Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

CASO ANTOCI E SISTEMA MONTANTE: REPORT, BABBARÌE E MASCARIATORI

Un resoconto sintetico della puntata di Report di Sigfrido Ranucci (Rai3) del 29 aprile 2019, sul "Sistema Montante". L'inchiesta, realizzata da Paolo Mondani con la collaborazione di Norma Ferrara, ha affrontato il tema della Mafia dei Pascoli.

08/05/2019 - La Commissione Antimafia siciliana ha deciso oggi di avviare due nuove indagini. Una prima, sul rapporto mafia-politica, con particolare attenzione alla permeabilità delle istituzioni e delle amministrazioni siciliane, e la seconda sull'attentato all'ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Quella sull'attentato all'ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, scaturisce anche dalle diverse indagini tuttora aperte e dai numerosi elementi di opacità che si sono condensati negli ultimi mesi attorno a questa vicenda, anche in seguito alla puntata di Report del 29 aprile 2019.

Appreso che anche la Commissione Regionale Antimafia, presieduta dall’On. Claudio Fava si occuperà, dopo quella Nazionale, dell’attentato ad Antoci e dunque della mafia dei Pascoli, lo stesso Antoci, con una nota ha detto:

“Apprendo con piacere che finalmente anche la Commissione Regionale Antimafia, dopo quella Nazionale, si occuperà della grave vicenda che mi ha colpito e che ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia . Fino a questo momento, sono passati ben tre anni da quella maledetta notte, non ero mai stato invitato in audizione e il fatto che si sia deciso adesso di attivare questo percorso d’indagine e la relativa trattazione della mafia dei pascoli, mi rassicura e mi conferma l’attenzione su questo tema. E per tale motivo che ringrazio il Presidente Fava e i componenti della Commissione per il lavoro che svolgono".

Ma ecco un resoconto sintetico della puntata di Report di Sigfrido Ranucci (Rai3) del 29 aprile 2019 sul "Sistema Montante". L'inchiesta, realizzata da Paolo Mondani con la collaborazione di Norma Ferrara, ha affrontato il tema della Mafia dei Pascoli.

PAOLO MONDANI (fuori campo): «Un codice che ci rimanda alla mafia dei pascoli, quella del parco dei Nebrodi che specula sui fondi europei dell’agricoltura. Una partita che in Sicilia vale 2,3 miliardi di euro. Nel 2015 il protocollo di Giuseppe Antoci già presidente del Parco obbliga alla certificazione antimafia anche i contributi sotto la soglia dei 150 mila euro. Per la mafia è un colpo e Antoci subisce un attentato. Il più efferato dopo le stragi di mafia del ’92. Tre fucilate sull’auto blindata, di notte, mentre attraversava i Nebrodi. Ma non vengono scoperti né gli autori né i mandanti. E la procura di Messina ha archiviato la posizione di 14 pregiudicati».

SIGFRIDO RANUCCI (in studio): «L’inchiesta principale di questa sera che invece è dedicata all’apostolo antimafia, erroneamente apostolo antimafia, Antonello Montante. Ex numero due di Confindustria nazionale, numero uno di Confindustria Sicilia, nominato da Emma Marcegaglia. Il più giovane Cavaliere del lavoro della storia del nostro Paese. Ha prodotto ammortizzatori per pullman, torroncini, biciclette. Ecco pochi giorni fa i magistrati di Caltanissetta hanno chiesto per lui 10 anni di carcere. É accusato di corruzione, di aver messo in piedi una centrale di spionaggio, di aver creato dossier sulla vita privata, anche intima di giornalisti, magistrati, imprenditori e politici. É anche accusato di concorso esterno alla mafia. Lui, quel Montante, a cui Confindustria aveva affidato il vessillo della legalità. Si è scoperto dopo che aveva anche la laurea falsa, falsa anche la fabbrica, vecchia fabbrica, di biciclette della legalità, così lui le aveva chiamate. Le aveva regalate allo scrittore Camilleri, al suo amico Fiorello, una l’aveva data anche al presidente Napolitano».

Paolo Mondani (Report): “Nel 2015 il protocollo di Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi, obbliga alla certificazione antimafia anche per i contributi sotto la soglia del 150 mila euro. Per la mafia è un colpo e Antoci subisce un attentato, il più efferato dopo le stragi di mafia del ‘92. Tre fucilate sull'auto blindata, di notte, mentre attraversava i Nebrodi. Ma non vengono scoperti né gli autori né i mandanti e la Procura di Messina ha archiviato la posizione di 14 pregiudicati”.

