Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

PIERSANTI MATTARELLA, L'INTERVENTO DI MICCICHE' ALL'ARS

Palermo, 6 genn 2020 - Sono trascorsi 40 anni dall’uccisione di Piersanti Mattarella. Non sta
a me, specialmente in presenza dei familiari, ripercorrere le tappe
della sua vita politica, ne sapete certamente più di chiunque altro,
ma vorrei soffermarmi sulle sue straordinarie intuizioni politiche,
ancora oggi più che attuali. Dalla sua ferma volontà di redigere in
tempi corretti i bilanci da presentare in Assemblea talmente chiari
da trasformare la discussione di bilancio da un inutile rito a
fondamentale atto di indirizzo.

Tutto ciò si tradusse con l’introduzione, nella Regione siciliana,
prima ancora che nello Stato centrale, del Documento di
programmazione, del bilancio poliennale, del bilancio di cassa,
accanto a quello di competenza, assicurando così il rispetto delle
regole presupposto fondamentale per l’esercizio del controllo
democratico da parte dell’Assemblea regionale siciliana e delle
comunità isolane su tutti gli atti di governo.

Altra importante intuizione fu quella di una seria politica
meridionalista: Mattarella comprese che il Mezzogiorno d’Italia
sarebbe stato destinato a un lento declino senza il coinvolgimento
di tutte le forze politiche e di tutte le regioni del Sud che avrebbero
dovuto allora, e che dovrebbero avanzare oggi unitamente , le
proprie rivendicazioni allo Stato centrale, così come da sempre fa il
Nord, ottenendo risultati certamente migliori.

Per questo, sin dal 1971, Mattarella fu uno dei promotori della
Conferenza delle Regioni del Mezzogiorno, che si svolsero a
Palermo, Cagliari, Napoli e Catanzaro. “Il problema principale da
affrontare e risolvere al fine di pervenire ad una nuova politica
meridionalistica – disse nel primo di questi incontri - è quello della
creazione di una forza di pressione del Sud capace di
controbilanciare le spinte e le sollecitazioni che sull’apparato
politico-burocratico riesce ad esercitare la struttura socio-finanziaria
del Nord”.

Ed aggiunse: “I risultati nel Mezzogiorno, anche se rilevanti,
resteranno inadeguati e insoddisfacenti rispetto al resto del Paese
fin quando il sistema sarà dominato dalla volontà e dalla logica
delle parti economicamente e socialmente più avanzate e quindi
politicamente più forti. Che il problema principe per il Sud fosse
quello della capacità di assumere una forte e pressante iniziativa
unitaria risulta dalla verifica storica degli anni della politica
meridionalista.

Il presidente che voleva la Regione con le Carte in Regola. Questa
commemorazione, però, non deve essere uno stanco rituale, ma
l’occasione per riflettere sull’attualità del suo pensiero.
Se a Piersanti Mattarella fosse stato consentito di continuare la sua
opera politica e amministrativa, probabilmente, il Meridione e la
Sicilia non si troverebbero nelle attuali condizioni di isolamento
sociale ed economico. Le Carte in Regola erano e sono la
condizione preliminare per un ordinato sviluppo.

La consapevolezza del forte divario tra Sud e Nord gli consentì, per
primo, di fiutare il pericolo che conteneva la proposta sulla
costituzione della macro-regione della Padania, avanzata dal primo
Presidente della Regione Emilia Romagna. “L’enorme forza sociale,
economica e finanziaria come quella vagheggiata dal Presidente
della Regione Emilia Romagna – scrisse Mattarella in un articolo
pubblicato dal Giornale di Sicilia l’11 novembre del 1975 - è intuibile
e finirebbe per avere sulle scelte generali nazionali l’esaltazione
neocapitalista della concentrazione della ricchezza e la negazione
di ogni nuovo modello di sviluppo”.
Qualche decennio più tardi, fu la Lega Nord di Umberto Bossi,
minacciando la secessione, a rilanciare il progetto della macro-
regione della Padania. Non se ne fece nulla sia nel primo che nel
secondo caso. Ma oggi, dopo l’introduzione dell’Autonomia
differenziata nella Costituzione (art.116, 3° comma), il rischio che le
più ricche regioni del Nord diventino sempre più ricche e quelle
meridionali sempre più povere, Presidente Mattarella, è molto forte.

