Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

"Mi illumino di meno", "Oltre il risanamento - In linea con bioarchiettura_SR - strategie di sviluppo sostenibile"

12/02/2010 - Pubblichiamo i contenuti delle quattro relazioni-cardine del convegno-seminario "Oltre il risanamento - In linea con bioarchiettura_SR - strategie di sviluppo sostenibile", che la sezione provinciale siracusana dell'Istituto
nazionale di Bioarchiettura ha promosso stamani, a Palazzo Impellizzeri, con la partecipazione della Presidenza del Consiglio provinciale di Siracusa in occasione della 6^ Giornata Nazionale del Risparmio Energetico "Mi illumino di meno".

Insieme agli interventi, noltre, il carnet con la scaletta completa di tutte le autorita' e professionalita' invitate e intervenute.
Nella foto l'Architetto Massimo Gozzo, presidente della sezione INBAR di Siracusa e provincia.
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Cos’è la Bioarchitettura®
Si definisce bioarchitettura l’insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la bioarchittettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura.
Obiettivi
L’Istituto è finalizzato, nell’ambito della Bioarchitettura e delle sue articolazioni, alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente naturale ed antropico; pertanto accoglie e organizza quanti, in possesso delle condizioni previste, si riconoscono nelle finalità statutarie. Le modalità di conduzione ed organizzazione dell’Istituto e delle sue strutture aderiscono ai principi di condivisione e partecipazione proprie di Agenda 21.
Attività
Le attività dell’Istituto sono finalizzate al raggiungimento delle finalità statutarie. Sono consentite esclusivamente le azioni di seguito elencate e quelle ad esse connesse o strumentali:

- promozione di ricerche, indagini, rilevazioni, studi e progetti pilota;
- raccolta, coordinamento ed elaborazione di informazioni e dati;
- organizzazione di convegni, seminari, tavole rotonde e conferenze;
- assistenza tecnica a soggetti pubblici e privati;
- pubblicazione di testi e periodici;
- istituzione di Marchi di Qualità a tutela e difesa del consumatore per progetti,
prodotti e tecnologie rispondenti alle più avanzate normative di settore e alle indicazioni della Bioarchitettura;
- coordinamento della rete nazionale d’interrelazioni tra le attività dei diversi organismi settoriali e professionali;
- mantenimento ed agevolazione di contatti ed interscambi con parallele istituzioni ed attività di altri Paesi, in particolar modo quelli della Unione Europea;
- promozione di propri rappresentanti ed osservatori presso Enti ed Istituzioni qualificate;
- evidenziazione di proprie rappresentanze in altri paesi Europei ed extraeuropei;
- promozione e/o conduzione diretta o in convenzione con soggetti terzi di attività
formative e di aggiornamento finalizzate all’acquisizione di competenze di ordine scientifico, culturale e tecnico.

Francesca Pedalino
Università degli Studi mediterranea di Reggio Calabria, Facoltà di Architettura

La Casa Passiva, energie rinnovabili e tecniche di intervento per l’efficienza energetica
I consumi energetici non sono l’unica causa di insostenibilità, lo sono anche il consumo del territorio e dell’ambiente. Pensiamo ora al settore dell’edilizia, con la produzioni di rifiuti non riutilizzati dovuti a demolizioni o alla spoliazione dei materiali di cava.
La costruzione, la ristrutturazione degli edifici e la loro gestione assorbono circa il 45% del consumo di energia nazionale con la conseguente produzione di anidride carbonica.
Una programmazione in direzione della sostenibilità dovrebbe quindi riguardare interventi sul Settore Civile e sul Settore dei Trasporti che sono tra le cause principale dell’inquinamento atmosferico.

Il settore energetico, basato ancora sostanzialmente su fonti fossili (petrolio, gas e carbone), è come ben noto, causa dell’effetto serra e altresì di circa il 60% delle emissioni di composti organici volatili (COVNM) e di polveri sottili (PST) di cui più della metà dovuta ad attività non di combustione bensì di processo, quali ad esempio il caricamento e lo stoccaggio dei prodotti petroliferi nelle raffinerie.

Un investimento per l’avvenire non può che andare nella direzione dell’aumento dell’efficienza energetica e nell’uso di fonti gratuite e rinnovabili.
Intervenire sui consumi di gestione è molto più importante che intervenire sui processi produttivi.
La priorità deve essere il risanamento degli involucri edilizi, il governo del condizionamento estivo, l’uso diffuso delle energie rinnovabili ed infine la diffusione di gestione automatica delle prestazioni.
L’orientamento, la forma, i materiali e il colore dei fabbricati modificano il microclima, al pari della presenza della vegetazione e dell’acqua. Occorre poi conservare l’energia contenuta nell’edificio, limitandone al massimo le dispersioni e garantendo allo stesso tempo la salubrità e la qualità della vita al suo interno. Sono i principi propri della bioclimatica che mirano ad usare forme di energia naturale e i recuperi, quali il controllo del soleggiamento, la ventilazione naturale, il raffrescamento evaporativo, l’illuminazione naturale. Concetti già presenti nelle architetture tradizionali del bacino del mediterraneo quali i dammusi di Pantelleria, le case eoliane, i trulli di Alberobello e le torri del vento iraniane.

Ma cos’è una Casa Passiva, più comunemente conosciuta con il termine inglese di Passiv’House?

Si tratta di un'abitazione performante che assicura il benessere termoigrometrico senza alcun impianto di riscaldamento o raffrescamento “convenzionale” grazie a particolari accorgimenti, dall’isolamento termico dell’involucro edilizio alla ventilazione controllata a recupero energetico e che fa risparmiare il 90% del consumo di energia rispetto alle costruzioni tradizionali e il 75% a una normale nuova costruzione, con un consumo di 15 kWh/mq ogni anno e quindi molto meno delle case a basso consumo energetico in classe A.
Il concetto di Casa Passiva è nato circa ventanni fa in Germania, per le condizioni di riscaldamento invernale ma via via negli ultimi anni si è esteso anche alle nostre latitudini considerando le condizioni estive grazie anche al progetto Passiv-On dell’Unione europea, volto all’applicazione dei principi della Casa Passiva in Europa meridionale e i cui primi risultati sono stati esposti alla Conferenza di Hannover del 2006, appuntamento giunto quest’anno alla quattordicesima edizione.

Paolo Guarnaccia
Università degli Studi di Catania, Facoltà di Agraria

“Rifiuti zero 2020”, principi e applicazioni pratiche per una gestione sostenibile dei rifiuti in Sicilia

Il futuro della specie umana ha raggiunto un punto critico su almeno tre fronti: la salute dell’uomo e dell’ambiente, la sostenibilità e l’iniqua distribuzione delle risorse. Una popolazione mondiale in continua crescita, parallelamente ad un sempre maggiore consumo pro-capite di materie prime ed energia, minaccia la sostenibilità della nostra società industrializzata come mai prima d’ora. La proliferazione della pubblicità, unitamente alla non sostenibilità delle pratiche di gestione dei rifiuti, aggrava la questione dell'eccessivo consumismo. Fin dalla 2° guerra mondiale gli amministratori e gli esperti di rifiuti hanno discusso sugli eventuali aspetti postivi e negativi delle discariche e dell'incenerimento. I cittadini che hanno vissuto entrambe le soluzioni di trattamento dei rifiuti non ne accettano nessuna delle due.

La strategia “rifiuti zero”, attualmente adottata da molte comunità in Argentina, Australia, Canada, California, India, Italia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Filippine ed in diversi altri paesi, è al tempo stesso pragmatica ed utopica. Essa cerca di emulare la sostenibilità dei cicli naturali, dove tutti i materiali eliminati diventano risorse per altri cicli. I prodotti ed i loro imballaggi vengono pensati, progettati e realizzati in modo da ridurne drasticamente il volume, eliminare la tossicità del rifiuto, conservare e recuperarne tutte le risorse, senza ricorrere a pratiche di incenerimento o sotterramento in discarica che rappresentano soluzioni “a valle” del problema.

La strategia "rifiuti zero" rappresenta un cambio di prospettiva con un approccio “a monte” che non prevede lo smaltimento dei rifiuti ma la gestione di risorse: se un prodotto non può essere riutilizzato, riciclato o compostato allora deve essere ridisegnato o rimosso dalla produzione. Questo è attualmente il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi” e alla promozione della sostenibilità.

