Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

ATTILIO MANCA, LUMIA (PD): “SUL CASO MANCA NON SI SPENGA LA LUCE DELLA GIUSTIZIA”

Roma, 08 aprile 2015 – “Sul caso Attilio Manca non si spenga la luce della giustizia. Bisogna fare chiarezza. La Procura di Roma e la Commissione parlamentare antimafia possono andare fino in fondo e valutare tutti gli aspetti che i familiari, l’avvocato Fabio Repici e l’avvocato Antonio Ingroia hanno sollevato per giungere alla verità”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia a margine dell’audizione in Commissione parlamentare antimafia dell’avvocato Antonio Ingroia.
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Viterbo, ore 11:00 del 12 febbraio 2004. Un uomo riverso sul letto. Per terra una pozza di sangue. Nel braccio sinistro due buchi. A pochi metri due siringhe da insulina. Il cadavere è quello di Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si tratti di un decesso per overdose, causato dall’assunzione di eroina, alcol e tranquillanti. Peccato che il giovane medico sia un mancino puro. Quei buchi dunque si trovano sul braccio sbagliato. Tutti i suoi colleghi escludono che Attilio facesse uso di droga. Solo gli «amici» siciliani accusano il giovane, ormai morto, di essere un eroinomane.

Troppe le cose che non tornano in questa storia. Per i familiari si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza – durata più di 40 anni –, secondo i magistrati di Palermo, fu favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l’intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria.

“Un suicidio di mafia. La strana morte di Attilio Manca” (Castelvecchi Editore) di Luciano Mirone sarà presentato sabato 7 febbraio alle ore 17:30 nel salone degli Specchi della Provincia. Dialogheranno con l’autore Sebastiano Ardita, Magistrato della Procura della Repubblica Messina, Francesco D’Uva, deputato al Parlamento, Enzo Guarnera, avvocato, Gianluca Manca, avvocato, fratello di Attilio, Saverio Masi, maresciallo dei carabinieri. I lavori saranno moderati da Saro Visicaro. Il Feltrinelli Point Messina curerà il desk libri. Durante l’incontro sarà presentato anche “BIBLIO’ Attilio Manca”, centro promosso dall’Osservatorio Diritti Lucia Natoli.

Quella raccontata da Mirone in questo libro è una vicenda intricata e incredibile, piena di colpi di scena e di omissioni investigative, di chiamate misteriosamente sparite dai tabulati telefonici e di strani silenzi. Una trama che porta in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto, dove la mafia ha già ucciso un giornalista, Beppe Alfano, e costruito il telecomando utilizzato per la strage di Capaci. Ma è anche la storia di un dolore immenso: quello dei familiari di Attilio Manca che ancora oggi reclamano verità e giustizia. Un’inchiesta avvincente, che cerca di fare luce su uno dei casi più clamorosi dell’ultimo decennio.

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