Piersanti Mattarella, oltre che amministratore, fu un politico a tutto
tondo: credeva fermamente nel ruolo determinante degli enti locali
per favorire lo sviluppo delle comunità. Nel 1969 fondò, insieme con
alcuni giovani amministratori, l’Asacel (Associazione siciliana enti
locali) - della quale fu il primo presidente - che lo scorso anno ha
compiuto 50 anni. Esortava i giovani a candidarsi nei consigli
comunali, ritenendo questa un’esperienza molto importante e
formativa. Nel 1979, l’Ars varò la legge con cui la Regione trasferiva
ai comuni alcune importanti funzioni.

Mattarella perseguiva quotidianamente, con ogni atto e ogni
provvedimento, il cambiamento della Sicilia. La sua strategia
prevedeva la modernizzazione dell’amministrazione regionale.
Fu l’artefice, nel 1978, della riforma urbanistica: una legge che
ridusse gli indici di edificabilità e mise a carico dei costruttori una
parte del costo delle opere di urbanizzazione.
La programmazione economica, la riforma degli appalti, la riforma
della legge di contabilità, la riforma burocratica, la disciplina delle
nomine negli enti regionali, il trasferimento di funzioni regionali ai
comuni furono gli atti più significativi della sua presidenza.
Uomo di fede, dotato di grande rigore morale, amministratore
illuminato, autonomista e meridionalista, si batté per
“sprovincializzare” l’attività politico-amministrativa della Regione: i
deputati rimanevano legati al territorio, come succede ancora
adesso, in cui venivano eletti. Ciò impediva ad essi di perseguire un
disegno di sviluppo organico della Sicilia.

Pretese anche la collegialità delle scelte di governo, impedendo che
ogni assessorato si trasformasse in un regno autonomo del quale
non dovere rendere conto a nessuno.
La profonda formazione religiosa, convalidata da una pratica
personale continua, alimentò in lui una fortissima tensione etica.
Una morale esigente verso se stesso e verso gli altri, alieno da
quelle tacite acquiescenze che costituivano tanta parte della prassi
politico-amministrativa in Sicilia ed in altre regioni italiane.

Questa coerenza tra la convinzione di alto livello etico e l’azione
quotidiana nelle istituzioni e nel partito è la componente più
caratteristica dell’attività di Piersanti nella politica siciliana ed in
quella nazionale e costituisce la ragione preminente della sua
affermazione come leader politico e insieme della sua drammatica
morte.
Nella sua intensa vita di politico e di amministratore regionale,
Piersanti Mattarella, si misurò anche con le congiunture
internazionali del suo tempo, da quelle economiche - la crisi
energetica – a quelle militari: i missili della Russia puntati contro
l’Occidente e quelli di Comiso contro Il blocco sovietico. O il vicino
conflitto arabo-israeliano.
Il presidente Mattarella prese atto del fallimento della Regione
Imprenditrice e della mancata crescita dell’economia isolana. Fu
critico anche nei confronti delle direttive per l’utilizzo dei fondi
europei: “Sono fatte in maniera tale da apparire come disegnate
apposta per non essere applicate”, disse nel corso del suo
intervento all’Ars del 7 dicembre del 1979. Gli interventi
infrastrutturali restano al palo, quelli assistenzialisti volano”.
Dal punto di vista politico, Piersanti Mattarella non ebbe vita facile.

Aveva costituito il suo primo governo con il sostegno del Pci;
sostegno che gli fu revocato nel marzo del 1979 quando Berlinguer
ordinò a tutte le federazioni locali di togliere il sostegno a tutte le
giunte che sostenevano dall’esterno. Una settimana dopo,
Mattarella venne rieletto presidente della Regione con il sostegno di
Dc, Psi, Pri e Psdi. Il 18 dicembre successivo, il Psi aprì una nuova
crisi. Passeggiando tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, confidò
ai giornalisti che considerava conclusa la sua esperienza politica
alla Regione e che si sarebbe trasferito a Roma per continuare
l’azione politica del suo maestro, Aldo Moro.
Ma la mattina del 6 gennaio del 1980, killer armati dalla mafia lo
assassinarono.

Piersanti Mattarella non è soltanto una figura da ricordare: le sue
intuizioni, il suo modo di fare politica vanno lette, studiate e, per
quanto è possibile, imitate dai giovani che si affacciano alla politica
oggi.
Presidente Mattarella, è per questo che l’ufficio di presidenza che
ho l’onore di presiedere ha deciso di intitolare a suo fratello
Piersanti la nuova biblioteca dell’Assemblea che sarà ospitata a
Palazzo ex Ministeri a pochi metri da questa Assemblea, i cui lavori
sono finalmente iniziati dopo 30 anni e che speriamo di potere
completare il prima possibile.

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