Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

Nebrodi. L'uccisione di un suino come in un romanzo di Camilleri: 3 arresti

Patti (ME): anziano cacciatore sequestrato per aver ucciso un suino. I Carabinieri eseguono tre provvedimenti cautelari. Nella mattinata del 7 marzo 2022, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Patti (ME) e della Stazione di Ficarra (ME) hanno dato esecuzione ad ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME), su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal dott. Angelo Vittorio Cavallo, nei confronti di tre persone per sequestro di persona pluriaggravato, furto pluriaggravato, detenzione illegale di arma comune da sparo e atti persecutori aggravato. 

Messina, 7 mar 2022 - Il provvedimento restrittivo trae origine dall’evento verificatosi nel dicembre scorso, allorquando due anziani cacciatori avevano raggiunto l’agro del Comune di Ficarra per una battuta di caccia. Nella circostanza, uno di essi, disunitosi momentaneamente dal compagno dopo aver abbattuto ed eviscerato un suino che si stava pericolosamente avvicinando a loro, veniva bloccato da cinque soggetti sopraggiunti in zona che, recriminando per l’uccisione del predetto animale, gli impedivano la fuga. Inizialmente all’uomo veniva sottratta la chiave dell’autovettura in suo uso e imposto di prendere parte ad una videochiamata con un soggetto che gli veniva indicato come il presunto proprietario del maiale ucciso che, nel corso del colloquio avanzava veementi lamentele e minacce. Alle resistenze opposte, l’anziano cacciatore veniva costretto a salire a bordo della propria autovettura, sulla quale prendeva posto anche uno dei cinque soggetti intervenuti, che lo costringeva a percorrere diverse decine di chilometri per raggiungere l’abitazione dell’uomo che poco prima si era dichiarato proprietario del suino, specificando di essere impossibilitato a recarsi a Ficarra perché sottoposto agli arresti domiciliari. 

Il tutto avveniva sotto lo stretto controllo degli occupanti il veicolo che seguiva, a bordo della quale viaggiavano gli ulteriori componenti del gruppo di aggressori. Condotto innanzi al presunto proprietario dell’animale, l’anziano veniva trattenuto contro la propria volontà per circa due ore in un’abitazione, minacciato per l’accaduto e al contempo costretto a fornire informazioni circa l’identità del proprio compagno di caccia, richiesta a cui l’uomo aderiva solo parzialmente. Una volta rilasciato, l’anziano cacciatore raggiungeva l’abitazione del proprio amico e, dopo averlo informato dell’accaduto, lo invitava a riprendersi il fucile di sua proprietà che, prima di allontanarsi momentaneamente, aveva riposto nella propria autovettura. 

Nella circostanza, i due amici riscontravano che la predetta arma era stata trafugata dall’abitacolo dell’autovettura dagli aguzzini dell’uomo, nel momento in cui questi era costretto a permanere nell’abitazione. I fatti così come sopra esposti venivano denunciati nell’immediato ai Carabinieri della Stazione di Ficarra che avviavano approfondite indagini sul grave evento verificatosi, in sinergia con il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Patti (ME). Sin da subito le progressioni investigative consentivano di delineare, anche per sua stessa ammissione, la leadership del presunto proprietario del maiale ucciso che, con fermezza e determinazione, assurgendo al ruolo di mandante in ogni fase, si avvaleva degli altri componenti del gruppo a lui assoggettati, per la materiale esecuzione di quanto da lui impartito. 

Infatti, al di là della grave condotta già sopra delineata, l’uomo avvalendosi delle predette persone a lui vicine e di conoscenti delle vittime, nei giorni seguenti dava inizio ad una vera e propria attività vessatoria finalizzata a risalire all’identità dell’ulteriore componente della battuta di caccia e al risarcimento del presunto patito danno, anche in relazione ad asserite precedenti uccisioni di maiali di sua proprietà, mai denunciate alle autorità. In particolare, l’attività persecutoria si estrinsecava attraverso minacce e molestie realizzate dagli indagati mediante due spedizioni “para-punitive” finanche presso i rispettivi domicili delle vittime, molteplici telefonate e un’incessante opera di intermediazione condotta attraverso diversi conoscenti delle vittime, al fine ultimo di costringere anche il secondo anziano cacciatore a recarsi al suo cospetto, poiché intenzionato ad ottenere il risarcimento del danno lamentato. Tale estenuante condotta cagionava ai malcapitati un fondato timore per la incolumità propria e dei rispettivi familiari, derivante soprattutto dalla forza di intimidazione prodotta dal sequestro di persona eseguito in danno dell’anziano cacciatore. 

Nel corso dell’intervento finalizzato alla esecuzione della misura cautelare disposta dall’Autorità Giudiziaria pattese, nella mattinata odierna, sono state eseguite diverse perquisizioni, anche in zone diverse dalle abitazioni dei destinatari del provvedimento restrittivo, che hanno permesso di rinvenire, in un’area rurale e nella disponibilità di uno degli ulteriori due indagati, l’arma asportata nel dicembre scorso al cacciatore. Nello specifico, in relazione alla gravità della condotta dei singoli indagati, nei confronti del mandante dei delitti per i quali si è proceduto è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti due destinatari del provvedimento restrittivo è stata rispettivamente disposta la misura degli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con soggetti diversi dai familiari conviventi, e dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, con l’obbligo di permanenza presso il domicilio nelle ore notturne. 

Espletate le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, i soggetti arrestati sono stati rispettivamente condotti presso la Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e presso il domicilio indicato dall’indagato interessato. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.

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