Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

USURA, ARRESTATE 24 PERSONE A CATANIA, COINVOLTA LA FAMIGLIA 'BOSCO SUPERMERCATI'

Coinvolti  i presunti esponenti mafiosi Massimo Squillaci, Mirko Pompeo Casesa e Giuseppe Emilio Platania. Coinvolti i titolari della catena di supermercati "Fratelli Bosco", 6 componenti la famiglia arrestati, 3 agli arresti domiciliari: Giuseppe Bosco di 92 anni, i figli Antonino, Mario e Salvatore e i nipoti Sebastiano e Giuseppe. Tra gli arrestati pure 2 dipendenti del Ministero della Giustizia, Francesco Agnello e Antonino Buffa, accusati di usura ed estorsione con l'aggravante di avere agevolato il clan dei Cursoti. 

Catania, 25/02/2014 - Prestavano soldi a imprenditori, commercianti e artigiani, e i tassi d'interesse raggiungevano anche il 140 per cento annuo. Quasi tutti i componenti dell'organizzazione criminale sono stati raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Catania ed eseguite dagli agenti della Squadra mobile.
In 20 sono finiti in carcere e quattro ai domiciliari mentre altre tre persone sono ancora ricercate. Molte le perquisizioni eseguite dagli oltre 200 agenti che hanno partecipato alla fase finale dell'operazione "Money Lender", e che hanno portato al sequestro di oltre 350 mila euro. Gli arrestati, due dei quali dipendenti del ministero della Giustizia, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a usura ed estorsione, aggravate dall'utilizzo del metodo mafioso. L'indagine della Squadra mobile etnea è iniziata nel 2008 e si è conclusa all'inizio dello scorso anno.
I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE
Antonino Bosco, 56 anni; Francesco Bosco, 47 anni; Giuseppe Bosco, 36 anni, detenuto ai domiciliari; Giuseppe Bosco, 92 anni, ai domiciliari; Mario Bosco, 59 anni, detto Pinuccio; Salvatore Bosco, 54 anni; Sebastiano Bosco, 35 anni, ai domiciliari;
Giuseppe Emilio Platania, 48 anni, già detenuto; Carmelo Scuderi, 53 anni, pregiudicato; Massimo Squillaci, 34 anni, pregiudicato; Antonino Vaccaro, 44 anni, ai domiciliari; Carmelo Venia, 46 anni, pregiudicato;
Antonino Buffa, 67 anni, Mirko Pompeo Casea, 31 anni, pregiudicato, già detenuto, Santo Condorelli, 35 anni, pregiudicato, Antonino Cuntrò, 53 anni, Mario Cuntrò 26 anni, (domiciliari); Salvatore Gullotta, 46 anni, pregiudicato; Luciano Maci, 48 anni, pregiudicato; Giuseppe Nicolosi, 32 anni, già detenuto;
Mario De Luca, 45 anni, ai domiciliari; Giovanni Di Prima, 65 anni, ai domiciliari; Alfio Di Salvatore, 56 anni, ai domiciliari; Giuseppe Finocchiaro, 36 anni, pregiudicato; 
Intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e pedinamenti nonché approfondite analisi su conti correnti intestati agli indagati o a loro prestanome, che hanno documentato almeno 21 episodi di usura e 11 di estorsione. Molto importante è stata la collaborazione della Guardia di Finanza che ha eseguito anche un sequestro preventivo di 800 mila euro.

Al centro dell'inchiesta i titolari di una catena di supermercati, intorno ai quali ruotava la fiorente attività parallela e illegale. Le somme date in prestito dall'organizzazione andavano dai mille ai 350 mila euro e prevedevano tassi di interesse che raggiungevano anche il 140 per cento. Spesso gli interessi erano trattenuti alla fonte, altre volte venivano pagati utilizzando i bancomat dei supermercati.

In alcuni casi venivano anche depositati assegni in garanzia, che venivano girati ai fornitori del supermercato, ma capitava spesso che alcune vittime pagassero gli interessi utilizzando carte di credito e bancomat alle casse del supermercato. Per chi non poteva far fronte ai pagamenti era prevista anche l'acquisizione delle attività del creditore in crisi. Nell'inchiesta sono coinvolti diversi presunti esponenti mafiosi della cosca 'Mattiddina', del clan Santapaola-Ercolano e del gruppo Piacenti.

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