Se dipendesse dagli adolescenti, lo “ius soli” sarebbe già una realtà. Per loro
“integrazione culturale” significa “conoscere e rispettare le culture di tutti”. Le
confortanti opinioni delle nuove generazioni emergono dall’indagine nazionale sugli
stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia che viene realizzata ogni anno da
Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD. Tra le note dolenti gli episodi di
razzismo che comunque sono frequenti anche tra adolescenti.
Milano, 18 dicembre 2020 - “Secondo te è giusto che un bambino nato in Italia abbia la
cittadinanza italiana anche se i suoi genitori non sono di origine italiana e non hanno la
cittadinanza italiana?” A rispondere “sì” è stato l’80% degli adolescenti coinvolti
nell’indagine di Laboratorio Adolescenza – IARD (campione nazionale rappresentativo di
2100 studenti delle scuole medie superiori) e la percentuale sale all’88% se si considerano
solo le risposte delle ragazze. Così come l’80% afferma che integrazione culturale
significa conoscere e rispettare le differenti culture, a fronte di uno sparuto 4% che ritiene
che l’integrazione passi attraverso il cercare di dimostrare che la propria “cultura” sia la
migliore. Ma gli adolescenti vanno oltre, e il 79% ritiene giusto che anche chi non ha la
cittadinanza italiana, ma vive in Italia con regolare permesso di soggiorno, abbia gli stessi
diritti dei cittadini italiani nell’accedere ad asili, scuole e posti di lavoro.
Solo l’8% (5,7%
delle femmine) ritiene, invece, che i cittadini italiani debbano comunque avere un
trattamento preferenziale.
“Una maggioranza schiacciante – commenta Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio
Adolescenza – che ci fa immaginare, presto, un’Italia migliore e finalmente consapevole
che il futuro del mondo passa per lo sgretolamento di ogni “muro”, fisico o mentale, che
tenti di dividerci. Nel “male” lo ha dimostrato, in questo terribile 2020, un virus che ha
annientato il concetto stesso di confine tra Stati, nel bene lo dimostrano le nuove
generazioni naturalmente aperte alla multiculturalità”.
L’unico “deficit” emerso dall’indagine è rappresentato da un 25% di “responder” che non
ha saputo riconoscere (tra due sbagliate ed una giusta) la versione corretta dell’articolo 3
della nostra Costituzione (vedi tabella).
Ma la reintroduzione obbligatoria nelle scuole di
quella che una volta si chiamava “educazione civica” dovrebbe sanare la lacuna.
Tra le tre seguenti versioni dell’articolo 3 della Costituzione Italiana, qual è quella corretta?
Totale Maschi Femmine
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso e di opinioni
politiche.
7,2 8,3 5,9
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.
71,2 65,6 77,2
Tutti coloro che hanno la cittadinanza italiana hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
16,0 18,4 13,4
Ma al di là di diritti e doveri sanciti dalle leggi, qual è, all’atto pratico, l’atteggiamento degli
adolescenti riguardo i loro coetanei di altre culture? In pratica: preferiscono avere rapporti
di amicizia con persone che hanno le stesse origini culturali oppure no? Il 9,6% risponde sì
“perché l’amicizia è più facile”, mentre sul fronte opposto l’11,7% preferisce relazionarsi
con coetanei che hanno origini culturali diverse, perché “l’amicizia è più interessante”. Ma
il risultato più “promettente” è rappresentato da quel 75,7% (81% delle femmine) che ha
risposto “è indifferente”.
“Una “indifferenza” – sottolinea ancora Maurizio Tucci – che, una volta tanto, non denota
disinteresse, ma certifica proprio il non considerare le “differenze” condizionanti, né in una
direzione né nell’altra. Significa, non dar peso – nell’istaurare un rapporto di amicizia – ad
origini culturali; significa, finalmente, integrazione non solo descritta o auspicata, ma
compiuta.”
Sul fronte razzismo solo un quarto del campione ha affermato di non aver mai assistito o
vissuto episodi di razzismo tra i suoi coetanei. Circa la metà del campione, invece, li ha
vissuti (direttamente o indirettamente) qualche volta (34%) o spesso (12,2%). E se il 75%
considera il razzismo “inaccettabile sempre”, l’8.7% si “sfila” dicendo che è un problema
che non lo riguarda e una infelice minoranza (13,1%) considera l’essere razzisti o meno
una libertà che ciascuno deve poter esercitare.
"Negli ultimi anni – osserva Teresa Caputo, insegnante in un istituto superiore di Milano e
membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza – nelle scuole italiane è
cresciuta sensibilmente la presenza di studenti di origine straniera, ormai di seconda
generazione e questo ha portato ad una decisa riduzione degli atteggiamenti che
denotano un pensiero razzista. Gli studenti hanno più consapevolezza di vivere in una
società multiculturale e la condivisione quotidiana delle esperienze scolastiche favorisce il
confronto tra coetanei. Sicuramente i progetti e le attività interculturali che le scuole
continuano a proporre – afferma Caputo – contribuiscono alla riflessione sul significato del
diverso e favoriscono l’integrazione”.
Commenti
Posta un commento
NEBRODI E DINTORNI © Le cose e i fatti visti dai Nebrodi, oltre i Nebrodi. Blog, testata giornalistica registrata al tribunale il 12/3/1992.
La redazione si riserva il diritto di rivedere o bloccare completamente i commenti sul blog. I commenti pubblicati non riflettono le opinioni della testata ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento.