Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

La «Filastrocca di San Martino» di Mimmo Mòllica, dedicata ai migranti

La «Filastrocca di San Martino» di Mimmo Mòllica è dedicata al patrono dei mendicanti e dei migranti. Nato in Ungheria ma cresciuto a Pavia, Martino secondo il racconto popolare, incontrando un mendicante stremato dal freddo gli donò metà del suo mantello. Quel mendicante era Gesù. Subito il cielo si illuminò e il sole apparve, scaldando gli uomini e la terra e fu «l'Estate di San Martino». L'11 novembre così si festeggiano San Martino e il vino novello. Secondo la leggenda, «l'Estate di San Martino» torna ogni anno nei giorni di novembre, quando l'autunno e il primo freddo cedono il posto alle belle giornate di sole e matura il vino nuovo. Da ciò il detto popolare: «A San Martino ogni mosto è vino». Ascolta>>

«Filastrocca di San Martino» di Mimmo Mòllica

Martino era un agiato
figlio di borghesia,
in Italia mandato
dal Regno d'Ungheria
per diventar soldato,
formandosi a Pavia.

Martino non amava
combatter con le armi,
così lontano andava,
lontano dai gendarmi.

Un giorno freddo e cupo,
l'undici di novembre,
con un tempo da lupo
(sembrava già dicembre),
mentre a cavallo andava
vide un uomo tremante,
sfinito e barcollante,
nudo e senza mantello,
nei pressi di un ruscello.

Si impietosì Martino
e la spada sguainò,
pensando "poverino"
e il mantello in due tagliò,
dopo gli andò vicino
e metà gliene donò.

Subito un sole giallo
rese il cielo splendente,
San Martino a cavallo
apparve rilucente.

L'allegro pettirosso
si mise a cinguettare
e il povero commosso
si cominciò a scaldare.

Novembre adesso è mite:
estate di San Martino,
quando cresce la vite
e il mosto è già nel tino.

Quella notte a Martino
venne in sogno Gesù,
poiché donò il mantello
al povero quaggiù.

Gesù era il poverello
che Martino incontrò
e con il suo mantello
lo accolse e lo scaldò.

Ogni anno sin d'allora,
il giorno di San Martino
la luce dell'aurora
splende sul biancospino
e il pettirosso vola,
belando l'agnellino
il povero consola.

Festa è nelle campagne
si brinda al caldo inverno,
caldarroste e castagne,
frutti del Padreterno.

Il sole dell'inverno
riscalda il pellegrino
ed ogni mosto è vino,
«evviva San Martino».

Mimmo Mòllica ©
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San Martino è «protettore dei migranti», in un’epoca in cui richiedenti asilo e persone perseguitate dalle guerre, dalla miseria e dalla violenza affrontano, nude e senza mantello, pericolosi e drammatici viaggi per mare e per terra. E donare loro "mezzo mantello" è segno di compassione, solidarietà e fratellanza.

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