Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

«Il Gatto Miao», filastrocche per la Festa del Gatto

«Il gatto Miao» e « Lamento per Oliver, gattino cieco», due filastrocche di Mimmo Mòllica per sensibilizzare verso il rispetto degli animali, contro il randagismo, gli abbandoni e la mancata profilassi degli animali da compagnia: una piaga sempre aperta.

17/02/2020 - Il 17 febbraio è la «Festa del gatto», che in Italia viene celebrata dal 1990: un giorno da dedicare a queste bestiole fra tradizione e superstizione (il numero 17). Ma è pure occasione per sensibilizzare(ci) adulti e bambini verso il rispetto degli animali, contro il randagismo, gli abbandoni e la mancata profilassi di vaccinazione e sterilizzazione: una piaga sempre aperta. Quella del gattino Oliver, in particolare, è una vicenda che testimonia come un gattino cieco (nato già malato da madre randagia non vaccinata) possa venire abbandonato accanto al cassonetto comunale della spazzatura, ma pure la necessità di potenziare la sanità veterinaria, specie nei piccoli centri.

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi è una delle tante 'favole' con morale. "La cagna frettolosa fa i figli ciechi": Esopo invece dei gatti citava i cani, pur conservando l'identico significato. La fretta non è certo la causa della cecità permanente dei gattini, alla nascita. Nel caso dei gatti le cause sono ben altre ed hanno molto più a vedere con la profilassi, con i vaccini, con le cure e l'alimentazione. Frettolosa e sbrigativa, semmai, è la spiegazione che noi spesso diamo, incuranti della verità!

«Filastrocca del Gatto Miao»

Ho detto a un gatto:
«Facciamo un patto.
Se tu mi sveli tutti i segreti
di quei tuoi modi tanto discreti,
ti do un bel piatto di croccantini
e una colonia di topolini
da divorare a piacimento.
Non sei contento?

Dimmi se sogni come gli umani,
se far le fusa sopra i divani
è un’abitudine o un’emozione,
se provi affetto per le persone.
Se con gli artigli tu graffi e gratti,
per tua natura, perché combatti.
Se le tue impronte sono bestiali
o come gli uomini, son digitali.

Se lecchi il pelo del tuo mantello
per lucidarti, sembrar più bello.
Perché tu ‘impasti facendo il pane’,
pensi alle coccole tue quotidiane?
Dimmi se dormi per ore ed ore
per troppo sonno, per troppo amore.
Se intelligente come tu sei
vivi più in alto, stai con gli dei».

Girò la testa però quel gatto,
sembrò incurante, forse distratto
e mi rispose soltanto «miao»,
che in ‘lingua madre’ vuol dire «ciao».
Quindi tornò presto a dormire,
finse, può darsi, di non capire.

Stizzito, allora, con poco tatto,
senza ritegno gli urlai d’impatto:
«Non mi rispondi codina storta,
che fai, per finta, “la gatta morta”?
Forse sei “falso di più d’un gatto”,
dormi, sei desto o sei distratto?».

«Quanti proverbi senza costrutto,
su di noi gatti dicon di tutto.
Son pregiudizi su gatti e gatte,
superstizioni, son frasi fatte.
Non da una madre poco affettuosa,
non dalla gatta più frettolosa
nascono i piccoli gattini ciechi:
si dice pure di cani e trichechi.
Si sa, la colpa non è della fretta
ma di chi i gatti non li rispetta:
dell’abbandono, delle malattie,
del randagismo, delle ipocrisie,
della società e di certe persone
non troppo umane, non troppo buone.

Come le umane vostre creature
abbiam bisogno anche di cure,
d’amore, cibo e di compagnia,
di un posto caldo, di pulizia.
Abbiam bisogno d’acqua e vaccini,
poi di una ciotola e di croccantini».

Tornò a dormire come fa un gatto,
bello, tranquillo, più soddisfatto,
senza aver stretto con me alcun patto,
senza firmare nessun contratto,
senza un accordo, senza un baratto.
Tornò a dormire dicendo «miao»
che non vuol dire soltanto «ciao»,
vuol dir «non siamo creature aliene,
tienimi accanto, vogliami bene».

«Tienimi accanto, ti voglio bene».

Mimmo Mòllica ©

Lamento per Oliver, gattino cieco

Se il gattino Oliver è venuto randagio sulla nostra rotta, coi suoi occhietti malati, a cui la luce è stata negata, malgrado le lotte e le cure, è per indicare, a chi la luce ha ricevuto, il dovere della verità. Dove Oliver è ora sepolto, dopo essere stato trovato accanto al cassonetto della spazzatura, oggi sorge un giardinetto fiorito, accanto alla scuola media.

«Lamento per Oliver»

«Gattino cieco» dagli occhi affranti
ha detto: “Vado dove davanti
non c'è un divano, non c’è un arredo,
perciò non cado se non ci vedo.

Dove la vita per le bestiole
non ha bisogno delle parole,
per dire «grazie di vero cuore,
non ce l'ho fatta, troppo dolore».

Io la sentivo la calda mano
di un uomo buono, il gesto umano;
sentivo il mondo a me sconosciuto
con i miei sensi, con il mio fiuto.

E poi la voce di più persone,
le voci amiche, davvero buone;
il caldo latte che mi ha saziato
e quelle lacrime che mi han bagnato.

Lascio la luce a me negata,
il tempo lungo di una giornata
trascorsa prima di dire addio,
ringrazio ancora, a modo mio.
Mi sentirai sempre vicino
tra i fiori rossi di quel giardino”.

Mimmo Mòllica ©

Nemmeno il mare più inquinato rifiuterebbe di accogliere le «lacrime perse», ma quelle piante per gli «esseri sublimi» innaffiano i pascoli celesti, non sono «lacrime perse».
Se il gattino Oliver è venuto randagio sulla nostra rotta, coi suoi occhietti malati, a cui la luce è stata negata, malgrado le lotte e le cure, è per indicare a chi la luce ha ricevuto, il dovere della verità.
Dove Oliver è ora sepolto, dopo essere stato trovato accanto al cassonetto della spazzatura, oggi sorge un giardinetto fiorito, accanto alla scuola media.
Il piccolo Oliver – purtroppo – non ce l’ha fatta: 190 grammi di umanità. Ha detto basta e ci ha lasciato la sua sofferenza e un saluto che non sapevamo. Ci ha indicato il coraggio e l'obbedienza, il corpo e il bacio. Ha accontentato tutti. Ha accettato la Croce e non possiamo che dirgli grazie. E’ giusto così. Il dovere di soffrire é un lago e non un oceano. Di lui rimane ora infinito amore.

M. M.

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