Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

SGARBI ALL'ARCIVESCOVO DI AGRIGENTO: «NON DICA FALSA TESTIMONIANZA. LE MAFIE SONO DUE»

Francesco Montenegro aveva invitato i giovani a gridare «Chi non salta mafioso è». «Talvolta - conclude Sgarbi - chi non salta è chi cerca verità scomode, piuttosto che finzioni comode. Ad Agrigento, peraltro, tra quelli che non saltano c'è anche Angelino Alfano, esponente della seconda mafia, che cerca facile consenso usando lo Stato contro persone oneste»


ROMA, 06/05/2014 - Vittorio Sgarbi risponde all'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro che, nei giorni scorsi, a San Giovanni Gemini, ha invitato i giovani presenti a una manifestazione a gridare «chi non salta mafioso è». «Non deve indurre in tentazione - attacca Sgarbi - e non deve dire falsa testimonianza l'arcivescovo di Agrigento che ha esortato i giovani a combattere la mafia in termini demagogici e bugiardi, con la formula: "chi non salta mafioso è". Formula facile, ma così non si combatte la mafia, perché l'arcivescovo non può fingere di non sapere che chi combatte la mafia dove non c'è, consegue un millantato credito.
E da Sciascia a Buttafuoco - che l'arcivescovo, evidentemente, legge poco - sappiamo che le mafie sono due: la mafia e la mafia dell'antimafia.

Ad Agrigento, peraltro, tra quelli che non saltano - osserva Sgarbi - c'è anche Angelino Alfano, esponente della seconda mafia, che cerca facile consenso usando lo Stato contro persone oneste, come prova l'esperienza di Campobello di Mazara, dove il sindaco Ciro Caravà è stato prima arrestato e poi assolto perché il fatto di «mafia» non sussisteva. A cittadini come Caravà, vera vittima - ricorda Sgarbi - dovrebbe andare l'umana comprensione dell'arcivescovo, che deve stare, piuttosto, dalla parte degli uomini invece che della retorica. Non dovrebbe piacergli che qualcuno salti soltanto per compiacerlo e per paura di essere solo.
Talvolta - conclude Sgarbi - chi non salta è chi cerca verità scomode, piuttosto che finzioni comode»


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