La gestione sostenibile delle risorse passa attraverso il raggiungimento di tre obiettivi generali: la responsabilità dei produttori, a monte del processo produttivo, attraverso una corretta progettazione industriale; la responsabilità della comunità, a valle, con modelli di consumo e pratiche di gestione dei rifiuti e la responsabilità della classe politica, per coniugare la responsabilità industriale e della comunità in un contesto armonioso.

La strategia “rifiuti zero” rappresenta un passaggio chiave all’interno di un percorso verso la sostenibilità ambientale, la protezione della salute e una maggiore equità sociale ed è strettamente collegata all’agricoltura, all’architettura, all’energia, all’industria, all’economia e allo sviluppo delle comunità. Ognuno di noi produce rifiuti e, pertanto, è un elemento di una società non sostenibile. Nonostante ciò, con una buona leadership politica, ognuno di noi può essere coinvolto in un processo diretto verso una società sostenibile. Una buona leadership politica tratta il cittadino come un alleato chiave nella lotta per la protezione della salute dell’uomo e della terra e nel processo di transizione verso un futuro sostenibile.

Valeria Coco
Vice presidente, Istituto Nazionale di Bioarchitettura – sezione provinciale di Siracusa

Il Futuro del Porto di Augusta passa per la Bonifica?

Tra le emergenze ambientali che interessano il territorio di Siracusa, rappresenta un importante problema da risolvere quello relativo alla contaminazione dei fondali della rada del porto di Augusta, classificato porto hub del mediterraneo, che ora rischia di vedere tramontare, senza diritto di replica, questa opportunità produttiva a causa della mancata realizzazione della bonifica.
Nel porto di Augusta, infatti, si concentra il più alto numero di raffinerie di petrolio d’Europa, nelle quali viene raffinato quasi la totalità del greggio importato dall’Italia.

Gli scarichi incontrollati provenienti dalle attività industriali hanno determinato l’inquinamento dei fondali, con conseguenti eventi gravi a carico della salute umana degli abitanti dei Comuni che si affacciano sul porto e che, comunque, in maniera più o meno diretta, risentono dell’influenza dei contaminanti presenti nella rada . Seguendo le indicazioni dell’ICRAM sono state condotte indagini finalizzate alla caratterizzazione dei sedimenti, esse hanno evidenziato contaminazione da metalli pesanti, soprattutto mercurio, ed idrocarburi nei sedimenti.
A seguito di monitoraggio della rada di Augusta, sono state individuate le aree interessate alla bonifica negli strati da 0 a 50 cm, da 50 a 100 cm, da 100 a 150 cm, da 150 a 200 cm.

Il maggiore problema collegato alle operazioni di bonifica è rappresentato dall’ingente quantità di sedimenti contaminati, stimata in 18 milioni di mc. Partendo da queste considerazioni, si comprende come il problema da risolvere sia di natura economica, legata ai costi di smaltimento dei sedimenti contaminati, ciò impone scelte condivise e strategie che possano, da un lato vedere il reimpiego dei sedimenti recuperati dopo trattamento chimico e biologico; dall’altro l’allontanamento in discarica dei materiali destinati allo smaltimento.

Ancora oggi si è nel pieno dei lavori propedeutici per l’intervento di bonifica ed emergono sempre nuove situazioni che rendono indefinibile sia la data di inizio della bonifica che il completamento della stessa.
A tutto ciò si aggiunge un fattore di grande importanza: il porto di augusta è sede della più importante base navale della Marina Militare nel mediterraneo e pertanto di assoluta importanza per la difesa nazionale. Ciò non significa che la Marina Militare impedisca la bonifica, ma che, eventuali limitazioni del traffico navale per favorire l’esecuzione dell’intervento di bonifica, debbono rispettare le esigenze della base navale stessa. Se a ciò si aggiunge il fatto che il blocco del traffico nella rada, dove vi è l’accesso ai pontili per lo scarico ed il carico dei prodotti dell’attività industriale, causerebbe un gravissimo danno per l’economia locale, ben si comprende come l’organizzazione della bonifica sia una grande responsabilità per chi deve operare in tal senso.

Alla luce di quanto sopra esposto ci si chiede, se l’attività futura del Porto di Augusta che dipende dalla bonifica, venga tutelata dall’intervento stesso, considerato essenziale per gli sviluppi futuri; ma, soprattutto, quanto è lontano questo futuro e se si farà in tempo a realizzarli prima che le opportunità di rilancio economico del porto di Augusta vengano trasferite altrove.