Paolo Mondani ad Antoci: «Il 18 maggio del 2016 lei subisce l’attentato famoso. La mafia quando vuole colpisce e non fallisce. Qui fallisce, perché?».

Giuseppe Antoci (ex presidente del Parco dei Nebrodi): «La mafia non aveva sbagliato. Quell'attentato è tecnicamente riuscito, purtroppo».

Paolo Mondani (Report): «Tra i 14 pregiudicati archiviati c’è Giuseppe Foti Belligambi…».

Foti Belligambi (allevatore): «Con chi parlavi parlavi, nel paese, fuori del paese…, si parla di politica. E questo attentato, secondo tutte le persone, le nostre opinioni, poteva essere un attentato falso…».

Paolo Mondani a Mario Ceraolo: «L’allora procuratore di Messina Lo Forte, immediatamente dopo l’attentato, le chiese  di sentire le sue fonti in ambito mafioso, soprattutto quelle della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto, che è la cosca più importante della zona».

Mario Ceraolo (Avvocato - Ex Vice Questore di Polizia): «Si, e la risposta è stata, come dire, abbastanza unanime, nel senso che tutte le fonti hanno riferito che la mafia in quell'attentato non c’entrava nulla, che si trattava di una ‘babbarìa’, l’hanno definita, e che era collegata con la politica. Dice… E’ stata la politica, è la politica…».

Giuseppe Antoci: «Purtroppo a volte, oltre che combattere la mafia si devono combattere zelanti ‘mascariatori’».

Paolo Mondani (voce fuori campo): «Il fango cresce tra le domande rimaste senza risposta. Chi ha ordinato veramente quell’attentato? Perché per un fatto di questa gravità le indagini si sono fermate? Perché Antoci, uomo di Crocetta e Lumia, nominato sul campo responsabile legalità del PD, non parla mai del caso Montante? La stagione dell’antimafia di Montante imbarazza e tappa le bocche di molti. Ma il sindaco di Troina, Fabio Venezia, il vero ispiratore del protocollo Antoci e della lotta alla mafia dei Nebrodi, parla chiaro».

Fabio Venezia (sindaco di Troina): «Io credo che il movimento antimafia in questo momento in Sicilia abbia raggiunto proprio un livello bassissimo. E la domanda che sorge spontanea è se, forse, negli ultimi anni abbia fatto più danni l’antimafia che la mafia stessa, in questa maledetta terra di Sicilia».

Sigfrido Ranucci (Report): «Un’antimafia nata sull’onda dell’orrore provocato dalle stragi degli anni ’90. Montante la infiltra e la inquina. Secondo la Commissione Antimafia siciliana sarebbe stato il gestore occulto di un governo parallelo. E avrebbe utilizzato dei metodi che ricordano quelli della P2. Ma è stato solo frutto della propria abilità, cioè di Montante, tutto questo, oppure Montante è un personaggio creato ad arte per alimentare una falsa rivoluzione antimafia? Il sospetto viene vista la rete di amicizie e anche la protezione di cui ha potuto godere Montante. Lo stretto rapporto con l’ex presidente della Commissione Antimafia, ex senatore PD, Giuseppe Lumia, oppure quando c’è stato il momento di correre in suo aiuto per via delle indagini, sono accorsi l’ex presidente del senato, Forza Italia, Renato Schifani e l’ex direttore del Servizio di Sicurezza Civile, generale Esposito. E poi c’è Alfano. Alfano, ex ministro della giustizia, ex ministro dell’interno, avrebbe avuto qualche strumento per capire chi era realmente Montante. E invece poi lo fa entrate anche nella gestione dei Beni confiscati alla mafia. E quando è stato audito dalla Commissione Antimafia, Alfano ha detto “non ricordo”. E Taormina, l’avvocato, molto duro dice: “O è un cretino oppure ha fatto come fanno i topi che scappano nelle fogne”. Quello che è certo però è che i magistrati sospettano che Montante abbia usato i suoi dossier e la sua centrale di spionaggio per ricattare e minacciare e accrescere il suo potere…».

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