Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

ROSARIO LIVATINO: NESSUNA BARBARIE FERMERÀ UOMINI E DONNE CHE CREDONO NELLA GIUSTIZIA

 19/07/2017 - E’ stata danneggiata la stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori del giudice Rosario Livatino. Il giudice Rosario Livatino, aveva solo 38 anni il 21settembre 1990 quando fu ucciso da quattro sicari della Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa nemica di Cosa Nostra. Il giudice Livatino si stava recando in auto in tribunale attraversando la SS 640 Agrigento-Caltanissetta senza scorta. Grazie a un testimone i colpevoli furono individuati e condannati: quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina.
Il Card.Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, dopo avere appreso dell'oltraggio perpetrato da ignoti alla stele del giudice Rosario Livatino ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Come cristiani e come cittadini ci sentiamo offesi e addolorati per il gesto compiuto a danno della stele che ricorda il sacrificio di sangue che il Giudice Livatino ha pagato nel 1990. Alla barbarie della sua morte si è voluta aggiungere anche quella dell’oltraggio alla sua memoria, per tentare di eliminare ogni traccia che ricordasse un uomo che ha vissuto per la giustizia e per essa ha dato la vita.
Dietro il vile atto di infrangere il monumento al giudice di Canicattì si nasconde quella logica mafiosa che tanto male ha fatto al nostro territorio. Siamo consapevoli che ci sono ancora persone e sistemi di potere che lavorano per distruggere il bene, per danneggiare la dignità di tanti cittadini onesti e per impedire qualsiasi sviluppo della Sicilia.
A queste persone ripetiamo l’appello di Giovanni Paolo II: “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio”; a queste persone vogliamo dire con chiarezza che il loro modo di ragionare e di fare è fuori dal Vangelo e, pertanto, loro stessi sono fuori dalla chiesa; a queste persone vorremmo giungesse il grido di dolore di tanti genitori che – come quelli di Livatino – hanno dovuto piangere i loro figli innocenti, nella speranza che quelle lacrime li convincessero a fermarsi. Basta! Basta con i reati contro la giustizia! Basta con il sangue innocente! Basta con la cattiveria usata nei confronti di chi vuole lavorare onestamente! Basta!

L’offesa arrecata ieri alla memoria di Livatino ci spinge a recuperare con maggiore forza l’impegno a vivere e a testimoniare la giustizia. Nessuna barbarie fermerà la volontà di tanti uomini e donne di questa terra che credono nella giustizia. Con la forza umile che ci viene dal giudice Livatino desidero lanciare un appello a tutti: cerchiamo di essere noi un monumento vivente alla giustizia, al bene, al rispetto delle regole, all’amore. Come Livatino, nel posto in cui ci troviamo e nel lavoro che svolgiamo, impegniamoci ad essere persone giuste, corrette, integre; evitiamo ogni forma di compromesso con la mentalità mafiosa, ogni forma di omertà, di connivenza e di complicità con chi vuole dominare con il potere e l’ingiustizia. L’esempio che ci ha lasciato Livatino ci porti ad essere “affamati e assetati di giustizia”.

Solo così il suo esempio continuerà a vivere e la nostra testimonianza sarà la risposta più bella a quanti vogliono offendere la memoria delle persone giuste che hanno fatto grande la nostra terra.
Agrigento 19 Luglio 2017

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