Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

SCUOLA PUBBLICA O PRIVATA: "UNA SCUOLA LAICA PUÒ ESSERE AGNOSTICA?"

27/06/2013 - Il ritorno in mente di quanto i mass-media, le tante tavole rotonde, i politici e gli esperti di problematiche scolastiche, hanno dibattuto,durante quest’anno scolastico che si avvia alla conclusione, per di diagnosticare i mali che affliggono la scuola italiana e suggerirne la terapia, mi offrono l’occasione per sottolineare qualche principio fondante l’identità della scuola che ha costituito il leitmotiv della “Letterina”.

I valori:
Il recente dibattito aperto in occasione del referendum consultivo per sapere se i bolognesi volessero mantenere l’attuale sistema di sostegno finanziario comunale alle scuole dell’infanzia anche paritarie (circa il 23% del totale) o se volessero che il Comune finanziasse solo le scuole a gestione pubblica, ha allargato l’obiettivo anche sul tema dei “valori” che per alcuni,dovrebbe essere frutto di una libera scelta personale e, quindi, non dovrebbe entrare fra le finalità della scuola. Alcuni, addirittura, hanno giustificato la loro affermazione richiamandosi al concetto di scuola laica.

Premesso che per me ciò che rende una scuola “pubblica” sia la sua apertura a tutti i cittadini e non il suo carattere statale o non statale, laico e confessionale, mi chiedo: Una scuola laica può essere agnostica?

Una scuola, che ha come obiettivo, condiviso da tutti, quello di promuovere l’uomo nella sua integralità non può ripiegarsi in un presunto neutralismo che blocca il potenziale educativo e si riflette negativamente sulla formazione dei ragazzi.
Ciò non vuol dire che la scuola “deve imporre” dei valori ma che ha l’obbligo di accompagnare ogni alunno sulla più significativa strada dei fini, di occuparsi non solo del «come», ma anche del «perché», di superare il fraintendimento di un’educazione asettica e di ridare al processo educativo quell’unitarietà che mantiene al centro la persona nella sua identità globale.

Apprezzabile per me la sintesi delle finalità della scuola fatta da Papa Francesco durante l’incontro con gli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti: “la scuola è uno degli ambienti educativi in cui si cresce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita. Come vi aiuta a crescere la scuola? Vi aiuta non solo nello sviluppare la vostra intelligenza, ma per una formazione integrale di tutte le componenti della vostra personalità”.

La testimonianza:
Non sempre, purtroppo, come riferiscono le cronache quotidiane, gli operatori scolastici “sono all’altezza del loro ruolo” e non riescono ad accompagnare gli alunni “sulla strada dei fini”.

Che fare?
L’esperienza mi fa affermare con certezza, che la capacità educativa d’ogni istituzione scolastica è proporzionale alla qualità delle persone che ne fanno parte e, in particolare, alla competenza e dedizione di tutti gli operatori scolastici, alla coscienza che questi hanno dei propri compiti. Tale coscienza, che non è tanto indicata dalla scienza o dalle norme legislative ma che nasce dall’interno della propria persona posta a confronto con la “vocazione” ricevuta e con la missione affidata, diventa testimonianza.
Ogni processo d’insegnamento-apprendimento ha, come asse fondante, questa testimonianza che potremmo definire “vera, autentica” perché espressione di quanto c’è “dentro di noi” e che si traduce in portamento/comportamento/coerenza/impegno.

Vi è, ancora, una forma di testimonianza che chiamerei “formale/legale” poiché si richiama al rispetto delle norme che sostengono un Paese democratico e pluralista. Ed anche di questa testimonianza la scuola non ne può fare a meno.
Ma se è vero, che tante situazioni, seppure enfatizzate dai media, non devono essere sottovalutate, se è altrettanto vero che moltissime scuole sono autentiche comunità educanti, è purtroppo anche vero che la filosofia del “vivere e fare vivere in pace” ha portato qualche istituzione educativa a tradire il proprio mandato.

A mio avviso, è urgente che le componenti scolastiche ed in particolare i dirigenti scolastici, che ne costituiscono l’elemento di sintesi, aprano una riflessione non solo sui fatti di bullismo denunciati ma anche su alcuni comportamenti discutibili quali, ad esempio, il rispetto dell’orario scolastico da parte di tutti, alunni e personale, i frequenti “mezzi orari” e/o gli ingressi posticipati non sempre supportati da motivazioni oggettive, i tanti “ponti scolastici”, la non partecipazione alle assemblee sindacali nonostante la sospensione delle attività didattiche … su quanto, comunque, possa togliere spazio e tempo al diritto d’educazione, istruzione e formazione degli alunni.

Ritorna il pensiero e l’invito del Papa: Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo. Ma soprattutto siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate. Un educatore - Gesuita, insegnante, operatore, genitore - trasmette conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza di vita. Senza coerenza non è possibile educare!

Giuseppe Luca

Direttore Responsabile della “Letterina”
ASASI

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