Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

Ignazio Buttitta, un grande poeta contro il fascismo

Oggi, 19 settembre 2022, avrebbe compiuto 123 anni il poeta Ignazio Buttitta, nato a Bagheria il 19 settembre 1899 e là morto il 5 aprile 1997. Conosciuto in Sicilia come nel resto d'Italia e all’estero, le sue opere sono state tradotte in Francia, Spagna, Grecia, Romania, Cina, Russia. Buttitta è stato un convinto e strenuo antifascista, ha scritto contro la mafia e contro la classe politica corrotta.


19 sett 2022 – Ignazio Buttitta aveva 20 anni quando capeggiò una sommossa popolare contro l'imposizione dei dazi comunali e il cosiddetto 'Comune chiuso'. Tutte le garitte daziarie di Bagheria e dintorni furono incendiate in un solo giorno di violenze, da diecimila contadini. In quella occasione Buttitta, appena ventenne, conobbe Renato Guttuso, che aveva solo 10 anni.
Nel 1943 il poeta lasciò in fretta Bagheria per stabilirsi a Codogno, dove acquistò una casa e vi sistemò la famiglia: la moglie Angelina Isaja, maestra elementare, e i figli Flora, Aurora e Nino. L'altro figlio, Pietro, rimase col fratello del poeta, Turiddu, che aveva detto: “Io Pietro me lo tengo qua, qualunque cosa accada".
La casa di Codogno era grande e aveva il giardino. Nella soffitta di casa Buttitta, sul pavimento, c'era la sabbia di mare: “L'aveva portata mio padre, per non sentire il distacco da Bagheria”, racconta la figlia Aurora.

Tornato in Sicilia Ignazio Buttitta trovò i suoi magazzini saccheggiati e i suoi ex lavoranti arricchiti.
In Sicilia aveva aderito al PSI, fondando a Bagheria un Circolo culturale intitolato a Filippo Turati. Nel 1928 Buttitta pubblicò e diresse il giornale «La Trazzera», fino a che la censura fascista non ne decretò la chiusura. 
Scoppiata la guerra, nel biennio 1944-1945, Buttitta prese parte alla lotta partigiana nelle Brigate Matteotti, di ispirazione socialista, riavvicinandosi al PSI. Fu arrestato due volte.

Nel 1952 gli venne assegnato il Premio Viareggio, con la raccolta «Io faccio il poeta», tradotta in varie lingue. Nel 1947 Ignazio Buttitta scrive sulla strage di Portella delle Ginestre, la pagina più nera della storia del bandito Giuliano: la sua banda sparò sui contadini per ordine di mandanti mafiosi, allo scopo di bloccare le lotte per la riforma agraria.
Nel 1955 fece costruire la sua bella casa di Aspra, località marina di Bagheria, per vivere come un patriarca, di fronte al mare di Palermo, che fu luogo d'incontro di uomini provenienti da ogni parte del mondo.
Non erano più i tempi di Corso Umberto e della passeggiata domenicale in corso Butera, quando il poeta era intento a scrivere il «Lamento per la morte di Turiddu Carnevale».
Buttitta ha vissuto da protagonista, raccontato e commentato le lotte contadine, l'antifascismo, la lotta contro la mafia girando le piazze e le strade, col fervore dell’antifascista autentico e del cantastorie, poeta autenticamente popolare.

Buttitta esprime la sua 'fede' antifascista e la recisa condanna del fascismo nella ballata «U fascismu», in «Il poeta in piazza» (Feltrinelli), pagg. 119-121. 
Così il poeta di Bagheria scrisse in una delle innumerevoli dediche apposte in piazza sui suoi stessi libri, che amava ornare con capricciosi ghirigori:

“ A un fascista che ha preteso la dedica”

I viziusi sònnanu fimmini nudi / i mbriacuna vutti e cantini / l’usurai i dinari / i bizzòcculi u paradisu /
l’artisti l’alloru / i cani ossa di spurpari / i scecchi pagghia e fenu / i porci sònnanu fangu / e i fascisti morti e sangu. 


Traduzione:  

I viziosi sognano donne nude / gli ubriaconi botti e cantine / gli usurai i denari / le beghine il paradiso
gli artisti l’alloro / i cani ossi da spolpare / gli asini paglia e fieno / i porci sognano fango / e i fascisti morti e sangue.

[m.m.
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Foto di Tano Cuva

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