Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

Patria, terra, città: nostre o di chi?

06/03/2010 - di Agostino Spataro - Più la crisi incalza e divora speranze e certezze, più cresce la tentazione di certi governanti, anche locali, di deviare i veri problemi della gente nella palude della demagogia e del populismo a buon mercato. Succede in Sicilia, in provincia di Agrigento, altrove. Perciò diffidate da coloro i quali, ad ogni piè sospinto, si riempiono la bocca di “nostra patria”, di “nostra autonomia” di “nostra terra”, di “nostra città”.
L’esperienza storica, e recente, ci dice che usano la bocca non per difendere tutte queste belle cose, ma per “mangiarsele”.
Se ci fate caso, specie in Sicilia, di queste implorate “entità” non restano che pingui brandelli riservati a pochi.
Comunque sia, prima di abboccare, bisognerebbe accertarsi se l’abusato pronome (al plurale) include tutti oppure i soliti noti.
Ossia se queste “patria” “autonomia” “città” sono di tutti e per tutti o per pochi, per i soliti furbetti del piano nobile che ricorrono al plurale maiestatis per dissimulare il loro ingordo egoismo.
In questo esercizio di demagogia dozzinale si distinguono soprattutto i governanti e gli amministratori inconcludenti (di tutti i colori e le risme) i quali enfatizzano tali concetti in chiave vittimistica, allarmistica per denunciare la presenza di un nemico invisibile che preme alle porte e così occultare quella del vero “nemico” che opera dentro le mura.
Un espediente comodo per rimuovere i problemi, le urgenze reali e allontanare il tempo delle verifiche, dei rendiconti.
I governanti seri non ricorrono a tali mezzucci e usano la bocca (sarebbero preferibili le relazioni scritte) per parlare di azioni concrete e trasparenti, di risultati certi e verificabili, di progetti fattibili e socialmente utili.
Attenti, dunque, ai neo-demagoghi. Anche perché se dall’enfasi si dovesse passare all’esaltazione sciovinistica di tali concetti, facilmente si potrebbe scadere nel nazionalismo, nel separatismo, nel razzismo che sono l’anticamera della guerra. Come insegna la storia, tragica, della Sicilia, dell’Italia e dell’Europa.

Agostino Spataro


6 marzo 2010

Commenti

  1. No alla guerra in ogni caso6 marzo 2010 alle ore 14:55

    autonomia,riferista alla sicilia,non significa separatismo, razzismo, signica il giusto riscontro costituzionale, conseguenti a moti, pagati con il sangue di troppi siciliani, Sicilia è accoglienza,storia,civiltà, che in un vero ,reale e modermo fedalismo europeo anticipa l'europa dei popoli , allo scrivente la confusione ed ai politici regionali, oggi la strumentalizzazione.
    Raffaele Ianniello

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