Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

CRISI; CISL: ECCO I NUMERI DEL FALLIMENTO CLASSE POLITICA IN SICILIA

Palermo, 14/06/2012 -  In Sicilia quest’anno il Pil regionale calerà di quasi il 3% e del 2,2% si ridurranno gli occupati “cosicché a lavorare sarà poco più del 40% dei siciliani in età da lavoro”. E non è andata meglio l’anno scorso. Nel 2011 il tasso di occupazione s’è attestato al 56,4% per gli uomini (-0,7%) e al 27,7% per le donne (-1%). Complessivamente ha perso 0,4 punti.

Sempre nel 2011 nell’Isola l’indebitamento delle
famiglie è aumentato del 3% ed “è, ora, più alto della media nazionale”. È volato l’indebitamento della Regione (5,3 miliardi) e degli enti locali dell’Isola (oltre 7 miliardi). E solo nell’ultimo anno è calato di oltre un miliardo il gettito delle entrate fiscali prodotte nella regione. Ancora, sono crollati gli investimenti industriali: -8%.

E quanto ai giovani, è su loro che pende,
soprattutto, una spada di Damocle: il 36% di chi ha tra 15 e 29 anni,
non studia né lavora. Insomma, una débâcle per l’economia dell’Isola.
Per la Cisl, un “fallimento storico”. Meglio: “il fallimento economico
e politico della classe dirigente regionale che, negli anni, ha
consolidato il proprio consenso sui trasferimenti finanziari e sulla
mera gestione clientelare delle risorse pubbliche”. La Cisl, stamani,
ha riunito a Messina l’assemblea generale dei delegati, 700
rappresentanti sindacali delle nove province dell’Isola che, presenti
Annamaria Furlan, segretario confederale nazionale e Giuseppe Gallo,
leader nazionale Fiba (i bancari), hanno lanciato alla politica
regionale un vero e proprio “ultimatum”.

Un aut aut che annuncia
“mobilitazione sociale”. Perché “questa classe dirigente – sostiene il
sindacato guidato nella regione da Maurizio Bernava – s’è mostrata
incapace di promuovere creazione di ricchezza, risanamento del debito,
riorganizzazione dei sistemi locali”. E di mettere al centro
dell’azione politica la crisi che, invece, specialmente in questa fase
dell’economia, è “l’unità di misura della lungimiranza politica”.
Per la Cisl Sicilia, il fallimento della classe politica regionale è
“un fatto smaccatamente doloso”.

A sostenerlo è l’assemblea generale
dei delegati, riunita oggi a Messina. “È dal 2009 che governo e
politica siciliani ricevono suggerimenti, proposte, contributi,
indicazioni dal mondo del lavoro e delle imprese. Ma non s’è mossa
foglia”, contesta il sindacato. Così, tuona la Cisl: “Se ne vadano a
casa”. “La politica, e il governo, o sono etica, trasparenza,
competenza, legalità, o non sono”. Né merita di candidarsi alle
elezioni regionali chi è stato incapace di sciogliere i nodi della
crisi, segnatamente mediante la riprogrammazione dei fondi Ue, incalza
Maurizio Bernava, segretario generale regionale.

L’assemblea dei delegati della Cisl Sicilia, riunita oggi a Messina,
afferma, si legge in una nota, che nell’Isola “il momento di più dura
contrazione economica coincide, oggi, con quello di maggior disagio
istituzionale e con la più vistosa degenerazione etica della
politica”. È in questo contesto che è stata convocata l’assemblea
generale, “per dare un segnale forte, di svolta”, precisa il
sindacato. E aggiunge Maurizio Bernava, segretario generale:
“Vigileremo, pronti alla mobilitazione, contro le onerose,
insostenibili, vecchie logiche di spartizione elettorale”.

Al riguardo
il sindacato si chiede pure, “che senso ha, ora, con una recessione
che tende a degenerare in depressione, l’ennesima overdose, per
settimane, di logiche e clientele meramente elettorali?”.
La Cisl proporrà un Manifesto per la buona politica in una decina di
punti, al cartello delle forze economiche e sociali che l’1 marzo
hanno sfilato assieme a Palermo, “per la prima volta nella storia
dell’Autonomia”, ponendo all’unisono il tema della crescita economica
e sociale. Lo ha deciso l’assemblea dei delegati della Cisl Sicilia,
in corso oggi a Messina.

“È alle associazioni che hanno promosso la
Marcia per il lavoro produttivo, che proporremo – sono parole del
segretario generale Maurizio Bernava – un manifesto con l’indicazione
di azioni e priorità per portare la regione fuori dalla crisi:
attraendo investimenti, risanando il debito, riorganizzando i sistemi
locali”. La Cisl pone l’accento sulle politiche attive per la crescita
e l’occupazione; l’accelerazione della spesa; le infrastrutture; il
taglio dei costi della politica e della pubblica amministrazione.
Insomma, “la Sicilia non può farsi risucchiare dalle combine
elettorali e spartitorie del passato”, incalza il sindacato.
Dovrà essere “un piano per energia, innovazione, ricerca e
infrastrutture”, il pilastro della strategia per lo sviluppo che sarà
al centro del consiglio dei ministri di domani.

A sostenerlo è la Cisl
per voce di Annamaria Furlan, segretario confederale nazionale,
intervenuta stamani all’assemblea dei delegati della Cisl Sicilia, a
Messina. Per Furlan è, questo, “un piano strategico di assoluta
urgenza per il Paese anche se lo sviluppo è questione che attiene alla
responsabilità del governo centrale come di quelli locali e che passa
pure per una riforma fiscale che tagli il peso delle tasse su
lavoratori e pensionati”. Furlan sollecita lo sblocco delle grandi
opere già finanziate dal Cipe, “abbiamo bisogno di investimenti
importanti”; e sottolinea che perché la crescita si metta in moto “i
comuni virtuosi devono poter derogare dal patto di stabilità per le
opere medio-piccole urgenti per le città”.
Bisogna tagliare il cordone ombelicale tra banche e titoli del debito
pubblico. È la madre di tutte le riforme europee. Ne è convinto
Giuseppe Gallo, segretario nazionale dei bancari Cisl, che lo ha
ribadito stamani nel corso dell’assemblea generale dei delegati della
Cisl Sicilia, a Messina.

Le banche italiane, sostiene Gallo, hanno
complessivamente un buon equilibrio patrimoniale e mostrano una buona
sostenibilità economica. Hanno però in portafoglio qualcosa come 272
miliardi di titoli italiani del debito pubblico. È questo il punto
dolente, perché “sale lo spread e i titoli perdono valore”, cosicché
le banche sono costrette a fare aumenti di capitale e
“conseguentemente, riducono il credito all’economia”. Per Gallo, “da
questo cul de sac se ne può uscire solo consentendo alla Bce di
acquistare direttamente sul mercato primario i titoli del debito
pubblico degli Stati o facendo della Bce un creditore di ultima
istanza”. È questa una riforma europea alla quale non ci si può più
sottrarre.

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