Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Reddito di cittadinanza: 25 condannati per mafia (e parenti) tra Messina e i Nebrodi lo percepivano illecitamente

Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina d'intesa con l'Inps, hanno scoperto che esponenti 
dei clan di maggiore spicco di Messina e dei Nebrodi, già condannati, percepivano l'assegno di cittadinanza. Tra questi: Santapaola-Romeo, Sparacio, Spartà, Galli, Batanesi, Bontempo Scavo, De Luca, Mangialupi, Camaro, Tortoriciani, Ventura, Ferrante e Cintorino. Sono 25 le persone condannate per reati di mafia o parenti di esse che percepivano illecitamente il reddito di cittadinanza, ora denunciate dalla Guardia di Finanza. Sequestrati 330 mila euro incassati dagli indagati senza averne diritto, poiché penalmente condannati a titolo definitivo nell'ultimo decennio. Sono stati condannati per estorsioni, usura, traffico di sostanze stupefacenti, voto di scambio, maltrattamento e organizzazione di competizioni non autorizzate di animali.

Messina, 23 dic 2020 - I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno portato a termine un’articolata indagine, nei confronti di due aziende agricole, operanti rispettivamente nel comune di Caronia (ME) e di Longi (ME), siti nella zona dei Nebrodi, che avrebbero indebitamente beneficiato di finanziamenti comunitari, ammontanti a circa € 700.000, cofinanziati dalla Regione Sicilia.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Sant’Agata di Militello e coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, nella persona del Sost. Proc. Dott. Andrea Apollonio, hanno consentito di smascherare il comportamento fraudolento degli imprenditori, denunciati all’Autorità Giudiziaria per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Più in particolare, i contributi in esame erano stati concessi ai titolari delle due imprese agricole nell’ambito del piano di sviluppo regionale, orientato alla valorizzazione turistica del territorio. Nel dettaglio, gli aiuti avrebbero permesso ai due imprenditori, rispettivamente, di riqualificare un immobile, da destinare ad attività ricettiva del tipo “bed & breakfast,” nonché di ammodernare struttura e macchinari di un’azienda rurale.
A tal fine, i beneficiari avrebbero dovuto, necessariamente, appaltare la realizzazione delle opere ad imprenditori terzi e documentare le relative spese, sostenute con modalità di pagamento tracciabili.
Le Fiamme Gialle santagatesi, tuttavia, insospettite dall’anomalo utilizzo dei conti correnti aziendali, dopo approfonditi accertamenti, rilevavano come i due titolari avessero prospettato all’Ente pagatore costi ben superiori a quelli effettivamente sostenuti, percependo, di conseguenza, un contributo maggiore rispetto a quello spettante.

Considerata la consistenza degli elementi raccolti, la Procura della Repubblica di Patti richiedeva ed otteneva dal locale Tribunale l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo, a firma del Giudice Dott. Ugo Domenico Molina, per le ingenti somme indebitamente percepite, che ha riguardato liquidità e beni rinvenuti nella disponibilità degli indagati, per un ammontare di circa 700.000 euro.
L’operazione testimonia ulteriormente il costante impegno assicurato dalla Guardia di Finanza nella lotta alle frodi in danno al bilancio dello Stato e dell’Unione Europea, soprattutto nel delicato comprensorio dei Nebrodi, finalizzato ad un sempre più incisivo contrasto al fenomeno delle truffe ed al conseguente accumulo di ricchezze di provenienza illecita, percepite in spregio alle leggi ed a discapito degli imprenditori onesti.

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