Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

UNIVERSITÀ IN ITALIA UN FALLIMENTO, LA REGIONE SICILIA SPOSTA LE RISORSE SULLE RISERVE NATURALI

"L’università in declino: studenti in fuga e tasse sempre più alte" è il titolo dell'articolo pubblicato da La Stampa di oggi a firma di Giacomo Galeazzi, Ilario Lombardo, secondi i cui studi "dal 2004 in Italia si sono perse 66 mila matricole, il crollo più sensibile nelle isole e al Sud: siamo stati gli unici in Europa a tagliare risorse e borse di studio durante la crisi"

12/06/2016 - Scrivono Giacomo Galeazzi, Ilario Lombardo su La Stampa di oggi, “nel Sud Italia si laurea meno del 20% dei giovani, numeri che in Puglia e Sicilia si fermano al 14%, esattamente quanto l’Indonesia e il Sudafrica. Per capire la malattia che ha svuotato le aule universitarie in tutto il Paese si può partire da tante angolazioni: la crisi, il lavoro che langue, lo scarso appeal delle lauree tradizionali o l’affermarsi di corsi alternativi più professionalizzanti. Ma quello che forse ha pesato di più è il decennale disimpegno dello Stato”.

"Quali sono, allora, i motivi di questa fuga?", si chiedo Galeazzi e Lombardo. Ed ecco la risposta:

"Miopia dei governi, sacche di resistenza nelle accademie sempre più distanti da un mondo scosso da innovazioni continue, baronie e piccinerie burocratiche, sfiducia crescente delle famiglie verso il tradizionale pezzo di carta in un momento in cui le spese vanno razionalizzate e lo Stato non ti dà una mano per far studiare i tuoi figli. «Ma a incidere di più è stato il combinato disposto di crisi economica e aumento delle tasse universitarie che in Italia è stato il più alto d’Europa».

L’Italia, impossibilitata a raggiungere entro il 2020 l’obiettivo europeo del 40% di laureati, ha dovuto ridimensionare il traguardo al 26%. È l’ammissione di un fallimento.


"In Italia esiste anche una strana figura di studente che è l’«idoneo non beneficiario». Sono il 25% dei meritevoli che però non percepiscono un euro. In Sicilia e in altre regioni del Sud la proporzione è ribaltata: tre aventi diritto su quattro non ottengono la borsa. Mentre in altre regioni il 100% degli idonei incassa il dovuto. A garantire il diritto allo studio dovrebbero essere gli appositi enti, che invece dalla Sardegna alla Sicilia alle Marche vengono continuamente investiti da inchieste giudiziarie e commissariamenti. ".


"Ma le contraddizioni non finiscono qui. L’altra parte del diritto allo studio la pagano le Regioni con stanziamenti propri. E così ognuno fa come gli pare. La Campania governata da Stefano Caldoro è stata costretta dai giudici a restituire agli studenti i soldi dovuti che aveva dirottato in altri capitoli di spesa. Neanche un mese fa la Regione Sicilia, invece, ha provato a spostare quelle risorse sulle riserve naturali. «I governatori rispondono a logiche politiche: perché spendere soldi per gli studenti se non porta nessun consenso politico?» dice Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. ".

"Se l’università soffre, la mobilità sociale si blocca: «Già era ridotta in Italia, il forte calo delle immatricolazioni al Sud peggiora le cose» spiega Francesco Ferrante, docente alla Luiss e pro-rettore al Job placement a Cassino. Ferrante parla di «fattori culturali e barriere psicologiche»: gli italiani, «soprattutto nelle famiglie meno istruite, sembrano non credere più nell’università come strumento di avanzamento sociale». "

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