Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

MATURITÀ 2016: SGARBI IN UNA DELLE TRACCE, PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITÀ D'ITALIA

Maturità, una delle tracce riporta parte del discorso tenuto da Vittorio Sgarbi nel 2010 a Salemi per le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia
ROMA, 22/06/2016 - Per il saggio breve o articolo di giornale dell'ambito storico politico il Miur ha indicato ai maturandi una traccia sul valore del paesaggio, riportando alcune dichiarazioni sul tema di Andrea Carandini, Salvatore De Settis, Claudio Strinati e Vittorio Sgarbi.
Di Sgarbi, in particolare, è stato citato il discorso che, da sindaco di Salemi, lo storico e critico dì'arte tenne nella cittadina siciliana l'11 maggio del 2010 per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si riporta qui di seguito l'intervento integrale di Vittorio Sgarbi

“Presidente, questa è la città da cui Garibaldi ha dichiarato l’Unità d’Italia, e lei è il primo Presidente della Repubblica Italiana che viene a Salemi a celebrare il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, in segno dei medesimi valori di unità che non sono segnalati soltanto dall’impresa garibaldina, ma dalla letteratura italiana.

Con il primo poeta italiano che ha scritto nella nostra lingua, Ciullo D’Alcamo, e dall’altra parte della Sicilia con Giacomo Lentini, e con essi Federico II, l’Italia si dà una identità della lingua e della civiltà letteraria.
Qualche tempo dopo sarà un grande siciliano ad indicare l’unità dell’arte italiana portando la sua lezione da Messina a Venezia, ed è Antonello da Messina. Il Rinascimento italiano segnala una identità italiana e la consacra. E così sarà per il barocco. E così sarà fino a quando Garibaldi la consacrerà sul piano geografico e politico. Quindi l’Italia, prima e al di là di immaginarie divisioni, è unità nella sua lingua e nella sua arte. L’Italia è unita dalla bellezza, che dalle Alpi fino alla Sicilia indica un unico spirito che è lo spirito italiano.

Detto questo ritengo importante citare la prima legge della Gazzetta Ufficiale, che recita: «Giuseppe Garibaldi, comandante in capo delle forze nazionali in Sicilia, su invito di notabili cittadini e sulle deliberazioni dei comuni dell’Isola, considerato che in tempo di guerra i poteri civili e militari debbono essere concentrati in un solo uomo, decreta di assumere, nel nome del re d’Italia Vittorio Emanuele, la dittatura. Firmato Giuseppe Garibaldi per copia conforme, e il Segretario di Stato Francesco Crispi».
E’ questo, firmato a Salemi, l’atto fondante la nostra Nazione, il nostro Stato la nostra Repubblica.

Sono il primo sindaco italiano che dal Nord è venuto a fare il sindaco in Sicilia convinto di avere trovato qui il bene e non il male. Male che si esorcizza con il museo della mafia, che è un museo della memoria, come quello dell’Olocausto, ed indica in quanto tale un male che va combattuto, contrastato, con la consacrazione dei martiri. Un museo dedicato a Leonardo Sciascia, con l’indicazione di «Salemi primo comune demafizzato», secondo la volontà del sindaco di indagare in maniera capillare le presenze mafiose a Salemi, inventariate le quali sono state mummificate e messe nel museo e sepolte per sempre.

Voglio solo richiamare al Presidente, come già feci con un piccolo ma per me non inconsueto stacco polemico in occasione nella sua visita in territorio di Salemi a Gibellina lo scorso anno, ricordando l’ex sindaco Ludovico Corrao che fece rinascere quella città dalla tragedia che fu il terremoto, l’articolo 9 della Costituzione, e gli chiedo oggi una promessa o un’attenzione particolare, perché un altro valore dell’Italia che è il suo paesaggio, sia rispettato. Quel paesaggio che è simbolo dell’unità più di ogni altra cosa, dal Nord al Sud, ma soprattutto nelle regioni meridionali dove il paesaggio è colpito e sfregiato da un vento di mafia che io per primo ho denunciato e di cui abbiamo prove certe.

E allora, Presidente, proprio nel percorso verso Calatafimi, avrà modo di vedere l’integrità del paesaggio violato da una serie di strumenti del demonio.
Nel richiamare la tutela dell’integrità del paesaggio e di quei luoghi del cuore e della storia come Salemi e Calatafimi, chiudo con le pagine dello scrittore Cesare Brandi: «Per andare a Mozia da Palermo, se uno vuol fare una delle strade più belle del mondo, prende da Costiera e passa da Castellammare, e quello che vede è così multiplo e diverso, come se invece di percorrere quelle poche centinaia di chilometri, ne facesse migliaia: tanto in poco spazio il panorama è variato e il mare si offre in modi così differenti e così belli. Per di più la strada è ancora poco alterata da vezzosi edifici moderni… lasciatemi dire che non si pagherebbe mai abbastanza per tenere questa costa, che è certamente la più bella della riviera, ancora intatta come ancora certo non lo è più la riviera né a Levante né a Ponente».

Chiedo al Presidente della Repubblica di aiutarci a difendere il grande paesaggio italiano».
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(Nella foto: Vittorio Sgarbi, Sindaco di Salemi, durante il discorso pronunciato l'11 maggio del 2010 innanzi al Presidente della Repubblica)

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