Una battaglia di civiltà intrapresa da oltre 3060 giorni, "con la quale rivendichiamo il diritto di risiedere nelle Terre alte della nostra amata Sicilia". La "lettera aperta" è stata inviata ai presidenti. "In questi lunghi anni non ci siamo mai arresi e siamo arrivati alla conclusione, con il contributo della nostra struttura tecnica, che la Regione Siciliana può autonomamente legiferare riguardo all'istituzione di zone franche montane. Abbiamo, altresì, la chiara percezione che tale passo storico non è stato compiutamente fatto per una incomprensibile mancanza di volontà politica.
20/09/2023 - AGLI ONOREVOLI PRESIDENTI DELL’ARS E DELLA REGIONE
SICILIANA, GAETANO GALVAGNO E RENATO SCHIFANI. Illustrissimi presidenti,
«Lo Statuto della Regione Siciliana, pur nella sua incompiuta realizzazione e le
relative norme di attuazione, nonostante la loro anacronistica inadeguatezza,
disegnano un sistema di autonomia che, nella seppur sua mortificata concreta
attuazione, è tale sotto il profilo "istituzionale, procedurale e finanziario",
rispondendo alle condizioni di legittimità richieste in sede comunitaria per
l’adozione di benefici fiscali ad effetto limitato al solo territorio regionale, quali
quelli previsti dalle Zone Franche montane di cui al DdL 337/2023, che disporrebbe
l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia».
Lo ha affermato, nel corso di
un incontro che si è svolto a Gangi (Pa) lo scorso 7 settembre, il professore,
avvocato Angelo Cuva, docente di Diritto Tributario presso l’Università di Palermo
e presidente della Camera degli Avvocati Tributaristi del capoluogo.
Il professore Cuva da qualche giorno è anche componente del Comitato Tecnico per
l’attuazione della riforma tributaria, presieduto dal Vice Ministro all’Economia,
Maurizio Leo.
Alle vibranti dichiarazioni del professore Cuva si aggiungono quelle del professore
Riccardo Compagnino, esperto di finanza locale e cultore dello Statuto
autonomistico siciliano, da sempre accanto alla battaglia di civiltà che conduciamo
da oltre 3060 giorni.
Nel parere pro veritate che ha redatto il professore Compagnino e messo a
disposizione della Commissione III dell’ARS - presieduta dall’onorevole Gaspare
Vitrano - dell’Ufficio Legislativo di Palazzo dei Normanni e del Segretario
generale del Parlamento regionale, si evince altresì che “Il complessivo quadro
comunitario e la consolidata giurisprudenza comunitaria assegnano - e confermano
- alla Regione Siciliana la potestà tributaria che consente l’adozione di misure di
fiscalità di sviluppo strutturale esenti dal regime di notifica preventiva alla
Commissione Europea”.
Lo stesso potrebbe fungere da supporto per la redazione del parere che il presidente
Vitrano ha formalmente chiesto all’Ufficio Legislativo dell’ARS e che ci risulta
(dopo mesi) non essere stato formalmente restituito al richiedente.
Tuttavia tante sono state le azioni che negli anni hanno ritardato l’iter legislativo al
punto che con le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi e con la
conseguente crisi politica, quindi, la chiamata alle urne, il Disegno di Legge voto
approvato dal Parlamento regionale il 17 dicembre 2019 è decaduto, nonostante - di
fatto - era prossimo alla definizione, per quanto riguarda l’iter di Palazzo Madama.
In tutto questo logorio cosa è emerso con nitore?
La Regione Siciliana può
autonomamente legiferare riguardo alla istituzione di zone franche montane e la
chiara percezione che tale passo storico non è stato compiutamente fatto per una
incomprensibile mancanza di volontà politica.
Al punto che possiamo affermare che le zone franche montane in Sicilia sono
diventate materia “sorvegliata”.
Ci siamo chiesti più volte e con rammarico, da chi? E, soprattutto, perché?
