Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina: chiarezza e mantenimento del presidio

La Cisl Messina vicina alla protesta dei genitori del CCPM,  Centro di cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale San Vincenzo di Taormina . Alibrandi: “Mercoledì in Commissione Sanità chiederemo chiarezza e il mantenimento del presidio”. Messina, 15 giugno 2025 - Vicinanza della Cisl Messina ai familiari dei piccoli pazienti del CCPM di Taormina che hanno avviato la mobilitazione in vista della scadenza della proroga. “Da diverso tempo stiamo lavorando per chiedere una deroga per il Centro di Taormina - afferma il segretario generale Antonino Alibrandi - sappiamo che non è facile ma abbiamo fiducia, per questo abbiamo chiesto ed ottenuto per mercoledì prossimo la convocazione da parte della Commissione Sanità dell’Ars. Chiederemo chiarezza e, con forza, il mantenimento del reparto all’ospedale San Vincenzo di Taormina, fondamentale per la continuità e la cura dei pazienti che trovano professionalità nei medici e nel personale sanitario ma anche sostegno in un percorso part...

MONTE DI PIETA’: DOMANI INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “LEGAMI” DI KATIA LUPO’

Messina, 15 febbraio 2013 - Domani 16 febbraio, alle ore 18, un nuovo appuntamento con l’Arte contemporanea. Le prestigiose sale espositive del Monte di Pietà ospiteranno fino al 3 marzo 2013 la mostra “Legami” dell’artista messinese Katia Lupò”.
La manifestazione è promossa dall’assessorato provinciale alle Politiche culturali e curata da Saverio Pugliatti, consulente per gli eventi culturali del presidente della Provincia regionale. Inaugura l’assessore provinciale alle Politiche culturali, Giuseppe Crisafulli.
Saranno presenti i critici d’arte Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti.

“KATIA LUPÒ TRA CAMPI COLORATI E VIBRAZIONI INTERIORI”

Le opere di Katia Lupò al Monte di Pietà suscitano in chi le guarda una doppia riflessione. Naturalmente dico ciò senza alcuna sicurezza di avere inteso correttamente l’intento dell’artista o il messaggio che vuole inviare, ma con la consapevolezza di chi – critico d’arte o non – esprime un giudizio. Né può essere considerata “autentica” l’interpretazione dell’artista/autore, poiché una volta uscita dalla mente, dal cuore e dalle mani del creatore, l’opera vive di luce propria e suscita effetti che possono convergere o divergere tra loro.
Questa premessa, se volete scontata e tante volte sentita, serve anche ad eventualmente giustificare la diversa sensibilità con la quale i curatori della mostra cercano di definire la pittura di Katia Lupò inserendola nel panorama storico-artistico- contemporaneo non solo messinese e italiano, ma anche internazionale.
Ciò detto il back ground della Lupò presenta degli elementi ineccepibili nel passaggio, come lei ammette, dal figurativo iniziale, “ispirato dalle più importanti avanguardie del Novecento” alla pittura informale, sul finire degli anni Ottanta, grazie alla frequentazione della bottega del maestro Enzo Celi. E, come precisa ancora Katia, “inizialmente ho seguito le tracce dell’espressionismo astratto, ma la mia formazione matematica e quindi rigorosa mi ha spinto a portare ordine tra macchie, schizzi e colate”.
Di quanto dice K. si deve tenere conto perché dalle mostre degli inizi degli anni Novanta a quella odierna il percorso artistico emerge con chiarezza. Ho avuto modo di occuparmi di Katia Lupò scrivendo il 28 novembre 2000 per la Gazzetta del Sud “Artisti messinesi conquistano Padova”, tra i quali per l’appunto c’era la nostra Katia.

Bene, allora, non dirò nulla di nuovo osservando che Katia Lupò ha bene appreso la lezione di due grandi maestri come Rothko e Burri (Prima riflessione), ma aggiungendovi le proprie pulsioni interiori e la ricerca di legàmi tra passato e presente (Seconda riflessione) in una proiezione futuribile che ancora non s’intravede se non nella impressione che tra i campi di colore emergono impulsi dell’inconscio, trascritti in linee fluttuanti, ma intersecantesi, come forme di scrittura giapponese, per dirla con Teresa Pugliatti o come, direi io, una sorta di linguaggio crittografico.
Insomma, Katia si muove tra i campi di colore di Rothko e i sacchi di Burri, ma i colori sembrano più caldi e intensi rispetto a quelli di Rothko, mentre le tele grezze emergono talvolta timidamente tra i campi di colore al contrario di quelle di Burri decisamente più aggressive.

(Luigi Ferlazzo Natoli)

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