Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

SCORTA A SGARBI: «L’ESPRESSO» E IL DIRETTORE MANFELLOTTO CONDANNATI A PAGARE 30 MILA EURO

Per un articolo del febbraio 2011 a firma di Umberto Lucentini. Falsa la ricostruzione del giornalista marsalese secondo cui la scorta a Sgarbi fu «tolta perché la usava per gli affari suoi, amici e ragazze incluse»

ROMA, 15/03/2013 - Il Gruppo Editoriale «L’Espresso» e il Direttore Bruno Manfellotto sono stati condannati a pagare a Vittorio Sgarbi oltre 30.000 (trentamila) euro di danni per il contenuto dell’articolo dal titolo «Sgarbi, torna la scorta», a firma del giornalista marsalese Umberto Lucentini, pubblicati sull’edizione cartacea e online del giornale «L’Espresso» nel febbraio del 2011 (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sgarbi-torna-la-scorta/2145100).

L’articolo riferiva, attraverso ricostruzioni palesemente infondate, le presunte circostanze che avrebbero indotto il prefetto di Trapani a revocare prima, e a ridare dopo, la scorta al critico d’arte, all’epoca sindaco della Città Salemi.

Secondo il giudice del Tribunale di Camerino la notizia non è vera e «L’Espresso» non ha provato la veridicità di quanto affermato dal giornalista marsalese Umberto Lucentini nell’articolo. Pertanto sia l’editore che il Direttore sono stati condannati al risarcimento dei danni morali subiti da Vittorio Sgarbi.

Lucentini si è letteralmente inventato la ricostruzione secondo cui la scorta a Sgarbi fu «tolta perché la usava per gli affari suoi, amici e ragazze incluse…».

Lucentini, tra l’altro, aveva insinuato che la scorta a Sgarbi fosse stata riassegnata dopo un incontro tra il critico d’arte e l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Sgarbi, avuta notizia della revoca della tutela, il 21 gennaio 2011, per protesta, si era autosospeso dalle funzioni di Sindaco.

Il giudice, tra l’altro, ha stabilito che non risulta a verità che Sgarbi fosse andato «a piagnucolare da Berlusconi».

«Le affermazioni di Lucentini – spiega l’avvocato Giampaolo Cicconi – si sono rivelate palesemente offensive nei confronti di Sgarbi e non rispettose, peraltro, del diritto di cronaca e/o di critica ai quali si deve ispirare il buon giornalista»

Vittorio Sgarbi commenta: «Un classico esempio del del “si dice” o del chiacchiericcio elevati a notizia, sui quali, come da copione, si è costruita una campagna di strumentalizzazione politica»



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