Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

MONTE DI PIETA’: DOMANI 9 MARZO, ORE 18, INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “MUTAMENTI DELLA MATERIA” DI STELLO QUARTARONE

Messina, 08/03/2013 - Domani 9 marzo, alle ore 18, un nuovo appuntamento con l’Arte contemporanea. Le prestigiose sale espositive del Monte di Pietà ospiteranno fino al 30 marzo 2013 la mostra “Mutamenti della materia” dell’artista messinese Stello Quartarone.
La manifestazione è promossa dall’assessorato provinciale alle Politiche culturali e organizzata da Saverio Pugliatti, consulente per gli eventi culturali del presidente della Provincia regionale. Inaugura l’assessore provinciale alle Politiche culturali, Giuseppe Crisafulli.
Saranno presenti i curatori Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti.

STELLO QUARTARONE: “MUTAMENTI”
“Ancora una volta Stello Quartarone ci sorprende con un’operazione che nasce dalla sua inventiva ma che è supportata dalla sua particolare manualità, senza la quale non potrebbe realizzarsi.
Ho scritto altre volte sulla abilità di Stello a trattare tutti i possibili materiali, per realizzare gli oggetti più diversi: da quelli di funzione puramente estetica, a quelli che finiscono per essere vere e proprie strutture calpestabili e abitabili. Ricordo tra queste ultime la sua Cage aux folles, una sorta di “gazebo” in legno che all’interno poteva contenere fino a otto persone, o il Témenos, un recinto consacrato ai riti sacri o alla meditazione, cioè un “tempio”, destinato a un colloquio tra due sole persone; nonché il Pensatoio, uno spazio piccolo all’interno di quello più grande della stanza, nel quale egli riusciva meglio a concentrarsi per meditare. Infine, voglio dire della sua attuale casa, nella quale, le normali dimensioni delle stanze sono state direi rimpicciolite dai suoi interventi che hanno creato un affollarsi di oggetti sulle pareti, sul soffitto e anche sul pavimento. Con una forma di horror vacui che forse potrebbe vedersi, a mio avviso, come una nuova soluzione per crearsi uno spazio ristretto nel quale meditare: in altri termini, un nuovo spazio. Perché Stello è in fondo un inquieto, ma un inquieto felice e gioioso. Così ha mutato più volte abitazione e studio, costruendovi ogni volta un sito tutto suo con relativo arredamento, sempre originale e bizzarro. E voglio ricordare anche, perché temo che nell’ambiente dei pittori messinesi sia stata dimenticata, la galleria d’arte di via Giacomo Venezian. Una costruzione inizialmente tutta sua, il cui arredamento atipico riusciva ad attirare una folla, non solo di esperti direttamente interessati, ma anche di passanti curiosi, che invadeva letteralmente la strada. Galleria nella quale egli poi generosamente ospitò amici e colleghi pittori e la cui storia finì.

Tuttavia, la sua sperimentazione non ha soste, procede con un ritmo privo di cedimenti, alimentato dalla sua fantasia. Stello muta i luoghi del suo fare, come oggi si concentra sui possibili mutamenti della materia.
Così che nel segno del mutamento, dalla sua fantasiosa inventiva, nascono gli oggetti che presenta oggi.
È infatti la volta della sperimentazione di un nuovo materiale: la pece.
Come mi spiega Stello, questa all’origine è nera, ottenuta dalla distillazione dei catrami, che a loro volta derivano dalla decomposizione di sostanze organiche. E a lui si presenta dura, ma con l’azione del calore diventa morbida e modellabile. Tuttavia, poiché si solidifica in pochi minuti, è necessario lavorarla sotto l’azione continua del calore. Così che gli attrezzi con i quali la lavora sono, oltre che stecche in acciaio, pistola termica ad aria calda e cannelli a gas. A caldo, mentre la modella, vi inserisce vari oggetti: fogli di rame, alluminio, argilla, plastica, legno e colori acrilici.
Sulla materia di base, dunque Stello interviene come plasticatore e come pittore. Il risultato è la creazione di una serie di immagini dalla varietà praticamente illimitata.

La materia viene così mutata, con una operazione che definirei duplice e complessa. Poiché Stello, mentre lavora questa materia, sembra in parte, o forse inizialmente, cercare in essa tutte le intrinseche possibilità naturali, come se stesse manipolando un magma geologico. Poi però, mentre questo magma sta mostrando le sue capacità di mutare, sopraggiunge l’intervento della fantasia. E il magma si arricchisce di forme (righe parallele, cerchi, quadrati, pallini, linee oblique saettanti, reticolati, nubilose, stelle) e di colori. Colori divisi in due o più campi, colori che invece invadono tutto il campo, distribuiti secondo l’estro del momento.
Egli dice di lavorare giorno dopo giorno, senza sentire mai la stanchezza; e usando l’istinto come fonte primaria, “per evitare di rimanere prigioniero di un eccesso di controllo”. E aggiunge: “Mi definisco artista in prova, nel senso che provo a fare l’artista. E mi auguro di provare per tutto il tempo della mia esistenza”.
Mi piace riferire queste sue dichiarazioni perché dicono molto anche su alcuni lati umani di Stello: la sua gioia nel lavoro, la sua libertà e la sua umiltà”.
(Teresa Pugliatti)

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