Stop ai cellulari nelle scuole: la circolare del ministro Valditara sull’uso degli smartphone

Disposizioni in merito all’uso degli smartphone e del registro elettronico nel primo ciclo di istruzione – A.S.2024 -2025 18/06/2025 - Circolare Ministro Valditara – Disposizioni in merito all’uso degli smartphone e del registro elettronico nel primo ciclo di istruzione.  Si comunica che, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, sarà vietato l’utilizzo dei cellulari nelle classi delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, anche per le attività educative e didattiche.  Si prega pertanto di prendere visione della   nota prot. 5274 dell’11/07/2024   a firma del Ministro Prof. Giuseppe Valditara. Stop ai cellulari  nelle scuole, Gilistro (M5S Ars): “La circolare Valditara conferma che ci avevamo visto  giusto ”. Legge siciliana approdata in questi giorni alle Camere. Ora pressing a Roma”. PALERMO, 18/06/2025.   “La circolare del ministro  dell'Istruzione Valditara , che stoppa dal prossimo settembre i cellulari anche nelle scuole supe...

“VINAFAUSA”: IL CASO MANCA CHIUDE “IL CORTILE – TEATRO FESTIVAL” A MESSINA

“Vinafausa”di Simone Corso concluderà “Il Cortile – Teatro Festival” lunedì 31 luglio con replica il 1. agosto (ore 21). Regia di Michelangelo Maria Zanghì. La vicenda di Attilio Manca, il giovane urologo di Barcellona P.G. morto nel 2004 in circostanze ancora poco chiare, uno dei tanti “piccoli – grandi” casi di cronaca che s’intrecciano con gli ultimi vent’anni della nostra Storia

Messina, 27/07/2017 – Appuntamento nello spazio interno dello storico Palazzo Calapaj – D’Alcontres, una delle ragioni dello strepitoso successo del Festival. Con l’autore e il regista recita anche Francesco Natoli. Al centro tutti i misteri della morte dell’urologo Attilio Manca. “Vinafausa” di Simone Corso, interpretato dallo stesso Corso, da Francesco Natoli, e da Michelangelo Maria Zanghì che è anche il regista, chiuderà lunedì 31 luglio, alle ore 21 (con replica martedì 1. agosto) “Il Cortile – Teatro Festival”, la manifestazione di cui è direttore artistico Roberto Bonaventura con la collaborazione di Giuseppe Giamboi.
Il Festival ha avuto un successo che è andato oltre ogni previsione, costringendo ogni volta gli organizzatori ad approntare una seconda replica in fretta e in furia. Merito anche della splendida, e finora poco conosciuta, location del cortile del palazzo settecentesco Calapaj – D’Alcontres, in strada San Giacomo, accanto al Duomo.
«Sicuramente il successo è stato determinato da un concorso di circostanze – dice Bonaventura – ma si è dimostrato che a Messina c’è una domanda non piccola di un certo tipo di teatro, quello che affronta la realtà senza nascondere nulla, nel privato e nel pubblico, anche quando un velo di umorismo riesce a far sorridere gli spettatori».
“Vinafausa” – come è spiegato nelle note di autore e regista - non è una storia da raccontare, ma piuttosto un insieme di indizi che, messi insieme, indagano su chi siamo stati, chi siamo e chi vorremmo essere.

La vicenda di Attilio Manca, giovane urologo di Barcellona (Messina), morto nel 2004 in circostanze ancora poco chiare, è uno dei tanti “piccoli – grandi” casi di cronaca che s’intrecciano con gli ultimi vent’anni della nostra Storia. Attilio, brillante medico trentaquattrenne, fu trovato senza vita nel suo appartamento, a Viterbo, dove lavorava presso l’ospedale Belcolle, con due buchi nel braccio sinistro. Overdose si disse. Suicidio, subito dopo. Ma nonostante la (presunta) verità che è stata accertata nel corso delle indagini e del processo, affiorano dalla coscienza fantasmi che fanno rumore e che pongono altre domande, e propongono altre verità.

Troppe le cose che non tornano, troppi i sospetti, troppe le coincidenze; troppo sangue per essere davvero un suicidio. Forse la morte di Attilio, allora, non è solo uno dei tanti casi che rimangono con un alone di mistero, ma un tassello di qualcosa di più grande che ha fatto dell’Italia ciò che è oggi, della Storia un mistero, degli italiani di prima dei complici, degli italiani di oggi dei dimentichi.
Ma tutto sta in una scelta: bene o male. Non è così netta, non può esserlo, ma può nascere una consapevolezza anzitutto, prima dell’attesa, prima del non sapere. Sulla morte di Attilio Manca sembra gravare un'ombra nera, nerissima: Bernardo Provenzano.

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