Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

LEONARDO SCIASCIA: “LA MAFIA SI COMBATTE COL DIRITTO, NON CON I CORTEI”

A Leonardo Sciascia è dedicato lo speciale “Se la memoria ha futuro”, con Paolo Mieli, in onda martedì 25 agosto alle 21.30 su Rai Storia. Il documentario ripercorre la sua storia, dagli anni del fascismo al dopoguerra, dai primi romanzi fino alle polemiche sull’antimafia e alle grandi battaglie intellettuali per una giustizia “giusta”

24/08/2015 - È stato il primo a raccontare cos’era la mafia e ha anche proposto come combatterla e sconfiggerla, senza mai dimenticare il valore della giustizia e della libertà, senza mai arrendersi all’arroganza del potere. A Leonardo Sciascia, uno dei più importanti intellettuali europei del Novecento, è dedicato lo speciale “Se la memoria ha futuro” proposto da “Italiani”, con Paolo Mieli, in onda martedì 25 agosto alle 21.30 su Rai Storia. Il documentario ripercorre la sua storia, dagli anni del fascismo al dopoguerra, dai primi romanzi che raccontano la mafia agli italiani agli editoriali corrosivi e scomodi del “Corriere della sera”, fino alle polemiche sull’antimafia e alle grandi battaglie intellettuali per una giustizia “giusta”.

“La mafia si combatte non con la tensione delle sirene, dei cortei e della terribilità. La mafia si combatte col diritto” scriveva Sciascia negli anni della reazione del Paese all’offensiva scatenata dalla mafia tra il 1978 e il 1983, preoccupato di difendere i principi democratici più importanti, quelli su cui si fonda lo Stato, e di non sacrificarli all’emergenza. Parole spiazzanti e controcorrente che paiono demolire i miti che lui stesso aveva contribuito a creare. Uno di questi è il carabiniere protagonista del celebre racconto “Il Giorno della Civetta” che tanto assomigliava al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, l’ufficiale incorruttibile arrivato dal nord per sconfiggere Cosa Nostra e ucciso in un agguato mafioso nel settembre 1982. Sciascia è stato un narratore capace di anticipare nella finzione, la logica spietata del crimine, un intellettuale lucido, intento a coltivare un senso più profondo della giustizia, contro ogni ipocrisia del potere. Ma anche un politico tenace, scomodo, deciso a impegnarsi in prima persona per far chiarezza sulle vicende oscure della storia.

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