Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina: chiarezza e mantenimento del presidio

La Cisl Messina vicina alla protesta dei genitori del CCPM,  Centro di cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale San Vincenzo di Taormina . Alibrandi: “Mercoledì in Commissione Sanità chiederemo chiarezza e il mantenimento del presidio”. Messina, 15 giugno 2025 - Vicinanza della Cisl Messina ai familiari dei piccoli pazienti del CCPM di Taormina che hanno avviato la mobilitazione in vista della scadenza della proroga. “Da diverso tempo stiamo lavorando per chiedere una deroga per il Centro di Taormina - afferma il segretario generale Antonino Alibrandi - sappiamo che non è facile ma abbiamo fiducia, per questo abbiamo chiesto ed ottenuto per mercoledì prossimo la convocazione da parte della Commissione Sanità dell’Ars. Chiederemo chiarezza e, con forza, il mantenimento del reparto all’ospedale San Vincenzo di Taormina, fondamentale per la continuità e la cura dei pazienti che trovano professionalità nei medici e nel personale sanitario ma anche sostegno in un percorso part...

Formazione: il Sud si avvicina più del Nord ai livelli (formali) europei

ISTAT. LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI | ANNO 2022. L’Italia in ritardo nella formazione continua rispetto ai principali Paesi europei Nel 2022, poco più di un terzo degli individui tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione. Il tasso di partecipazione italiano è più basso di quello medio europeo di quasi 11 punti percentuali.

8 apr 2024 - Sono il 31,0% i 18-24enni che non partecipano ad alcun percorso di istruzione o formazione, contro il 20,2% della media europea. Manca una motivazione forte alla partecipazione: quasi l’80% dei 25-64enni che non si formano non ha interesse a farlo e per gli altri sono spesso i costi elevati a frenare la partecipazione (nel 23,7% dei casi contro il 13,7% della media Ue27). 

Mezzogiorno distante dal Centro-nord soprattutto per l’istruzione non formale 
Le differenze territoriali in termini di partecipazione ad attività formative, formali e non formali, sono evidenti: oltre 11 punti percentuali separano il Nord-est dal Sud (39,7% e 28,3% rispettivamente), anche per effetto della diversa struttura per età della popolazione e della situazione occupazionale. La popolazione più giovane determina nel Sud una maggiore partecipazione ai corsi formali di istruzione (8,2% contro il 7,2% del Nord), mentre la maggiore offerta formativa e i più alti tassi di occupazione determinano nel Nord-est una maggiore partecipazione alle attività non formali (23,9% al Sud e 36,4% nel Nord-est), sebbene tra i giovani 18-24enni il gap sia minore (37,4% rispetto a 44,0%).

 Conseguentemente, per la partecipazione alle attività formali il Sud si avvicina più del Nord ai livelli europei, mentre il Nord-est è più vicino alla media europea per la partecipazione ad attività formative non formali. Nel dettaglio regionale, questo si traduce in un primato della Calabria nella partecipazione ad attività di istruzione formale (9,4%) che si contrappone, in questa stessa regione, al minimo di partecipazione in attività non formali (21,9%). 

Al contrario in Trentino-Alto Adige alla ridotta quota di partecipazione in attività formali (6,8%) si contrappone la massima in quelle non formali (39,6%). Ciò si osserva nonostante l’uscita precoce dal sistema di istruzione nel Sud risulti decisamente più frequente che al Nord: tra i giovani 18-24enni, il 13,6% è già uscito da un percorso formativo pur avendo conseguito solo un diploma di scuola secondaria di I grado, quota che nel Nord si attesta a poco più dell’8%. 

D’altro canto, la percentuale di giovani 18-34enni in istruzione terziaria negli ultimi 12 mesi – massima nel Centro dove supera il 25% – al Sud è superiore di 2 punti percentuali a quella del Nord-est (22,3% e 20,4%). 

Un quinto dei 18-21enni non si forma e non lavora, nel Mezzogiorno quasi un terzo 
Tra i più giovani (18-21 anni) il 27,5% (29,7% dei maschi e 25,1% delle femmine) non è in formazione, non segue, cioè, alcun tipo di corso formale o non formale; ciò avviene nonostante il 35,6% abbia conseguito al più il diploma di scuola secondaria di I grado e meno di un quarto (23,8%) si dichiari occupato. 

Nel Mezzogiorno, la quota dei 18-21enni non in formazione sale al 35,1% e di questi appena il 15% dichiara di essere impegnato in un’attività lavorativa. Ne deriva che tra i 18-21enni quasi il 21% non si forma e non lavora e nel Mezzogiorno si sale al 29,8%. Sono invece un quinto i giovanissimi che partecipano solamente ad attività non formali, il 7,3% perché spinto da interessi personali (corsi di sport, canto, musica, ecc.) e il 12,4% dalla volontà di acquisire competenze da spendere sul mercato del lavoro (corsi professionalizzanti). 

Il restante 52,9% è invece inserito in un corso di istruzione formale: in oltre un terzo dei casi si tratta ancora di un percorso scolastico (35,3%), mentre nel 64,7% di un percorso di istruzione terziaria.

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