Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

AGROMAFIE: TERRENI CONFISCATI ALLA MAFIA, PER IL 14% IN SICILIA

Il quinto rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato a Roma oggi, martedì 14 marzo 2017, al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi. Deliberata la destinazione di 140 terreni confiscati ai sodalizi criminali, ubicati per il 48% in Puglia, il 33% in Calabria, il 14% in Sicilia. Sono 29.689 i terreni rientranti nella disponibilità di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata; oltre il 40% di questi risulta

Roma, 14 marzo 2017 -  Il volume d'affari complessivo annuale dell'agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno. E’ quanto è emerso alla presentazione del quinto Rapporto #Agromafie2017 elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nel quale si evidenzia che tale stima rimane, con tutta probabilità, ancora largamente approssimativa per difetto, perché restano inevitabilmente fuori i proventi derivanti da operazioni condotte “estero su estero” dalle organizzazioni criminali, gli investimenti effettuati in diverse parti del mondo, le attività speculative poste in essere attraverso la creazione di fondi di investimento operanti nelle diverse piazze finanziarie, il trasferimento formalmente legale di fondi attraverso i money transfer in collaborazione con fiduciarie anonime e la cosiddetta banca di “tramitazione”, che veicola il denaro verso la sua destinazione finale. La filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito “militare” per vestire il “doppiopetto” e il “colletto bianco”, come si diceva un tempo, riuscendo così a scoprire e meglio gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza 3.0.

Nei primi sei mesi del 2016 il Consiglio Direttivo dell’ANBSC ha deliberato la destinazione di 140 terreni ubicati per il 48% in Puglia, il 33% in Calabria, il 14% in Sicilia, il restante 4% in Campania e 1% in Piemonte. Quasi totalità dei terreni confiscati ai sodalizi criminali si trovano nelle quattro regioni italiane a forte connotazione mafiosa. Il trend è confermato dai dati contenuti nel “Portale Unico della Georeferenziazione”, una piattaforma web, autonomamente gestita dallo Scico (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza) che consente di rappresentare, su mappe geografiche, le informazioni conferite dai Gruppi Investigazione Criminalità Organizzata e raccolte a livello centrale. Sono 29.689 i terreni rientranti nella disponibilità di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata; oltre il 40% di questi risultano concentrati in Sicilia, mentre la restante parte riguarda soprattutto Calabria (20,4%), Puglia (20,4%) e Campania (9,4%). E’ quanto è emerso alla presentazione del quinto Rapporto Agromafie 2017 elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

Sul fronte della filiera agroalimentare le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto. Nel 2016 si è registrata un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo nostrano dove quasi quotidianamente ci sono furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali con un ritorno prepotente dell’abigeato. Non si tratta più soltanto di “ladri di polli” quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole, con furti di interi carichi di olio o frutta, depositi di vino o altri prodotti come file di alveari, intere mandrie o trattori caricati su rimorchi di grandi dimensioni.

A questi reati contro l’agricoltura, secondo il Rapporto Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, si affiancano racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione nelle campagne mentre nelle città, silenziosamente, i tradizionali fruttivendoli e i nostri fiorai sono quasi completamente scomparsi, sostituiti i primi da egiziani e i secondi da indiani e pakistani che, pur sapendo proferire a stento poche frasi compiute in italiano, controllano ormai gran parte delle rivendite attive sul territorio.

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