Alla prima domanda il tempo ci ha restituito la risposta, per la seconda rimane il
sospetto dell’esistenza di un piano per mantenere nel bisogno il popolo siciliano e in
particolare chi ancora resiste nelle Terre alte dell’Isola, complice taluna
rappresentanza istituzionale siciliana, prona (da sempre!) alla politica e alla
burocrazia romana.
Vogliate tenere conto che la norma di politica economica di cui trattasi ha anticipato
di oltre cinque anni il PNRR e, nonostante le avversità globali, continua ad essere più
attuale del Piano di Resilienza e, finanche, delle neo Zone Economiche Speciali, che sono
incardinate sul credito d’imposta che da sempre stenta a maturare nelle aree interne della
Sicilia.
Le ZFM sono già progetto e non hanno bisogno di alcuna artificiosa e costosa
macchina organizzativa per essere attuate. Rappresenta un limite?
In verità non abbiamo mai avuto alcun riscontro negativo, la battaglia di civiltà in
atto è lastricata di “siamo d’accordo e non mancheremo di darvi il nostro
incondizionato sostegno”, ad una condizione, però, “occorre la copertura
finanziaria, lo impone la Costituzione”. Alla stregua degli ultimi bilanci della
Regione Siciliana, poggiati su coperture finanziarie che di certo avevano solo la
qualità della carta su cui venivano riportati i numeri.
Pare di ritrovarsi alla fiera dell’ovvio. Ma bisogna distinguere i momenti,
consentiteci di evidenziarlo.
Quello più importante è il momento legislativo, che necessita di una copertura
finanziaria simbolica e per cui invochiamo il vostro impegno con la stesura della
presente lettera aperta.
Inoltre, c’è quello finanziario che troverà adeguato riscontro in cespiti tributari -
incostituzionalmente trattenuti dalla Stato, secondo il principio della “leale
collaborazione” (?) - dei quali la Regione Siciliana non ha mai toccato palla.
Principio ribadito innumerevoli volte in altrettanti sedi Istituzionali.
Lo ribadiamo, anteporre l’aspetto finanziario, come conditio sine qua non, in questa
delicata fase significa non volere salvare le Terre alte della Sicilia dall’infausto
destino della desertificazione umana e imprenditoriale.
Nessuno chiede di violare l’articolo 81 della Costituzione (sarebbe diventato un
tormentone) pur di avere la norma approvata dall’ARS, in merito “ai mezzi per farvi
fronte”, piuttosto, alla stregua del dettato costituzionale, rivendichiamo il diritto di
residenza (con livelli dignitosi di prestazioni e assistenza, non di carità, come la
politica ci ha abituati) nei luoghi ove non siamo nati per errore. Le nostre Terre alte,
per l’appunto.
Vogliate tenere conto che questa norma se responsabilmente condivisa dalle
Istituzioni regionali, rappresenta lo strumento finanziario più importante per salvare
gli operatori economici delle aree sconosciute alla politica, ovvero, le Terre alte
dell’Isola e magari per attrarre investimenti che potranno convincere i nostri giovani
a impiantarvi il proprio progetto di vita, che come punto cardine ha il lavoro.
Senza lavoro non può esserci un futuro per quei luoghi in cui rivendichiamo il
diritto di risiedere.
Onorevoli presidenti, chi non ha avuto ancora la possibilità di scappare dalle aree
sconosciute alla politica si aspetta da Voi una risposta chiara e inequivocabile, come
risulta essere la formulazione tecnica del DdL sulle ZFM, in tutte le sue
articolazioni.
Abbiamo motivo di ritenere che non ci siano impedimenti per far partire
nell’immediato futuro l’esperienza legislativa della norma, rimandando - con un
chiaro e inequivocabile input politico - alla Commissione Paritetica la
determinazione di destinare adeguate risorse in grado di rendere strutturale e
attrattiva la prima legge di prospettiva della storia dell’Assemblea Regionale
Siciliana.
È una scelta politica che siete chiamati a fare. Storica, coraggiosa e di prospettiva.
Con sincera stima.
Vincenzo Lapunzina
presidente associazione zone franche montane
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