Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

IL PICCOLO ANTICO SANTUARIO

Fra le tante, l'ipotesi maggiormente suffragata dalla tradizione popolare e dalle affermazioni di alcuni autori antichi, è che la chiesa sia rimasta tra le rovine della città distrutta.
Secondo tale ipotesi, la chiesa poté essere costruita nel periodo in cui Tindari fu sede di diocesi. Non è facile però pretendere di conoscere se essa sia stata o meno tempio pagano trasformato in tempio cristiano, anche perché non è in alcun modo possibile un esame reale della situazione, in quanto la precedente chiesa andò distrutta nel 1544.
Le notizie, sia pur frammentarie, che si hanno sull'antica diocesi di Tindari, sono sufficienti a dare la certezza della sua esistenza. Ora, essendo stata Tindari sicuramente sede di diocesi per alcuni secoli, è logico ritenere che in essa vi siano state delle chiese.
Sembrerebbe pertanto alquanto probabile, e si legge anche in qualche modo nelle testimonianze di antichi scrittori, che fra le pochissime case risparmiate dalla distruzione degli Arabi, vi sia stata anche la chiesa, ove, probabilmente, sarebbe già stata portata la Statua della Madonna, nel periodo in cui la città era stata dominata dai Bizantini (535-836), dopo che in Oriente era iniziata la persecuzione iconoclasta.
Nel 1544, Rais Dragut, soprannominato Ariadeno Barbarossa, il famigerato pirata algerino, saccheggiò prima l'isola di Lipari, poi si diresse sulle spiagge siciliane e sbarcò a Patti, seminando dovunque rovine e stragi. Fu allora che depredò e rovinò anche il Santuario del Tindari, portando via anche le campane; fu risparmiata però, non senza un prodigio, la venerata Immagine della Madonna bruna.
Non molto dopo questo saccheggio, Mons. Bartolomeo Sebastiani, vescovo di Patti (1549-1568), essendo il Santuario quasi distrutto, nel 1552 lo ricostruì ampliandolo e annettendovi dei locali per l'alloggio del personale addetto al culto. Sulla bugna-chiave del portale d'ingresso troviamo scolpito l'anno 1598, forse l'anno di completamento del portale stesso.
Il tempio, attraverso questi quattro secoli di vita, ha avuto vari restauri, ma sostanzialmente è rimasto lo stesso, così come oggi si vede, nella sua semplicità.
L'antico, piccolo Santuario è di capacità assai limitata, perciò non poteva più contenere le folle dei pellegrini sempre crescenti, essendosi incrementata a dismisura la devozione alla Madonna bruna. Esso ha il pregio dell'antichità, e stato costruito sui ruderi del primo Santuario, contiene tanti cari ricordi dei secoli passati. Perciò è stato risparmiato contro ogni progetto di ampliamento ed oggi è gelosamente custodito.
Per ben quattro secoli migliaia e migliaia di fedeli, dimentichi delle preoccupazioni della vita, hanno elevato la loro mente ed il loro cuore al Signore e si sono rivolti a Colei ch'è "la Madre nostra, la Fiducia nostra". Dal canto suo qui, in questo tempio, la dolce Vergine del Tindari, sensibile a tutte le preghiere ed ai gemiti dei figli, ha profuso a piene mani i tesori delle sue grazie.

http://www.santuariotindari.it

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