Antimafia, il bilancio di un anno: mai come oggi diffuso il possesso di armi, pure tra insospettabili e minorenni

Antimafia: presentato in aula il bilancio dell'attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Dal presidente Cracolici la proposta di un Osservatorio per monitorare gli appalti e il pericolo di infiltrazioni nei subappalti. Sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali Palermo, 26 Mar - “Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in au

DEPURAZIONE: LA SICILIA È LA REGIONE DOVE SI CONCENTRA IL 63% DELLE INFRAZIONI

Siamo in ritardo nel settore della depurazione, con problemi relativi agli scarichi inquinanti civili e industriali e ai depuratori mal funzionanti che per altro causano danni all'ambiente e all'economia.
Nell'inchiesta di Legambiente ''Depurare è meglio'' realizzata da ''la Nuova Ecologia'', si fa il punto su ritardi, sprechi e buone pratiche. La Sicilia è la regione dove si concentra il 63% delle infrazioni. Altri 27 centri urbani non sono ancora a norma rispetto alla seconda condanna della Corte, risalente al 2014, per cui potrebbero arrivare altre sanzioni, 
relative a Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte e, ancora, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Come se non bastasse, è stata aperta anche una terza procedura di infrazione.

22/03/2017 - In Italia il 25% della popolazione non è servita da un adeguato servizio di depurazione, sono 104 gli agglomerati urbani coinvolti da provvedimenti di condanna della Corte di Giustizia europea (2012), 14 le regioni interessate (Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, Sicilia, Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Valle D’Aosta, Veneto e Piemonte). Il 63% delle infrazioni relative alla condanna del 2012 riguarda la Sicilia. Poco rassicuranti anche le analisi sulle acque, nel 2016 su 265 campioni di acqua analizzati da Goletta Verde di Legambiente, il 52% è risultato con cariche batteriche, elevate specialmente in prossimità di foci, fossi e canali, per mancanza di depurazione e scarichi illegali.

Le situazioni più critiche sono state riscontrate in Calabria, nelle Marche e in Abruzzo, regioni penalizzate anche dall’elevato numero di corsi d’acqua, canali e fossi che sfociano in mare. Ai ritardi e ai casi di maladepurazione, si aggiungono le altre “bacchettate” dell’Unione Europea: oltre alla sentenza di condanna del 2012, c’è quella del 2014, una terza procedura di infrazione europea ancora in corso per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili. Ci sono poi 62,69 milioni di euro di multa comminata dalla Commissione Ue all’Italia e i 347mila euro per ogni ulteriore giorno di ritardo. Si arriverebbe così a pagare oltre 185 milioni di euro solo nel primo anno, oltre ovviamente al costo degli interventi.

I dati che Legambiente diffonde oggi sono raccolti nell’inchiesta “Depurare è meglio” realizzata da “la Nuova Ecologia”, il mensile dell’associazione ambientalista. (http://lanuovaecologia.it/depurare-e-meglio/). Nel pezzo si fa il punto su ritardi, sprechi e buone pratiche legati alla questione depurazione e si affronta il caso emblematico della Calabria e di Rimini, una città simbolo del turismo balneare che affronta il problema degli scarichi in mare con enorme ritardo. C’è poi il problema delle illegalità e delle maladepurazione, che spesso vanno a braccetto. Ma grazie alla legge sugli ecoreati, che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, dal 2015 c’è anche valido strumento contro chi continua a scaricare illegalmente nei fiumi e nel mare.

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