Un libro, una mostra con 300 foto, la visita ai luoghi del set e il pranzo raccontato nel romanzo di Tomasi di Lampedusa. Il paese con una due giorni ricorda il capolavoro di Luchino Visconti
12/08/2014 - Si inizia con il Te Deum che accolse la famiglia Salina all’arrivo a Donnafugata, con la musica prodotta dallo stesso organo della Matrice che vide l’ingresso nella Chiesa di Burt Lancaster e di tutto il cast del capolavoro di Luchino Visconti “Il Gattopardo”. Organizzato da SiciliAntica, con il patrocinio dell’Assessorato regionale Beni Culturali e Identità siciliana, dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente e del Comune di Ciminna si terrà il 23 e il 24 Agosto 2014 a Ciminna l’iniziativa “La Donnafugata del Gattopardo cinquant’anni dopo”. Sabato alle ore 18,00 nella Chiesa Madre Santa Maria Maddalena, dopo il suono del Te Deum, si terrà la presentazione del libro di Giuseppe Cusmano: Ciminna il set de “Il Gattopardo” 50 anni dopo (1963-2013), mentre alle ore 19,30 in Piazza Matrice verrà inaugurata la mostra fotografica: “Il set del Gattopardo in 300 immagini”.
Attraverso delle gigantografie verranno raccontati i novanta giorni di lavoro per la realizzazione della pellicola con circa 100 fotografie totalmente inedite, mentre all’interno della Chiesa Madre saranno esposti i paramenti e l’argenteria sacra (XVIII-XIX sec) che furono utilizzati durante la lavorazione del film. Previsto inoltre alle ore 16,00, sempre in Piazza Matrice, l’Annullo Postale. Il giorno successivo, domenica 24, alle ore 9,30 è prevista la visita guidata ai luoghi del Gattopardo. Durante il percorso verranno letti dei brani tratti dal romanzo di Tomasi di Lampedusa. Alle ore 12,00 a Piazza Matrice verranno eseguite, dalla banda comunale, le musiche che resero celebre il capolavoro di Visconti. La due giorni si concluderà con il Pranzo del Gattopardo in un ristorante locale.
La storia descritta nel romanzo “Il Gattopardo”
Nella Sicilia del 1860, le camicie rosse guidate dal generale Garibaldi sbarcano sull’isola per cacciare i Borboni e unificare l’Italia. L’aristocratico don Fabrizio (interpretato nel film da un magistrale Burt Lancaster), Principe di Salina, consapevole della fine del predominio aristocratico, vive gli ultimi scampoli di un mondo che sta scomparendo. Anche per allontanarsi da Palermo, in quel periodo di torbidi avvenimenti, parte con la famiglia verso la residenza di campagna di Donnafugata. Qui il nipote prediletto Tancredi (nel film Alain Delon), che nel frattempo si è schierato con i garibaldini, conosce e si innamora della bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia di Calogero Sedara (Paolo Stoppa) sindaco rozzo e affaristica, rappresentante della arricchita e rampante borghesia. L'unione dei due giovani, ufficializzata durante un gran ballo organizzato nella sontuosa dimora principesca, sancisce il connubio di potere tra la nobiltà latifondista e la nuova classe emergente, decretando per il Principe l’amara accettazione del cambiamento dei tempi.
Il Film “Il Gattopardo”
Promotore della trasposizione cinematografica del romanzo di Tomasi di Lampedusa fu il proprietario della Titanus, il produttore napoletano Goffredo Lombardo. Fu lui ad acquisire, si dice a caro prezzo, i diritti dell’opera letteraria e a scegliere come regista Luchino Visconti. Un lavoro di grande impegno che riportò in vita gli ambienti dell’aristocrazia siciliana e le atmosfere del romanzo. Ineccepibile il cast di attori, primo fra tutti Burt Lancaster, anche se Luchino Visconti avrebbe preferito Laurence Olivier o il sovietico Nikolaj Čerkasov. Sembra che il regista di nobili origini abbia definito Lancaster “un cowboy o un gangster” e per questo poco adatto a interpretare il ruolo di un aristocratico siciliano. Ad imporgli l’attore americano nel ruolo di don Fabrizio Salina fu lo stesso produttore Lombardo.
“Il Gattopardo” venne interamente girato in Sicilia, ad eccezione delle scene dell’interno del palazzo di Donnafugata, che furono ricostruite nelle sale di Palazzo Chigi ad Ariccia, un paese non lontano da Roma.
