Paternò (Catania). Il Riesame ha accolto l’appello della Procura della Repubblica di Catania che aveva impugnato l’ordinanza del Gip e disposto gli arresti domiciliari per il sindaco di Paternò, Nino Naso, per gli ex assessori Turi Comis e Pietro Cirino, con il boss Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, tutti accusati di voto di scambio. Cracolici: “Corruzione e voto di scambio, caso Paternò grida vendetta, in gioco c'è la democrazia”30 sett 2024 - Gli altri due indagati, Vincenzo Morabito e Natale Benvenga sono presunti esponenti del clan Morabito-Benvegna legato alla 'famiglia' Laudani di Catania. Secondo il Tribunale del riesame "risulta ricostruibile in via induttiva e con la consistenza dei gravi indizi il raggiungimento di un patto illecito fra il sindaco Naso e, tramite il Cirino, la consorteria dei Morabito-Benvegna: un sostegno elettorale in cambio dell'assunzione di congiunti mafiosi locali e di un assessorato di interesse economico".
“Il caso di Paternò, insieme a quello di Tremestieri, grida vendetta. Per molto meno i comuni sono stati sottoposti ad accesso ispettivo per verificare la presenza di eventuali infiltrazioni mafiose. è insopportabile che il ministro degli Interni non abbia avuto la curiosità di capire cosa stava succedendo a Paternò attraverso una commissione prefettizia. Se a Paternò la commissione non è arrivata, dobbiamo chiederne conto al ministro dell'Interno, forse anche al presidente del Senato. Abbiamo tutti interesse a liberare la politica dalla mafia, qui è in gioco la qualità del consenso e della democrazia, a me interessa che chi vince le elezioni, al di là dello schieramento, possa essere considerato un uomo dello Stato e delle istituzioni, e non un uomo a servizio delle organizzazioni criminali”.
Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all'Ars, intervenendo ieri sera all'incontro “Mafia, antimafia sociale e politica, etica della responsabilità – Il caso Paternò” organizzato nell'ambito della Festa dell'Unità nel comune etneo. “Alla luce dei dati appresi oggi – continua Cracolici – il tribunale del riesame ha accolto il ricorso della procura di Catania che chiedeva provvedimenti restrittivi nei confronti del sindaco, dell'assessore e dell'amministratore coinvolti nell'inchiesta, ma ne ha disposto la sospensione. Oggi non ci sono più alibi: il ministero degli Interni non può avere approcci diversi per questioni simili. A Paternò va disposto l'accesso ispettivo. In gioco c'è la nostra democrazia”.
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