Caccia al Coniglio selvatico sospesa in tutta la Sicilia: lo ha deciso ieri il TAR Palermo che,
accogliendo l’ennesimo ricorso di Legambiente LIPU e WWF, ha stabilito (ordinanza n.
2222/2020) che il decreto-truffa del 28 settembre dell'Assessore regionale all’Agricoltura on.
Edy Bandiera - con cui riapriva la caccia nonostante una prima sospensiva del medesimo TAR
sul Calendario venatorio - era assolutamente illegittimo perché posto in violazione dell'ordine
del giudice.
Palermo, 27/10/2020 - Un mese fa l’Assessore Bandiera, infatti, aveva emanato il decreto n. 102/Gab per adeguare il
Calendario venatorio all’ordinanza del 26 settembre del TAR che, come noto, aveva sospeso per
tutta la stagione la caccia al Coniglio, nonché l’uso del furetto, la caccia alla Volpe a settembre, la
caccia alle specie migratorie Pavoncella e Moriglione, l’abbattimento di Fagiano e Starna e la
caccia a gennaio alla Beccaccia. Ma tale decreto recepiva tutte le censure del Tribunale tranne
una, quella – appunto – sullo stop alla caccia al Coniglio! Con una solerzia degna di ben altre
cause, infatti, l’Assessore riapriva la caccia al piccolo mammifero in tutte le Province della Sicilia
(dove ormai presenta popolazioni drasticamente ridotte e subisce una pressione venatoria
eccessiva), in deflagrante e palese contrasto col dovere di rispettare la decisione del Giudice
amministrativo!
«Si è trattato di un decreto-truffa, di una gravissima violazione dell’ordinanza del TAR, di una
scandalosa assenza di rispetto istituzionale nei confronti della Magistratura – commentano
Legambiente, LIPU e WWF -: ormai non è più una questione “venatoria”, ma di rispetto della
legalità!
Questo decreto, con un’azzardata e testarda strumentalizzazione dei poteri
amministrativi, per un mese ha reso legale un atto di puro bracconaggio: l’abbattimento fino a 15
esemplari di Coniglio per ogni cacciatore siciliano, ovvero 382.935 animali. Evidentemente per
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l’Assessore Bandiera è prioritario tutelare le associazioni venatorie estremiste e tutti i loro
desideri, anche quelli illegali e contrari alle decisioni degli organi giudiziari. Da Assessore ed
amministratore pubblico – proseguono le tre organizzazioni ambientaliste - avrebbe dovuto
mantenere un atteggiamento super partes, equilibrato, rispettoso almeno delle decisioni dei
giudici ed avrebbe dovuto garantire il primario interesse pubblico della tutela della fauna invece
di ricercare il consenso della lobby dei cacciatori».
Nella nuova ordinanza,il TAR ha duramente stigmatizzato “la condotta dell’Assessorato Regionale
dell’Agricoltura successiva alle vicende processuali” laddove “nell’asserito intento di dare
immediata esecuzione al giudicato cautelare, avrebbe... illegittimamente autorizzato il prelievo
venatorio del Coniglio selvatico... in modo assolutamente identico al calendario impugnato”,
nonostante “l’acclarata mancanza di certezza scientifica e l’applicazione del principio di
precauzione disposta da questo TAR, principio al quale l’attività della P.A. regionale dovrebbe
spontaneamente aderire ed essere improntata”.
Il TAR, dunque, ha riconosciuto la volontà
dell'Assessore di aver adottato scientemente il decreto per "conseguire il risultato vietato" dal
giudice con l'ordinanza di settembre, condannando la Regione al pagamento di duemila euro di
spese processuali e rigettando tutte le contestazioni delle Associazioni venatorie.
Legambiente, LIPU e WWF hanno già dato mandato ai propri legali – Nicola Giudice ed
Antonella Bonanno del foro di Palermo – per intraprendere ulteriori iniziative in materia di
responsabilità personale per danno ambientale e per responsabilità erariale derivante
dall’emanazione di provvedimenti che, in difformità delle leggi e dei giudicati Amministrativi,
costituiscono causa di irreversibili danni al patrimonio faunistico ed all’ecosistema.
Nel
contempo, le Associazioni lamentano che, ancora una volta, in Sicilia l’unico modo per ottenere il
rispetto delle leggi e delle indicazioni scientifiche in materia di caccia sia quello di ricorrere alla
carta da bollo ed all’autorità giudiziaria, di fronte ad un’Amministrazione regionale totalmente
refrattaria a questi basilari principi e ad una grossa fetta di Associazioni venatorie che fanno finta
di non vedere questo problema di fondo preferendo aizzare i cacciatori contro le Associazioni
ambientaliste, colpevoli di tutti i guai sempre e comunque.
Palermo, 27 ottobre 2020
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