
Messina, 4 febbraio 2010 - “Ho apprezzato l’inversione ad U fatta dal Presidente Lombardo sull’ Ente Porto di Messina e spero che continui a cambiare idea ed essere giusto nell’interesse dei Siciliani e nel rispetto della legge – ha dichiarato l’on. Roberto Corona (Pdl) – anche se non condivido le sue scelte politiche regionali dei
tre governi in meno di due anni ed il tradimento della coalizione e conseguentemente del 65% degli elettori della Regione.
A Messina la diatriba tra l’Ente Autonomo Portuale e l’Autorità Portuale ha dei punti normativi e legislativi che debbono, almeno, per dovere d’ informazione essere resi chiari e noti.
La legge n°191 del 1951 non è abrogata; lo rende evidente il Decreto Legge 1 Dic. 2009, n°179, e disposizioni legislative anteriori al 1° gennaio 1970, con cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore dell’ Ente Porto di Messina.
La sentenza, del CGA per la Regione Siciliana, restituisce il pieno diritto delle aree e dei canoni all’Ente Autonomo Portuale e sancisce la piena e completa efficacia della legge 191 del 1951.
E’ evidente, che la strategia del futuro sviluppo della Città di Messina per la parte che la lega al Piano regolatore portuale non può disattendere la legge, per cui l’azione intrapresa dalla Regione Siciliana e dal Sindaco della Città, è corretta ed interessante per la coniugazione di sicuri effetti positivi per lo sviluppo del nostro territorio.
Negli anni trascorsi, dal 1951 ad oggi, non si è riuscito ad attivare il Punto Franco per la mancata definizione delle competenze, Stato-Regione Siciliana.
Appare altrettanto chiaro e sufficientemente confortato dalla legge – riprende Corona - che la Città e il territorio provinciale Messinese non possono privarsi, anche se c’è una sola speranza, di un elemento qualificante per il nostro territorio quale potrebbe essere il Punto Franco che, oggi, a mio avviso dovrebbe essere realizzato a San Filippo del Mela raggiungendo, finalmente, una opportunità economica e di sviluppo occupazionale, utilizzando il particolare regime di fiscalità delle zone franche, e liberando così la “falce” per le reali e possibili vocazioni turistiche del sito.”
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