Istruzione, Istat. Sempre alta in Italia la quota di giovani che abbandonano gli studi. Ormai da molti anni una delle priorità dell'Unione europea nel campo dell'istruzione e della formazione
è la riduzione dell'abbandono scolastico, che ha gravi ripercussioni sulla vita dei giovani e sulla società
in generale.
In Europa, il fenomeno è misurato dalla quota di 18-24enni che, in possesso al massimo di un titolo
secondario inferiore, è fuori dal sistema di istruzione e formazione (Early Leavers from Education and
Training, ELET).
Questo indicatore è stato uno dei benchmark della Strategia Europa2020 che ne
fissava il valore target europeo al 10%, ridotto al 9% entro il 2030 (“Risoluzione del Consiglio su un
quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno
spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030)” - 2021/C 66/01).
In Italia, nel 2020 la quota di giovani che hanno abbandonato gli studi precocemente è pari al 13,1%,
per un totale di circa 543 mila giovani, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Nonostante l’Italia
abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici, la quota di ELET resta tra le più
alte dell’Ue. Nell’anno di chiusura della Strategia decennale dell’Unione la percentuale è scesa infatti al
9,9% in media Ue27 (valore addirittura lievemente più basso del target prefissato), alla luce del fatto
che la Francia ha raggiunto il valore target già da diversi anni e la Germania lo ha praticamente
raggiunto nel corso del 2020.
L’abbandono scolastico caratterizza i ragazzi (15,6%) più delle ragazze (10,4%) e per queste ultime si
registra una diminuzione anche nell’ultimo anno (-1,1 punti).
I divari territoriali sono molto ampi e persistenti. Nel 2020, l’abbandono degli studi prima del
completamento del sistema secondario superiore o della formazione professionale riguarda il 16,3%
dei giovani nel Mezzogiorno, l’11,0% al Nord e l’11,5% nel Centro. Il divario territoriale tra Nord e
Mezzogiorno si è ridotto a 5,3 punti nel 2020, grazie al calo registrato nel Mezzogiorno, dopo la
sostanziale stabilità che aveva caratterizzato il quinquennio precedente (7,7 punti nel 2019).
Tra i giovani con cittadinanza non italiana, il tasso di abbandono precoce degli studi è più di tre volte
superiore a quello degli italiani: 35,4% contro 11,0%.
Peraltro, mentre tra il 2008 e il 2014 si era
registrato anche tra gli stranieri un significativo calo degli abbandoni precoci, negli ultimi sei anni la
riduzione coinvolge solo cittadini italiani.
L’incidenza di abbandoni precoci tra gli stranieri nati all’estero varia molto a seconda dell’età di arrivo in
Italia. Tra quelli arrivati entro i 9 anni di età, la quota è pari al 19,7%, sale al 33,4% tra coloro che sono
giunti tra i 10 e i 15 anni e raggiunge il 57,3% per chi è entrato in Italia tra i 16 e i 24 anni.
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