Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

CESARE MORI: IL PREFETTO DI FERRO TORNA SULLE MADONIE, A GANGI, PER LA LOTTARE LA MAFIA IN TV

Roma, 15/09/2012 - Andrà in in onda il 16 e 17 settembre 2012 su Rai1, in prima serata, "Cesare Mori, il prefetto di ferro", con Vincent Perez, nel ruolo di Cesare Mori, Gabriella Pession nel ruolo della baronessa Chiaramonte, Adolfo Margiotta nel ruolo di Spanò, Anna Foglietta, nel ruolo della moglie Angelina e Cosimo Cinieri (nella foto) nel ruolo di Don Vito Cascio Ferro.

“Cesare Mori: il Prefetto di ferro” è una coproduzione Rai Fiction & Artis, prodotta da Giorgio Schöttler, per la regia di Giovanni Lepre. Firmano la sceneggiatura Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella, Nicola Ravera Rafele, con la collaborazione di Carlo Carlei. Le musiche sono di Pino Donaggio.

Quasi del tutto girata quasi in Puglia, tra Maglie, Nardò, Scorrano, Lecce ed Otranto, e nel Lazio, la fiction è in effetti ambientata a Gangi, sulle Madonie, in Sicilia, nei primi del '900.

Cesare Mori, durante i primi decenni del Novecento fu protagonista di una serrata lotta alla mafia siciliana, continuatore dell'azione di Joe Petrosino, il poliziotto italo americano che per primo contrastò la mafia, senza esclusione di colpi e senza mai guardare in faccia nessuno.

Ad interpretare il Prefetto di ferro l’attore svizzero Vincent Pérez. Al suo fianco Anna Foglietta nei panni di Angelina, la sua dolce e cagionevole moglie. Gabriella Pession è invece la giovane e attraente baronessa Elena Chiaramonte, una donna risoluta e molto corteggiata che non mancherà di ammaliare, con il suo prorompente fascino, anche Cesare Mori. Adolfo Margiotta interpreta Francesco Spanò, amico e vecchio collega di Mori che, in Sicilia, lo affiancherà con grande devozione nella dura battaglia quotidiana contro la malavita, contro lo strapotere delle cosche mafiose e contro criminali di ogni genere.

Elementi che costituiscono i punti di forza della storia sono una biografia ricca di eventi e di spunti narrativi, sia sul versante dell'azione pubblica e dell'attività investigativa, sia su quello della vita privata, attraverso la valorizzazione del suo intenso e sfortunato rapporto con la moglie malata e la profonda indagine sulle sue origini: Mori era cresciuto senza genitori, in un orfanotrofio. Sia sul rapporto travagliato con la classe politica dell’epoca, con il fascismo in particolare e con Mussolini stesso, che lo porterà, infine, ad essere richiamato a Roma per occupare un seggio nel Senato Regio.
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NOTE DI REGIA

Cesare Mori. Un uomo tutto d'un pezzo, coraggioso, sempre pronto all'azione. Deciso e incorruttibile. Tanto nella lotta contro la mafia, quanto nel contrastare, da Prefetto di Bologna, l'ascesa squadrista che si faceva beffe delle istituzioni.
La figura, quindi, di un integerrimo funzionario dello Stato. Certo una utile chiave di lettura per inquadrare correttamente un personaggio storico conosciuto ai più come nemico giurato della mafia.

“Non può essere perfettamente forte nel mondo se non chi è solo” è, d'altro canto, uno dei pensieri del Prefetto di Ferro che più mi ha fatto riflettere per cercare di costruire, anche visivamente, una figura che certo non è possibile inquadrare soltanto in una dimensione di risoluto servitore dello Stato. Le azioni, anche quelle più controverse, e le motivazioni più profonde di Cesare Mori si possono delineare con una luce più chiara attraverso lucide e consapevoli convinzioni come quella sopra citata. Perché, dopotutto, tutto ciò che ha mosso l'operato di Cesare Mori, offre il destro ad una riflessione sul potere e sulla sua gestione ma, dal mio punto di vista, soprattutto sull'ingenuità dell'ideale e sulla strumentalizzazione stessa dell'ideale.

Cosa si è disposti a fare, a che compromessi si è costretti a scendere pur di raggiungere il proprio obiettivo? Mori, che è certo stato un acerrimo nemico della mafia, contro la quale ha sempre lottato, è sceso a patti con il fascismo per avere totale mano libera nella conduzione della sua battaglia? E quanto il fascismo e lo stesso Mussolini hanno potuto sfruttare questa spinta ideale per assecondarla ai propri obiettivi? Su questo dualismo tematico si articolano volutamente molti dei momenti di racconto della miniserie.
Mori è un precursore di tutti coloro che, a iniziare da Joe Petrosino, hanno fatto della guerra alla mafia una ragione di vita. Le sue note operazioni in Sicilia restano una lezione di dedizione e determinazione.

Gianni Lepre

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