Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

NEBRODI. I CINGHIALI AGGREDISCONO L’UOMO E IL SINDACO DI TUSA CHIEDE AL PREFETTO ‘LICENZA DI UCCIDERE’

L’aggressione di allevatore 25enne da parte di un cinghiale, nei boschi dei Nebrodi, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, inducendo il sindaco di Tusa, cittadina dei Nebrodi in provincia di Messina, a chiedere l’autorizzane del Prefetto per l’abbattimento dei cinghiali pericolosi. Il sindaco Tudisca ritiene che i capi abbattuti possano essere depositati al macello comunale. L’allevatore 25enne aggredito nei boschi dei Nebrodi si trova ora ricoverato in ospedale
Tusa (Me), 18/02/2013 – I cinghiali possono essere pericolosi e il sindaco di Tusa, per salvaguardare l’incolumità dei propri cittadini, intende chiedere al Prefetto di Messina, Stefano Trotta, l’autorizzazione per procedere all’abbattimento per fermare il ripopolamento. “Queste bestie stanno diventando una vera e propria minaccia all’incolumità sociale e dobbiamo considerala un’emergenza”. Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ritiene che i capi abbattuti possano essere depositati al macello comunale per poi trovare opportuna soluzione al loro smaltimento.

La presa di posizione del sindaco Tudisca fa seguito a gravi episodi verificatosi negli ultimi tempi. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il ferimento di allevatore 25enne aggredito da un cinghiale nei boschi dei Nebrodi, ora ricoverato in ospedale. Il giovane allevatore è stato inseguito e aggredito dalla bestia ed ha potuto salvarsi soltanto grazie ai pastori che lo hanno difeso e soccorso nelle fasi dell’aggressione e successive.

Un provvedimento di legge di simile portata fu preso negli anni ’90 in seguito alla guerra di mafia che vide scontrarsi in maniera cruenta le cosche che si contendevano il territorio, il potere e gli affari nell’area dei Nebrodi, in seguito alla quale ebbe il suo avvio una controffensiva di legalità ed istituzionale che portò alla nascita dell’Acio. In quell’epoca non lontana furono complessivamente 50 i morti e venne condotta dalle forze dell’ordine un’azione di controllo sul proliferare incontrollato dei cinghiali nell’area boschiva dei Nebrodi.


Nel febbraio 2009 il piano d'abbattimento presentato dall'Ente parco delle Madonie per il proliferare incontrollato dei cinghiali presenti nella riserva venne respinto dal governo regionale siciliano. La ripartizione faunistico venatoria dell'assessorato regionale Agricoltura e Foreste - infatti - ritenne che non sussistessero le motivazioni valide per gli abbattimenti, in quanto non sarebbe stato dimostrato un pericolo reale per la biodiveristà del Parco. 

L'assessore regionale all'agricoltura e Foreste, Giovanni La Via, giustificò così la decisione: “Il testo della legge parla chiaro e specifica che si può intervenire solo in caso di reale minaccia alla biodiversità del Parco”.
"Le colture od i muretti a secco - spiegava La Via - non sono elementi tutelati e quindi non possono consentire l'inizio delle procedure”.  I cinghiali nel parco vengono stimati attorno alle 30 mila unità. Si ritiene che oltre a danneggiare gli equilibri del Parco, siano un reale problema per gli agricoltori della zona e causa di parecchi incidenti stradali.

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