Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

MASSONERIA E MAFIA. AVV. MELLINA: LA MIA PATTI NON È ROCCAFORTE DI MAFIA E MASSONERIA”

Patti (Me), 07/06/2014 - Massoneria: il tempio della filantropia? Michele Sindona, banchiere di Patti, e Guido Calvi sarebbero responsabili della morte di Papa Luciani, secondo l'inglese Yallop: Licio Gelli ne decise l’assassinio. A Messina una querelle di certo peso politico e 'di potere' sta impegnando il sindaco Renato Accorinti, e spicca una 'lettera aperta' del Grande Oriente d'Italia al sindaco di Messina. Messina, Milazzo, Barcellona P.G., Patti e Brolo sembrano essere sede di logge massoniche, di adepti o di aderenti. Ne parliamo cominciando da Patti. A Patti è attiva la Massoneria Universale di Rito Scozzese.
Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione. La ricostruzione di Yallop degli affari di Miche Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Ma la ricostruzione dello scrittore inglese pone alcuni problemi, fra cui alcune forzature relative ad episodi, date e circostanze, «fatte coincidere» forzatamente. Il 21 aprile 1998 con una lettera al Corriere della Sera l’avvocato emerito Ennio Maria Mellina, avvocato e presidente della Societa' Pattese di Storia Patria negli anni '80, contestava l'idea che Patti "non fosse altro che una roccaforte di mafia e massoneria e che, sempre Patti, patria di Michele Sindona e del confino a Vito Ciancimino..." L'avvocato pattese difendeva strenuamente "come cittadino pattese e come presidente della Societa' Pattese di Storia Patria, che Patti, non e' per niente infetta da fenomeni mafiosi e non e' per nulla una roccaforte di mafia e massoneria"...

Di seguito pubblichiamo la lettera dell'avv. Ennio Maria Mellina del 21 aprile 1998 al Corriere della Sera:

LETTERE E IDEE. IN SICILIA

Patti, citta' operosa

IN SICILIA Patti, citta' operosa Sono Ennio Maria Mellina, avvocato - presidente da un paio d'anni della Societa' Pattese di Storia Patria, socio cofondatore della stessa nell'anno 1984. Ho avuto occasione di leggere sul Corriere del 18 marzo che il mio paese, Patti in provincia di Messina, non e' altro che una "roccaforte di mafia e massoneria" e che sempre Patti e' "la patria di Michele Sindona e del confino a Vito Ciancimino". Posso responsabilmente assicurare come cittadino pattese e come presidente della Societa' Pattese di Storia Patria, che Patti, la mia piccola, modesta e operosa citta', non e' per niente infetta da fenomeni mafiosi e non e' per nulla una roccaforte di mafia e massoneria, come molto incautamente e con estrema irresponsabilita' e faciloneria l'ha dipinto Felice Cavallaro inviato speciale per la Sicilia dell'autorevole Corriere. Si comprendera' che a nome mio personale e a nome dei pattesi, ho tutto il diritto e insieme il dovere di tutelare il buon nome e la ottima memoria storica della mia citta', contro l'irresponsabile e violento attacco sferrato con molta leggerezza, per non dire altro, dal signor Felice Cavallaro. L'orgoglio di essere un pattese, cioe' cittadino appartenente a una comunita' erede di Tyndaris, antica colonia greca fondata da Dionisio, tiranno di Siracusa nel lontano anno 396 a.C. nel nostro territorio e l'essere altresi' erede del Conte Ruggero d'Altavilla, padre del primo re normanno di Sicilia, ai primi dell'anno Mille, mi impone di difendere, anche, se fosse necessario, coi denti, l'onore della mia citta', da ogni attacco vile e irresponsabile. Ennio Maria Mellina Patti (Me) *

La risposta di Italo Riggio, Magistrato presso il Tar del Lazio:

Per carita', niente duelli. Preferisco chiedere scusa, avvocato. Anche se l'articolo non era centrato sulla citta' operosa, ma sulla procura di Patti, competente su un territorio in cui mafia e massoneria spadroneggiano, spesso senza che i siciliani perbene se ne accorgano. Lo stesso territorio dei commercianti di Capo d'Orlando che hanno dovuto fare una rivolta contro la mafia di Tortorici processata a Patti, tanto per fare un solo esempio. Felice Cavallaro TAR DEL LAZIO Collegi arbitrali Nell'articolo intitolato "Tar del Lazio, Tre passi nel delirio" (Sette, numero 13) si afferma che a partire dal biennio 1991 / 1992 il sottoscritto, unitamente ad altri 24 magistrati, sarebbe stato bagnato da "un allegro acquazzone di denaro" derivante dalla partecipazione a collegi arbitrali costituiti per la decisione di controversie dell'importo totale di 1.052 miliardi. La notizia, per cio' che mi riguarda, e' assolutamente falsa in quanto nel corso della mia ventennale carriera nella magistratura amministrativa ho presieduto un solo collegio arbitrale (nel 1995) e ho adempiuto all'incarico a titolo gratuito, avendo spontaneamente rinunciato a percepire qualsiasi compenso. Non mi soffermo sulle ulteriori amenita' divulgate nell'articolo limitandomi a precisare che non pratico il gioco del Subbuteo.

Italo Riggio Magistrato presso il Tar del Lazio


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(21 aprile 1998) - Corriere della Sera

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