ma erano proprio le donne a dirigere le attività criminali della cosca Laudani.

Il procuratore Michelangelo Patanè, ha descritto il maxi blitz “una grande operazione dei militari dell’Arma, ma soprattutto un segnale forte e chiaro della forza dello Stato e della capacità delle istituzioni di agire sempre con fermezza nella lotta alla criminalità".

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