Nuovo Piano rifiuti: la posizione di Federconsumatori
Bene uscire dalla gestione commissariale, ma il nuovo piano potrebbe essere già
vecchio. La commissione Via-Vas ha appena dato il via libera al nuovo Piano regionale dei rifiuti
che adesso verrà trasmesso all'Assemblea Regionale Siciliana.
Palermo, 3 dicembre 2020 - Il Piano è stato giudicato
dalla Commissione "conforme alla legislazione regionale, nazionale ed europea" e,
secondo il Governo regionale, rappresenta un'altra tappa del percorso che porterà a
chiudere con un passato fatto di continue emergenze e di gestioni commissariali.
L'approvazione del Piano Rifiuti, certamente, pone fine a decenni di stato emergenziale
del settore rifiuti ma, in un certo senso, potrebbe essere "nato vecchio" se non
sarà incentrato sui decreti legislativi di recepimento dell'ultimo pacchetto europeo di
misure sull'economia circolare, che ha modificato 6 direttive europee in materia di rifiuti e
discariche. Tali decreti attuativi sono stati pubblicati a settembre scorso in Gazzetta
Ufficiale e sono quindi legge su tutto il territorio italiano.
I nuovi obiettivi previsti dalla normativa adesso vigente non sono più incentrati
(come sembra trasparire dalle dichiarazioni del Governo regionale) sul raggiungimento
della percentuale di raccolta differenziata (il 65%, tra l'altro, secondo la precedente
normativa andava raggiunto entro il 2012) ma sulla percentuale di materiale riusato e
riciclato, senza considerare il compostaggio.
Entro il 2025, la soglia da raggiungere si
attesta in almeno il 55% dei rifiuti urbani. Percentuale che diventerà il 60% nel 2030 e il
65% nel 2035. Questa impostazione serve ad evitare che i cittadini facciano la
differenziata ma i rifiuti finiscano poi comunque in discarica, per mancanza degli impianti
“virtuosi” necessari.
Nella nuova normativa europea è previsto, di conseguenza, che entro il 2035 (cioè tra
appena 15 anni) non più del 10% dei rifiuti urbani finisca in discarica. Vietato anche
portare in discarica i rifiuti provenienti da raccolta differenziata e destinati al riciclaggio o
alla preparazione per il riutilizzo. Il 65% degli imballaggi dovrà essere realmente riciclato
entro il 2025 e il 70% entro il 2030. I rifiuti tessili dovranno essere raccolti separatamente
dal 2025, i rifiuti domestici pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, olii e solventi)
entro il 2022. I rifiuti biodegradabili, entro il 2023, dovranno essere obbligatoriamente
raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio.
Se non ci saranno azioni programmate conseguenti ai nuovi obiettivi nel Piano Rifiuti che
sta per essere esaminato dalla Commissione ARS e successivamente adottato dal
Governo regionale, la Sicilia, nella migliore delle ipotesi, tra diversi anni continuerà a
mantenere sempre continue “emergenze”, una pessima qualità del servizio erogato e costi
ancora più elevati.
Occorre, per questo, definire subito le azioni necessarie a colmare il deficit di impianti per
il trattamento dei rifiuti stabilire un percorso per raggiungere questi nuovi obiettivi vincolanti
in materia di diminuzione, riuso, riutilizzo e riciclaggio, invece che continuare a pensare
agli inceneritori come unica scelta possibile anche solo per una piccolissima parte
restante dei rifiuti. Una soluzione semplicemente superata, obsoleta, dannosa e costosa.
L'aumento dei costi di gestione dei rifiuti a cui assistiamo da anni in Sicilia dipende
principalmente dal mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e
dall'incapacità di riciclare, riutilizzare e riusare i rifiuti e, conseguentemente, dall'elevato
ricorso alla discarica. Esattamente l'opposto di quanto ci chiede l'Europa.
Secondo i dati ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la
media nazionale di raccolta differenziata nel 2018 è stata pari a 58,1%, ma in Sicilia la
soglia ha raggiunto appena il 29,5%.
Le famiglie siciliane pagano 389 euro in media di TARI nel 2020 e la Sicilia è al secondo
posto tra le Regioni dove la TARI è più cara, subito dopo la Campania con 419 euro,
rispetto ad una media nazionale pari a 300 euro.
Federconsumatori chiede quindi al Parlamento siciliano di prendere in considerazione la
nuova normativa vigente e di promulgare una norma che istituisce un Comitato di
consultazione dei consumatori e degli utenti del settore (sia a livello regionale che
territoriale). Tale strumento di partecipazione democratica sarà utile a diffondere una
corretta informazione sulla riduzione dei rifiuti e sulla loro differenziazione, passo
fondamentale sia per rispettare le direttive europee che per ridurre la TARI in Sicilia.
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