Francesco Martinico
Università degli Studi di Catania, Facoltà di Architettura
Ambiente, sviluppo e mobilità sostenibile nello schema di massima del Piano Territoriale Provinciale di Siracusa
Il Piano Territoriale Provinciale (Ptp) è lo strumento di pianificazione generale, redatto ai sensi della Lr n. 9 del 6 marzo 1986 e delle successive circolari. Esso si configura come uno strumento d’area vasta, con effetti diretti e prescrittivi nel territorio provinciale.
Il Ptp Siracusa, è attualmente (Febbraio 2010) in avanzata fase di redazione, a cura dagli uffici della Provincia regionale (l’incarico del piano è stato affidato al IX Settore - Protezione Civile, Pianificazione Territoriale, Trasporti, Informatizzazione, responsabile Ing. Angelo Di Pace) con la consulenza della Università di Catania (Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università degli Studi di Catania Responsabili scientifici Proff. Paolo La Greca e Francesco Martinico e Prof Matteo Ignaccolo, per gli aspetti relativi alla mobilità). Dopo la approvazione del Documento Preliminare è stato avviata la procedura della VAS ed è stato approvato lo Schema di Massima.
Il Piano Provinciale soffre in modo evidente dei limiti imposti dall’attuale normativa. Si tratta, infatti, di un piano che, nella formulazione oggi del tutto inadeguata della norma, dovrebbe definire esclusivamente gli assetti delle reti di trasporto e individuare le aree necessarie alla costruzione delle opere e degli impianti d’interesse sovracomunale. In coerenza con le indicazioni di una recente circolare asssoriale il Ptp di Siracusa fornisce indicazioni che vanno oltre questi due aspetti fornendo indicazioni per l’assetto complessivo del territorio provinciale. La definizione di un assetto strategico complessivo tiene conto dei due fenomeni che caratterizzano maggiormente le relazioni tra territori e processi di sviluppo economico: il ruolo delle specificità locali per l’attrazione di attività ed investimenti in un determinato territorio e la funzione sempre più importante svolta dalle risorse non materiali ed in particolare dai beni culturali ed ambientali.
I seguenti elementi caratterizzano l’impostazione complessiva del Piano:
 forte attenzione agli aspetti ambientali e paesaggistici, con particolare riferimento alle reti ecologiche;
 definizione di un assetto del territorio che, con riferimento a funzioni sovracomunali, articoli e specifichi le linee di azione della programmazione regionale riferendole al contesto provinciale;
 valorizzazione dei principi di autonomia, di sussidiarietà e di leale cooperazione tra gli enti;
 raccordo e verifica delle politiche settoriali della Provincia e degli esiti della programmazione negoziata, con un ruolo di indirizzo e coordinamento per la pianificazione urbanistica comunale.
Lo schema di massima del Ptp di Siracusa si articola secondo una struttura che comprende le seguenti linee strategiche:
1. Tutela e riqualificazione integrate dell’offerta di risorse territoriali, potenziamento delle strutture per la loro fruizione e la valorizzazione.
2. Riorganizzazione del sistema insediativo come leva per il rilancio competitivo del territorio.
3. Efficienza dei sistemi di mobilità come condizione per l’integrazione dell’armatura urbana e produttiva e delle risorse ambientali e storico culturali.
Queste linee strategiche danno origine a 13 obiettivi, per ciascuno dei quali, sono definite 91 azioni.
Tra i vari temi, il Piano propone strategie orientate a forme di mobilità sostenibile e nella rivalutazione della straordinaria qualità territoriale per promuovere il territorio non solo nella prospettiva di un uso turistico ma, più in generale, nella direzione di forme di sviluppo a basso impatto ambientale.
Lo schema di massima è consultabile all’indirizzo: http://sit.provincia.siracusa.it/ptp/index.htm



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I.N.B.AR. SICILIA SEZIONE PROVINCIALE DI SIRACUSA
via agro priolese 31b priolo gargallo 96010 siracusa tel./fax 0931 462115 e.mail: siracusa@bioarchitettura.it http//siracusabioarchitettura.webnode.it

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