Messina: la Dia confisca beni per un valore di 25 milioni di euro all'imprenditore di Caronia, Antonino Lamonica
Messina, 30 Dicembre 2013 - Confisca di beni per un valore stimato di circa 25 milioni di euro operata della Dia a Messina all'imprenditore Antonino Lamonica di Caronia, sospettato di contiguità con esponenti di spicco di gruppi mafiosi della fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina. Per Lamonica è stata altresì disposta dall'autorita' giudiziaria la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di 2 anni, considerata la sua
pericolosita' sociale.
La confisca ha interessato diversi contesti societari (5 imprese), comprendendo i relativi patrimoni aziendali, parco auto (vetture di grossa cilindrata, quali una BMW ''X6'', una ''Audi A6 3.0'') e rapporti finanziari, per un valore di mercato di circa 25 milioni di euro.
Le indagini si sono avvalse pure delle dichiarazioni di Carmelo Bisognano, oggi collaboratore di giustizia, in precedenza a capo della cosca mafiosa dei cosiddetti “Mazzarroti”. Secondo gli inquirenti Lamonica era coinvolto nell'appalto per il completamento dell’autostrada A20 Messina-Palermo e di metanizzazione nell'area dei Nebrodi.
Nel marzo 2012 la Direzione Investigativa Antimafia di Messina aveva eseguito due provvedimenti di sequestro beni e quote societarie, per un valore di circa 30 milioni di euro, emessi dal Tribunale di Messina - Sezione Misure di Prevenzione - a carico di due imprenditori, sospettati di contiguita' con esponenti di spicco di gruppi mafiosi operanti nella fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina, tra cui Antonino Lamonica. I beni e le quote societarie sono quelle degli imprenditori. I due sono accusati di essere vicini ad esponenti mafiosi della zona tirrenica dei Nebrodi della provincia di Messina.
La misura di prevenzione patrimoniale eseguita, scaturiva da un'indagine diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, Vito Di Giorgio, sotto il coordinamento del Procuratore Capo, Guido Lo Forte.
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