Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

FURNARI: DUE BAMBINI AGGREDITI DA CANI RANDAGI SULLA SPIAGGIA

Furnari (Me), 10/08/2011 - A Saiatine, sulla spiaggia di Furnari, in provincia di Messina, due cani senza guinzaglio si sono scatenati tra i bagnanti seminando il panico e non solo. Le due bestie, infatti, hanno aggredito un bambino e una bambina di 8 e 6 anni. Si tratta di due fratellini romani in vacanza in Sicilia, che sono stati presi di mira dai due cani senza guinzaglio.
Il padre dei due bimbi non ha esitati a scagliarsi contro le bestie inferocite, riuscendo ad allontanarli prima che la situazione divenisse drammatica. I bimbi, trasportati in ospedale a Barcellona P.G. sono ora fuori pericolo, avendo riportato ferite di lieve entità, medicate con 10 punti di sutura per il bambino. La sorella se l’è cavata con una medicazione e 4 giorni di prognosi. I cani sono riusciti a scappare. I carabinieri stanno cercando di risalire al proprietario.
Peccato, perché proprio Furnari ha legato la sua storia al cane, come potrete leggere di seguito:

Furnari è un piccolo centro collinare nella provincia di Messina, che sorge a circa 145 metri sul livello del mare sul fianco nord del Monte Croce, che è una delle tante belle propaggini dei monti Peloritani. Sulle origini del paese, la storia cammina strettamente legata alla leggenda. E proprio dalla leggenda ha avuto origine lo stemma del comune, raffigurante un cane levriero in campo rosso con tre rose e la scritta "Finché venga". Questo stemma racchiude in sé un avvenimento accaduto intorno all’anno 1120, quando, un giorno, il re Ruggero II D’Altavilla si trovava a caccia in questo sperduto lembo della Sicilia. Durante la battuta, un suo compagno con l’arco, per errore, invece, di colpire una lepre colpì un cane levriero, a cui il Re teneva tantissimo. Disperatamente, subito, cercarono di salvare la vita dello sfortunato cane, ma dopo avergli estratto la freccia dal corpo, non riuscivano a fermare la forte emorragia.

Fortuna volle che nelle vicinanze dell’accaduto vi era un gruppo di capanne e là, nelle vicinanze, vi era un contadino, che si chiamava Antonio Furnari, il quale accudiva il proprio orticello. Il re, di tutta corsa, chiamò quell’uomo, chiedendo aiuto. Quegli, immediatamente, si premurò a soccorrere il cane, che ormai era alle estreme senza per nulla chiedere chi fossero quei forestieri e donde venissero. Corse in casa, prese delle lenzuola, e usando delle erbe mediche fermò la forte emoraggia. Ma il cane non era assolutamente in grado di camminare e, nel contempo, il re, che mai fino a quel momento aveva rivelato il proprio nome al contadino, doveva ritornare ai propri doveri di governo. Perciò, invitò il contadino a prendersi cura del cane, dicendo che sarebbe ritornato a prenderlo. Il Furnari acconsentì, portò in casa sua l’animale e salutò lo "straniero", al quale non chiese il nome né tanto meno il re, accomiatandosi, disse chi fosse. Passavano i giorni, le settimane, i mesi, il cane, oramai, era completamente guarito, correva per le campagne e mangiava abbondantemente e poiché il padrone non ritornava a prenderlo, i suoi amici lo esortavano a venderlo, perché un cane di tale razza era un animale prezioso.

Il Furnari, però, uomo di grande levatura morale, rispondeva che avrebbe tenuto con sé il cane "finché venga". Un giorno il povero contadino sentì per i viottoli della campagna un intenso trotterellare sempre più vicino alla propria misera abitazione. A un tratto apparvero dietro lo stendardo reale cavalieri in armature scintillanti e, in mezzo a loro, lo "straniero". Antonio Furnari vendendo così tanti soldati e le insegne reali e lo "straniero" vestito in oro, capì chi effettivamente fosse il padrone del cane e subito si inginocchiò. Il cane, che era nei pressi, riconobbe il padrone e gli cominciò a gironzolare intorno con la coda festante, abbaiando felicemente. Il re scese da cavallo, e ammirando la fiducia che il povero Furnari ebbe in lui, prese la spada, la pose sulla spalla destra dello sbalordito contadino, chiamò a sé i notai, che sempre lo seguivano, e pronunciò la reale formula, con la quale nominò Antonio Furnari principe del territorio. Negli anni seguenti, attorno al castello del principe cominciarono a nascere le prime povere a case dei contadini che lavoravano nelle sue proprietà. Nel tempo si formò un villaggio, che nei secoli divenne un bel piccolo centro collinare.

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