Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

VESCOVO GIOMBANCO: “LA PAURA DEL DISOCCUPATO E DEL MIGRANTE”

 Gli auguri Natalizi alla Diocesi del Vescovo Mons. Guglielmo Giombanco
Patti, Natale 2017 - Carissimi Amici,
Sono lieto di rivolgere gli auguri per il Santo Natale a tutti voi. E’ la prima
volta che celebro il Natale con voi come Vescovo di questa bella Chiesa diocesana e
sono felice di condividere con voi questa festa di gioia e di speranza.
Siamo a Natale, sempre caro e sempre atteso, e nei nostri cuori risuonano
ancora una volta le parole che l’Angelo rivolse ai pastori nella Notte di Natale: «
Non temete, vi annunzio una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore. Andate a
Betlemme!» Sono queste le parole che risuonano nel cuore della notte di Natale
prima di annunziare il messaggio rivoluzionario. E’ un invito che riguarda gli uomini
in tutti i tempi e i luoghi.

Noi tutti viviamo nel timore, nella paura, nell’angoscia. Vi sono timori d’ogni
specie, per ogni età e per ogni categoria: c’è il timore per la salute, così facilmente
esposta alle devastazioni da malattie incurabili calamità della nostra epoca di fulgidi
progressi. C’è la paura di aggressioni di violenze, di un terrorismo fondamentalista,
cieco e folle che dissemina morte, angoscia e smarrimento. C’è la paura di chi è
disoccupato e quella del migrante in cerca di dignità, di libertà, di lavoro e di pane.
Vi sono innumerevoli paure di fronte a un avvenire che presenta contorni incerti per
tante famiglie perché manca loro il necessario per vivere, la sofferenza dei giovani
che esitano a impegnarsi perché non intravedono nel futuro prospettive di vita;
l’emarginazione e la solitudine degli anziani, il peso schiacciante delle responsabilità
di chi ha il dovere di prendere decisioni.

A tutte queste forme di paura l’Angelo del Signore la Notte di Natale è inviato
a ripetere: « Non temete! Fatevi coraggio!». Dio ha mantenuto la sua promessa
perché è un Dio fedele e vuole gli uomini felici. Ma cosa significa nel terzo millennio
essere felici! La felicità è un esigenza che accomuna tutti, credenti e non credenti. La
ricerca della felicità è inserita nelle Costituzioni tra i diritti fondamentali degli
uomini. Ma allora, perché cosi pochi sono veramente felici, e anche quelli che lo
sono, lo sono per così poco tempo?

Forse la ragione principale è questa: nella scalata della felicità sbagliamo versante, scegliamo un versante che non porta alla vetta. La Rivelazione ci dice che la vera felicità dell’uomo consiste nell’unione con Dio, perché Dio è la felicità dell’uomo. L’incontro con Dio, in un bambino fragile,
accende nel cuore la speranza che dona luminosità alla vita.

Perché Natale è una festa di luce e di speranza!
La speranza dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno
nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché ritrasformi e diventi ciò che
gli è promesso che diventerà.

La visione del nostro tempo presenta un vissuto esistenziale nel quale si è
rotta non solo l’unità di un mondo, di un modello culturale, ma si è rotta, in modo più
fondamentale, anche l’unità della persona.

La protagonista Cristiana, in uno dei testi teatrali del filosofo e drammaturgo
G. Marcel nell’opera «Il Mondo in frantumi», mette in evidenza la realtà di un
mondo, il suo, e quello degli altri, che è sempre in frantumi, non c’è più un centro,
non c’è più neanche vita:
«Cristiana dice: Non hai l’impressione, qualche volta, che noi viviamo…
se questo può chiamarsi vivere… in un mondo rotto? Sì rotto, come un
orologio rotto. La molla non funziona più. Apparentemente non c’è niente
di cambiato. Tutto è perfettamente a posto. Ma se si porta l’orologio
all’orecchio… non si sente più niente. Capisci, il mondo, ciò che noi
chiamiamo il mondo, il mondo degli uomini…una volta doveva avere un
cuore. Ma si direbbe che questo cuore ha cessato di battere…».

Un cuore che ha cessato di battere dice la mancanza di vita e di speranza.
Tornare a sperare vuol dire porre le condizioni perché questo cuore riprenda a battere
di nuovo… un cuore cioè capace di pensare, un cuore capace di sentire e di amare.
Il Natale di Cristo chiede una vera e propria rivoluzione: la rivoluzione
interiore del nostro cuore, dei nostri pensieri, delle nostre decisioni. Ed è da questa
rivoluzione interiore che scaturirà, possente e vittoriosa, la gioia di vivere in pienezza
la vita, come dono di Dio e frutto del nostro impegno.
Lasciamoci quindi prendere per mano dai pastori, nostri modelli ed amici; loro
sanno perché ci dicono: «Andiamo a Betlemme!».

Auguri amici, anche a voi che ci seguite da lontano, auguri cari fratelli e sorelle
visitate dalla sofferenza, auguri famiglie, che pur tra tante difficoltà, accogliete il
dono della vita.
A tutti auguro, con un grande abbraccio fraterno, che la gioia del Natale invada
i vostri cuori.

Buona Natale!
+ Guglielmo, Vescovo

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