Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

TESTIMONI DI GIUSTIZIA, A 'PRESADIRETTA' LE ESISTENZE DIFFICILI DEGLI EROI SENZA IDENTITA' NE' DIGNITA'

Il terzo appuntamento di Presadiretta dal titolo “Testimoni di giustizia”, in onda lunedì 20 gennaio alle 21.05 su Rai3, è un’inchiesta particolarmente delicata, in cui gli inviati del programma di Riccardo Iacona sono andati a conoscere i tanti testimoni di giustizia che con le loro denunce hanno contribuito a fare arrestare centinaia e centinaia di mafiosi
18/01/2014 - Sono emerse storie davvero incredibili, mai viste prima: non solo quelle dei testimoni di giustizia che hanno pagato con la vita la scelta di raccontare allo Stato quello che sapevano, quello che avevano visto, come Lea Garofalo, moglie di un boss della ‘ndrangheta, uccisa nel 2009.
Verranno raccontate anche le storie dei testimoni di giustizia che, da quando sono entrati nel “programma di protezione”, hanno perso tutto: casa, lavoro, città, senza avere in cambio la possibilità di una vita diversa. Come Carmelina Prisco o Pino Masciari.

E le storie di chi ha rinunciato alla propria identità, come Piera Aiello o Giuseppe Carini, che oggi vivono con nomi diversi. Verranno mostrate le difficili esistenze dei testimoni di giustizia che ancora vivono, sotto scorta, nei loro luoghi di origine. Isolati dalle comunità e dimenticati dallo Stato. Sono le storie di Tiberio Bentivoglio di Reggio Calabria, di Nello Ruello di Vibo Valentia, di Ignazio Cutrò di Bivona, in provincia di Agrigento. Nel frattempo, gli organici dei magistrati e degli uomini delle forze dell’Ordine che combattono la battaglia contro la Mafia, vengono progressivamente ridotti. Storie di veri “eroi” civili, che lo Stato sembra aver dimenticato. Una vera e propria sconfitta per l’Antimafia, una vittoria per la Mafia.

In riferimento alle notizie apparse di recente sulla stampa italiana l'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, unitamente al suo Presidente Ignazio Cutrò e ai soci della stessa, intendono dichiarare quanto segue:  "Troppo spesso la stampa attribuisce con superficialità lo status di Testimoni di Giustizia a persone che Testimoni di Giustizia non sono, persone che non hanno mai beneficiato dello speciale programma di protezione così come previsto dalla legge 45/2001. Riteniamo doveroso chiedere alla stampa e a tutti i mezzi di informazione maggiore accortezza e sensibilità nell’evitare di attribuire con fin troppa disinvoltura e senza alcuna necessaria e opportuna verifica lo status giuridico di Testimone di Giustizia a chicchessia.

Restituire dignità ai Testimoni di Giustizia significa anche fare una seria e trasparente attività di in-formazione così come ha precisato il Segretario Generale della FNSI, Franco Siddi, in occasione del convegno organizzato dalla Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia del 20 dicembre 2013 avuto luogo presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

In definitiva coloro che erroneamente sono indicati o, nella peggiore della ipotesi, falsamente si attribuiscono la veste di Testimone di Giustizia raccontano il falso, diffondono notizie del tutto destituite di fondamento, non corrispondenti alla realtà dei fatti e in tale misura persino lesive della dignità e della onorabilità di coloro che, con un forte gesto di coraggio civile, hanno offerto il loro contribuito spontaneo alla magistratura italiana nella lotta contro la criminalità di stampo mafioso."




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