Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

“CAPO D’ORLANDO THEATER” CHIUDE CON “LA FORTUNA CON LA EFFE MAIUSCOLA”

Sarà “La fortuna con la effe maiuscola” a chiudere la tredicesima edizione di “Capo d’Orlando Theater”
Capo d’Orlando (Me), 13/05/2013 - Il settimo appuntamento, scelto dal direttore artistico della rassegna il dott. Salvatore Monastra che rappresenta uno dei classici del teatro napoletano, è stato scritto a quattro mani da Eduardo De Filippo e Armando Curcio.
Al Cineteatro “Rosso di San Secondo”, mercoledì 15 maggio (dalle ore 21.00), sotto la Regia di Gilberto Idonea (anche protagonista della pièce teatrale), reciteranno diversi e tutti bravi attori: Giacinto Ferro, Mimmo Gennaro, Mario Opinato, Bruno Torrisi e con Margherita Mignemi, Plinio Milazzo, Nellina Fichera,Pippo Marchese, Simone Pappalardo, Salvo Disca, Lucilla Toscano, Maria Caico, Antonia Floris.

“La fortuna con la effe maiuscola” narra della famiglia Ruoppolo che versa in una povertà assoluta ed è formata da: padre, madre e figlio, anzi figliastro. In effetti questi tre soggetti sono stati provati da ogni sventura, sottoposti alla più completa indigenza e cercano di sopravvivere come meglio possono. Il figliastro Erricuccio, tra l’altro, soffre di epilessia e provoca ulteriore dispiacere ai coniugi Ruoppolo, che lo hanno adottato. All’improvviso si catapulta sulla famigliola un insieme di fortuna a catena: l’avvocato, che dà lavoro, come scrivano, al protagonista Giovanni, gli dà un aumento, e gli propone un affare di parecchi soldi in cambio del riconoscimento come padre di un suo cliente; un notaio che porta ad Erricuccio la notizia del decesso, in America, del fratello di Giovanni con relativa eredità composta da svariati contanti, più una villa a Capri, oro, perle e brillanti.

Naturalmente, la fortuna “deve sempre costare qualche cosa!”. E, infatti, ecco complicarsi la storia con una serie di avvenimenti funesti: Erricuccio perde la parola in seguito alle minacce di un marito “cornuto” che insegue l’amante della moglie; Giovanni scopre l’illegalità del riconoscimento di un figlio falso che gli costerebbe cinque anni di carcere; il testamento ha una clausola (come al solito!) che impedisce a Giovanni di ereditare qualora avesse figli. In questo caso tutto il malloppo passerebbe nelle mani dell’odioso “barone”, che Giovanni ha riconosciuto come figlio legittimo. Ecco che interviene di nuovo la fortuna (facendo ritornar la parola ad Erricuccio), ma soprattutto l’intelligenza del protagonista, che decide di sacrificare cinque anni di libertà pur di ottenere l’eredità agognata e si denuncia per falso in atto pubblico. Finale commovente, con il gesto inaspettato di un ragazzo insano di mente come Erricuccio, che rinuncia al suo amato berretto di lana, affinché esso faccia compagnia in galera al patrigno, anzi, al padre.

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