Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

“IN CULO ALLA MAFIA. IGNAZIO CUTRÒ, UN TESTIMONE CHE HA CAMBIATO LE COSE” A MIRTO

Venerdì 16 Agosto presso Palazzo Cupane a Mirto (ME) si terrà la presentazione del libro “In culo alla mafia. Ignazio Cutrò, un testimone che ha cambiato le cose” edito da Caracò di Emanuele Cavallaro. Interverranno l’autore del libro, Emanuele Cavallaro, il procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Agrigento, Salvatore Vella ed il presidente dell’Associazione testimoni di giustizia, Ignazio Cutrò.

Mirto (Me), 15/08/2019 - Il 6 febbraio 2014, durante una conversazione con un allevatore, intercettata dalle forze dell’ordine, si delineava la leadership della famiglia di Bivona, attribuendola a Giuseppe Luciano Spoto, condannato a 19 anni e 8 mesi, e diceva di Cutrò: «Appena lo Stato si stanca che gli toglie la scorta poi vedi che poi...».
Nel processo, Ignazio Cutrò si è costituito parte civile e il Gup Marco Gaeta ha accolto la richiesta dell’ex imprenditore di Bivona, condannando tutti gli imputati al risarcimento.
Con delibera adottata dalla Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione, il 20 ottobre 2016, cioè circa 32 mesi dopo le parole di Nugara, è stata notificata a Cutrò la mancata proroga delle misure di protezione per lui e per la sua famiglia, con la revoca della scorta per i parenti. Cutrò, per sua scelta, decise di uscire dal programma di protezione per evitare che i suoi cari diventassero facile bersaglio di eventuali vendette.

«Con le condanne al processo Montagna - dice Cutrò - e l'utilizzo nell’istruttoria delle intercettazioni di Nugara del 2014, è chiaro a tutti che lo Stato sapeva, ma qualcuno nel 2016 ha comunque ritenuto opportuno dire che la mia famiglia non correva più nessun rischio. Voglio sapere, in base a quale criterio è stata decisa la revoca della scorta a mia moglie e ai miei due figli. La commissione centrale è un organo politico, cambiano i governi e mutano anche le forze, ma la tutela di un testimone di giustizia dovrebbe essere garantita sempre».

IL LIBRO
È un testimone di giustizia. Che non è un pentito. I pentiti sono degli ex mafiosi. I testimoni, invece, sono cittadini onesti che hanno denunciato la mafia e che per questo hanno messo a repentaglio la propria vita. Ignazio è il presidente dell'associazione testimoni di giustizia. Una associazione che non dovrebbe esistere, secondo qualcuno. Molti di loro vivono in località protetta, con nuove identità. Cutrò, invece, è rimasto piantato nella sua terra, tra le pesche di Bivona (AG) dove faceva l'imprenditore: lì dove qualcuno, a furia di incendi dolosi, voleva convincerlo ad arrendersi. Ignazio non si è arreso: si è battuto per i diritti dei testimoni e ha vinto battaglie importanti. Ora come non mai, non deve sentirsi solo.

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