Nell’autunno del 1961 il regista effettuò i primi sopralluoghi in Sicilia, con lo scenografo Mario Garbuglia. Il 14 maggio 1962 iniziarono le riprese. Nelle settimane che le precedettero, Garbuglia si trovò a dirigere contemporaneamente diversi cantieri per le realizzazioni delle scene dell’ingresso dei garibaldini a Palermo, mentre allo stesso tempo si lavorava alla casa del principe a Boscogrande, alla sua residenza estiva di Donnafugata, a Ciminna, e all’osservatorio. Le costruzioni di Palermo, fra cui quella della Porta civica attraverso la quale irrompono le Camicie Rosse, furono completate nel giro di quindici giorni. In ventiquattro giorni vennero portati invece a termine i lavori alla villa Boscogrande che venne restaurata in molte sue parti, ricorrendo ad un vero e proprio esercito di stuccatori e decoratori: facciata, pavimenti e soffitti furono rimessi a nuovo, si dipinsero e si tappezzarono le pareti. Solo Palazzo Gangi, sempre a Palermo, dove fu girata la celebre scena del ballo, era in buono stato di conservazione e richiese solo pochi interventi scenografici. «Ma questo è niente in confronto a quello che abbiamo fatto a Ciminna», scrive Garbuglia nel La realizzazione in Il film ‘Il Gattopardo’ e la regia di Luchino Visconti del 1963. «Il paese era stato scelto perché la sua piazza, con la chiesa in fondo, corrispondeva “quasi” in tutto a quella dell’immaginaria Donnafugata, quel “quasi” sta per l’assenza di un piccolo particolare: mancava infatti il palazzo del principe di Salina. E il palazzo l’abbiamo fatto noi».
Come prevedeva il progetto di Garbuglia a circa un metro di distanza dagli edifici più o meno moderni che sorgono a destra della Matrice fu innalzata la facciata del palazzo Salina. Ci vollero quarantacinque giorni di lavoro, superando difficoltà di ogni genere. Anche la piazza di Ciminna venne rifatta e una pavimentazione più antica sostituì il moderno asfalto.
Dalla presentazione del libro: Ciminna il set de “Il Gattopardo” 50 anni dopo (1963-2013)
Ho conosciuto Luchino Visconti a casa di Suso D’Amico nel 1959. Assieme a Suso lavorava allora allo script di Rocco e suoi fratelli. L’aristocrazia ai tempi della gioventù di Luchino aveva una unità di comportamento che ne costituiva l’aspetto classista. Il rapporto fra i suoi membri era diretto, l’appartenenza comune stabiliva subito una rete di sottintesi. Quando dopo Rocco il regista si dedicò al Gattopardo divenni una sorta di suo referente per l’autenticità delle testimonianze. La fedeltà ai luoghi avrebbe voluto che le scene del palazzo di Donnafugata fossero girate a Palma Montechiaro, il feudo dei Tomasi. Ma Palma era allora attraversata dalla strada nazionale Agrigento Gela e questo rendeva il progetto impossibile. Avevo visitato molti centri della provincia di Palermo e fra tutti indicai alla produzione Ciminna. Salvo il palazzo padronale, il paese aveva tutti requisiti richiesti. Lo si raggiungeva allora come ora attraverso una strada provinciale. E questo l’aveva conservato estraneo alla nuova edilizia che cominciava già a diffondersi. Citando un passo dalla scena della caccia la campagna di Ciminna era quella di “sempre”(…) Ed altrettanto di sempre sembrava il paese scosceso ed arroccato con alcune stupendi monumenti dal quattro al settecento, e come a Palma particolarmente segregati, provinciali, monumenti artigianali rispetto a quelli di Palermo, che respiravano allora più di ora una loro particolare, cordiale identità. Questa arcaicità dei luoghi attrasse Visconti.
Gioacchino Lanza Tomasi, Professore di Storia della musica
Dalla presentazione del libro: Ciminna il set de “Il Gattopardo” 50 anni dopo (1963-2013)
Ci sono autentici capolavori che si impongono nella storia di un’arte e segnano in maniera particolare i luoghi in cui vengono realizzati. Uno di questi è sicuramente il film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e il paese, trasformato per circa tre mesi nella Donnafugata del celebre libro, è Ciminna, un piccolo centro nell’entroterra della Sicilia. Il film, uscito nel 1963, rappresentò uno dei più grandi trionfi del cinema italiano, lanciando una delle raffigurazioni più forti e influenti dell’Isola. E non sempre positiva. La pellicola, infatti, insieme al romanzo, ha contribuito a dare un’idea della Sicilia inerte, inamovibile, irredimibile, il cui tratto negativo del “cambiare tutto per non cambiare niente”, ha fornito spesso la peggiore immagine della nostra terra. Ma il film è impareggiabile nell’offrire uno spaccato della Sicilia dell’epoca, nel raccontare un mondo scomparso, fotografato in uno dei momenti epocali di trapasso da un regime ad un altro. “Il Gattopardo” è un capolavoro destinato all’immortalità, anche grazie al recente restauro sponsorizzato da Gucci e curato da The Film Foundation di Martin Scorsese. E gli stessi luoghi legati alla sua produzione in qualche modo lo sono. Per Ciminna “Il Gattopardo” può sicuramente rappresentare una occasione per far riscoprire un paese che con la ricchezza dei suoi monumenti, con il suo clima ameno e il paesaggio per molta parte ancora incontaminato (cose che tanto affascinarono Luchino Visconti) può offrire al visitatore tante suggestioni. E alla gente del paese altre opportunità e altre prospettive che non sia alla lunga il suo semplice ed inevitabile abbandono.
Alfonso Lo Cascio, Presidenza regionale SiciliAntica
Commenti
Posta un commento
NEBRODI E DINTORNI © Le cose e i fatti visti dai Nebrodi, oltre i Nebrodi. Blog, testata giornalistica registrata al tribunale il 12/3/1992.
La redazione si riserva il diritto di rivedere o bloccare completamente i commenti sul blog. I commenti pubblicati non riflettono le opinioni della testata ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento.