Rai Yoyo e Rai Gulp ancora trasmissioni vincenti nel palinsesto Rai dedicato all’infanzia. Esulta il direttore di Rai Ragazzi, Massimo Liofredi commentando i dati auditel: “Le famiglie continuano a premiare i programmi dei due Canali tematici dedicati ai bambini e adolescenti. Anche questo mese i dati confermano il successo”. Ma resta un problema irrisolto, non imputabile a Liofredi: l'invadenza della pubblicità
Roma, 26/03/2015 - Prosegue anche nel 2015 il successo di Rai Yoyo e Rai Gulp, dopo un 2014 che ha visto Rai Yoyo vincere “l’Eutelsat Awards 2014”, quale miglior Canale europeo per la categoria bambini, e Rai Gulp ideare e produrre la partecipazione della Rai, per la prima volta, al prestigioso “Junior Eurovision Song Contest”, ottenendo la vittoria di un cantante italiano”. Lo ha dichiarato il Direttore di Rai Ragazzi Massimo Liofredi, commentando i dati auditel. “Le famiglie continuano a premiare i programmi dei due Canali tematici dedicati a bambini e adolescenti con ottimi risultati, sia per quanto riguarda i programmi già affermati, sia per i molti nuovi programmi che Rai Ragazzi sta producendo ed inserendo nelle sue programmazioni”.
“Anche questo mese i dati - ha concluso il direttore Liofredi - confermano il nostro successo: Rai Yoyo con un audience media pari a 165.000 spettatori e uno share medio pari all’1,40%. Rai Gulp con un audience medio pari a 64.000 spettatori e uno share medio pari allo 0,53%.“
Ma, fermo restando il comprensibile compiacimento del direttore Liofredi, rimane sensibile la questione dell’eccessiva invadenza della pubblicità televisiva nelle fasce e nelle trasmissioni dedicate a infanzia e adolescenza, ai più piccoli in particolare. Una questione indipendente dalle responsabilità di Massimo Liofredi, ma che rimane grave e irrisolta in ambito normativo e legislativo.
Malgrado il Garante per l’infanzia invochi una maggiore tutela dei minorenni e più responsabilità per tutti i soggetti che operano nella comunicazione commerciale, il Protocollo d’intesa firmato con l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) non è bastato ad oggi a mettere un serio freno etico all’argomento. Il Garante Spadafora ha detto: «no alla cultura del lolitismo o dei toyboys. No ai messaggi sulla perfezione corporea a tutti i costi, pericolosa soprattutto per gli adolescenti: si pensi alle derive patologiche come l’anoressia.
No all’adultizzazione dei bambini e dei ragazzi, soprattutto quando c’è un uso malizioso delle immagini dei più giovani». Ma non basta.
La psichiatra infantile Anna Oliverio Ferraris nel luglio 2000 ha compiuto un’indagine dalla quale risulta che i bambini italiani, tra i coetanei della Comunità europea, sono i più bombardati dalla pubblicità, soprattutto televisiva. "Il che accade sotto gli occhi 'consapevoli' dei genitori che, nell’83% per cento dei casi, sono convinti che gli spot facciano crescere nei piccoli una mentalità troppo consumistica.
Infatti, l’84 per cento dei genitori si è accorto che i bambini si valutino per quello che possiedono. Ma se questo è vero, è certo anche che quattro genitori su dieci ammettono di avere acquistato prodotti che non avrebbero mai comprato se non pressati dall’insistenza dei figli.”
Il 19 luglio 2000 la Commissione bilaterale per l’infanzia aveva dato il via libero al provvedimento che prevedeva l’
eliminazione degli spot pubblicitari nelle trasmissioni dirette ai più piccoli, ma il successivo 26 luglio,
il Governo ha annullato l’emendamento. Ciò nonostante, il 15 gennaio 2001 l’allora ministro della Giustizia Piero Fassino ha dichiarato che “il settore della tutela dei minori è uno di quelli in cui in Italia si è fatto molto” grazie alla legge 629 che “è considerata la più moderna del mondo”, come scrive Laura Coricelli sul sito www.guidagenitori.it.
“Anche secondo uno studio del Censis durato due anni (1996-97) e commissionato da Pitti Immagine, il “bambino sintetico” esiste. Studiando stampa, televisione e cartelloni pubblicitari attraverso un osservatorio ad hoc, è risultato che i minorenni sono molto utilizzati anche in quelle pubblicità in cui il prodotto reclamizzato non è direttamente indirizzato ad un target di minorenni. Nel 33 per cento degli spot televisivi – che diventa il 45 per cento in prima serata – il protagonista è un minore”, scrive ancora Laura Coricelli sul sito www.guidagenitori.it.
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