Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

TINDARI: VERDI, L’AMORE E LA GIOIA DI VIVERE , UN CONCERTO ANIMA E… CORO

TINDARI: PERDE LA VITA TOGLIENDO LE ERBACCE OPERAIA FORESTALE 52ENNE

Tindari (Me), 03/08/2013 – Tindari Festival le proprie conseguenze ha deciso di trarle dando luogo, per l’annualità 2013, ad un progetto che vede oggi un cartellone delle manifestazioni estive di tutto rispetto, all’interno del Teatro Antico, provvisto di una propria personalità, succo di spremitura di frutto locale. E questo è già tanto, dopo la stagione dei grandi concerti da stadio e l’assemblaggio di programmi talvolta contenenti eventi di valore ma pur sempre di ‘giro’.
Ed ecco venire fuori, tra l’altro, un duetto di iniziative verdiane, la seconda delle quali andata in ‘onda’ ieri sera con il Concerto per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, realizzato in collaborazione tra il Teatro Massimo di Palermo, l’Assessorato Regionale al Turismo e Tindari Festival, propriamente detto.

Un concerto di discreta durata ad opera del Coro del Teatro Massimo di Palermo diretto dal maestro Piero Monti, con Salvatore Punturo al pianoforte: 65 elementi di coro, corroborati dalla presenza del soprano Rita Fantaci, del mezzosoprano Carmen Ghegghi, del baritono Antonio Barbagallo, del basso Vincenzo Raso.

Un programma introdotto dal Nabucco, versione per pianoforte a 4 mani e proseguito con Macbeth “Che faceste…”, La Traviata Preludio e Coro di Zingarelle e Mattadori, Stabat Mater (dai Quattro pezzi Sacri), Aida Gloria all’Egitto per chiudere con Richard Wagner, Coro di Pellegrini.

Una serata gradevole per clima e performance teatrale, fortemente turbata da una nota di tristezza che ha pervaso la platea dal momento in cui il sindaco Mauro Aquino ha comunicato che il concerto sarebbe stato dedicato a Ninetta Papa, di 52 anni, l’operaia della Forestale pattese morta d’infarto in quella stessa area archeologica di Tindari, intorno alle 7 di ieri mattina, stroncata da un infarto mentre era intenta alla scerbatura di quell’area. Tanta tristezza!
Un minuto di silenzio è stato chiesto da Aquino al pubblico presente ed al Coro, già pronto sulla scena, in quel teatro antico nel quale Vento a Tindari fuoriesce dalla raccolta poetica di Salvatore Quasimodo, per comparire là, in quello scenario, “Fra larghi colli pensile sull’acque / Delle isole dolci del dio, / assorto al vento dei pini…”.

Un bel concerto, gradito e apprezzato, con l’immancabile bis materializzatosi in ‘Va Pensiero’.

Eppure il Teatro Massimo di Palermo, soldi permettendo, seppure a Tindari venissero destinate maggiori risorse, come a Taormina (specie oggi che Tindari Festival si appresta alla produzione diretta)… il Massimo di Palermo, dicevamo, avrebbe potuto sopperire alla ‘sentita’ assenza di una orchestra in ‘carne ed ossa’ con una soluzione intermedia. Un pianoforte ed una tastiera elettronica (della quale non si è tanto capita l’utilità sulla scena), per quanto prestigiosi non possono accontentare il pubblico di Tindari, avvezzo a performances di livello.
Certo, comprendiamo bene quali sarebbero stati i problemi che un’orchestra avrebbe comportato, a partire dai costi. Ma se Giusepe Verdi fosse stato un rivoluzionario e anziché convincersi che l’Unità d’Italia non avrebbe potuto realizzarsi attraverso l’insurrezione popolare e l’utopia repubblicana di Mazzini, il prefetto Carapezza, commissario straordinario del Teatro Massimo, avrebbe trasgredito le 'consegne compartimentali' mettendo in scena un complesso musicale in carne ed ossa? Una formazione più o meno essenziale, più o meno 'naturale, più o meno 'elettrica', più o meno classica, esigua o numerosa, a sorreggere e rendere viva e vegeta l’ondata patriottica, “l’individialità collettiva”, la nostalgia e la bellezza amorosa di quei cori?

E.A.Mario, autore de La leggenda del Piave, scrisse pure Tammuriata Nera, brano divenuto di notevole successo nella musica leggera e popolare con la NCCP. E.A.Mario non può certo paragonarsi a Giuseppe Verdi, d'accordo... sembra pure che come Totò non conoscesse la musica... Ma che male c’è a volere immaginare Verdi autore popolare, meritevole di entrare nelle case, nelle scuole e nei teatri antichi e moderni, con un approccio più ‘a portata di mano’, cioè innovativo e meno 'monumentale' (cosa tipica della cosiddetta musica seria o dei relativi comporti di pertinenza)?

A chiedersi questo non si fa peccato. E nemmeno nel darsi una risposta! Perché in Verdi non mancano i colori, la bellezza e la gioia di vivere, la modernità e la semplicità. Non mancano i giochi e gli scherzi d’amore: anima e… coro...

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